La mia vita in una compilation musicale (Strazio infinito)
All’inizio gli italiani sono partiti per il lockdown come per una scampagnata,
il mio condominio non è scampato alla omologazione,l’ultimo piano è stato coperto con uno striscione tricolore di oltre venti metri,e l’aggiunta d’una coccarda dell’Avis per intimorire il virus.
Poi un venerdì la situazione è peggiorata,alle diciannove in punto un condomino con la chitarra ha cominciato un canto
straziante,subito omologato dalla convenzione di Ginevra come arma impropria,e paragonata alla tortura. Ho avuto così notizia della nuova moda che più veloce del virus aveva infettato tutta Italia,cioè quella del canto per tenere alto il morale degli italiani,iniziativa da elogiare,se uno fosse intonato,ma il mio condomino ha continuato ad assassinare tutto il repertorio della canzone popolare italiana,lui che da sempre richiamava chiunque facesse rumore dopo le ventuno di sera.
Da allora,alle 19 partiva puntuale loo strazio per le orecchie garantite, difficile poterlo evitare,essendo io posizionato sotto al suo balcone,ed uscire a fischiarlo o a insultare tutti i suoi avi fino alla settima generazione mi risultava impossibile,non per la mia educazione esemplare,ma per via che soffro di vertigini.
Che fare per porre argine a simile supplizio?
La storia del coprifuoco mi è venuta in mente a fagiolo,mi ha ricordato il passato della leva militare,quindi mi sono armato di pomodori e ortaggi vari,all’approssimarsi dell’ora fatale mi sono acquattato sul limite del balcone aspettando che l’ugola impazzita esponesse il suo talento canoro.
Contro il mio progetto avevo lo svantaggio della distanza e che non potevo espormi,a mio favore l’esperienza di artigliere specialista,più precisamente da aerologista.
Cosa sia un aerologista è presto detto,chiamasi così il milite che stando qualche chilometro dietro al cannone,valutando direzione e forza del vento calcola sito e alzo per il tiro.
Alla prima stecca del condomino ho fatto partire il primo proiettile,ma ho mancato il bersaglio,col secondo non migliore fortuna,di buono il fatto che non si è accorto di nulla.
Ho pure pensato che tirando direttamente verso di lui con un lancio teso prima o poi mi avrebbe individuato,così il giorno seguente ho cambiato modalità di tiro,ricordandomi come funziona il mortaio, il cui proiettile schizza verso l’alto per ricadere poco oltre,ottimo per colpire oltre una collina o chi sta ad un balcone sopra il mio.
Funzionava,ma ne risentiva la precisione,non riuscivo a centrarlo,però non capiva da che direzione venissero i proiettili. Dopo dieci giorni di tentativi falliti ha avuto quel che si meritava,proprio quando si è lanciato nella storpiatura della nota canzone di Gianni Morandi:”uno su mille ce la fa.
Nulla di più profetico,l’uno su mille è stato il mio pomodoro marcio che lo ha centrato in pieno volto sporcandogli i vestitidi rosso,tanto che s’è udito un urlo disumano che ha squarciato il silenzio della via,facendo
abbaiare tutti i canì,perfino quello di un cieco, che però non ha visto nulla. L’urlo l’ha lanciato la moglie credendo che il marito fosse stato centrato da un killer,forse mandato dalla SIAE,aveva scambiato il sugo di pomodoro
per sangue vero. Alla fine l’unica vittima è stato il suo orgoglio che non ha retto il colpo,così ha smesso di ululare dal balcone,nei giorni successivi i condomini incontrati sulle scale li ho trovati molto rilassati,è stato come ricevere tanti like,anche se non ho potuto rivelare la paternità di quell’atto eroico.