L’albero dell’ulivo
Nel giardino sottostante con rami che si innalzano al cielo ci sono quattro ulivi.
Ciò che mi ha sempre colpito di questi alberi sono le loro foglie strette lanceolate di colore verde- grigio e, quando il sole le bacia, quasi tremanti luccicano irradiando una antica bellezza.
Tante sono le volte, che le ho fotografate, mi dava l’impressione che la bellezza fosse solo lì non permettendomi con lo sguardo di andare oltre.
Il tronco si presenta grosso, scanalato e provvisto di “costole”. La pianta come mi dicono, ha diverse difficoltà per sopravvivere che si affiancano alle fatiche dei loro contadini che, come rilevo da uno scritto, ritrovano nei loro acciacchi e nelle rughe che solcano il loro viso un’assonanza non distante con questi alberi.
Trovo stupefacente questa “quasi simbiosi” che porta a provare un rispetto dovuto al contadino e in questo una riflessione, dove terra uomo, alberi e frutti come ortaggi sono insieme e ognuno dà ciò che ha, nella vita del loro prezioso microcosmo.
Più simbolica e presente è la simbologia del ramo d’ulivo che rappresenta attraverso la fede una dimensione terrena e una divina. Cristo stesso, negli ultimi istanti del suo vivere accompagnato dai suoi apostoli, andò nell’orto degli ulivi, poi allontanatosi da loro ebbe a dire “Padre allontana da me questo calice di dolore e morte”.
Stupenda quanto umana l’invocazione al Padre, che continua dicendo “Non sia fatta la mia volontà ma la tua” così ci parla Luca, suo discepolo. Già sapeva a cosa andava incontro.
Personalmente, questi quattro ulivi mi sono stati amici. Quante volte ho accarezzato i loro tronchi, nel momento duro della mia sopravvivenza. Ho camminato fra loro nei momenti di angoscia, di solitudine e nel silenzio di …Dio.
Sono stati la realtà vivente che più ho amato quando, mi sono trovata a vivere situazioni che non mi appartenevano.
Oggi noto la capacità rigeneratrice di questi alberi, ed ora che posso osservarli da una prospettiva a me più consona, le sue foglie nell’aprire la finestra mi salutano; i rami vengono tagliati per farli ricrescere più forti, sono loro che mi raccontano quanto insieme siamo cresciuti e rigenerati.
Non posso dimenticar le olive che nel periodo autunnale lo colorano, conscia del loro prezioso oro che elargiscono all’uomo.
Pablo Neruda così scrive: “Non soltanto il vino canta, vive in noi con la sua luce matura e tra i beni della terra seleziono l’olio, la sua inesauribile pace, la sua essenza verde, il suo ricolmo tesoro che discende dalle sorgenti dell’ulivo.”