#CONCORSO LETTERARIO LA MIA VITA IN UNA COMPILATION MUSICALE,#CONCORSO LETTERARIO LA MIA VITA IN UNA COMPILATION MUSICALE,Accade oggi

La mia vita in una compilation musicale (I was so Paralyse)

Si dice che vivere sia come affrontare un’onda alta, una di quelle anomale che, quando si infrangono sugli scogli, non fanno sembrare stiano schizzando piccole gocce di acqua salata; bensì fanno sembrare stia diluviando pesantemente, così tanto che si dimostra inevitabile bagnarsi: o la si cavalca, consapevoli che potrebbe travolgerci irreversibilmente; o la si guarda da lontano con le mani in tasca, come si guarda un qualcosa che, seppur incuti timore, inconsciamente si desidera.

Molti ignari potrebbero credere che, a questo punto, sia decisamente più semplice cavalcare l’onda, ma non per tutti è così. Anche i più abili surfisti che, ad oggi, sono capaci di, più che gestire, seguire l’onda, non sono nati talentuosi; lo sono diventati pian piano. E non tutti hanno abbastanza grinta per provarci. Così, più che pazienti, impauriti, aspettano che l’onda si ritiri per potersi avvicinare al mare.

Il mare, così come la vita, non aspetta nessuno. Mentre si è incerti sul tuffarsi o meno, altri bagnanti si tuffano e, in un solo attimo, finiscono col diventare esperti surfisti. Ecco che si rimane immobili sulla terra ferma, non trascinati dolcemente dalle onde. Ecco che la vita continua, senza potersela godere dal primo all’ultimo istante. E, alla fine, ci si ritrova soli, rimpiangendo un’onda che non si ha mai cavalcato, rimpiangendo una vita che non si ha mai vissuto.

Io, come tanti, per tanto tempo ho avuto così tanta paura da non riuscire a tuffarmi nella vita e, così facendo, ho accumulato solo rimpianti che, oggi, considero vani, perché avrei potuto evitarli. Si sa che si può comprendere quanto qualcosa sia importante solo quando lo si ha perso e, come è successo ad altri, io ho capito quanto volessi vivere solo quando ho perso la facoltà di farlo. Nonostante desiderassi farlo, mi sono imposta di non vivere, proprio a causa della folle paura che provavo.

Per tanti anni, esattamente sei, sono rimasta paralizzata a causa di me stessa. Per sei anni, non mi sono calata nelle acque del mare di una vita rischiosa, ma solo in un putrido stagno inquinato dalle mie paranoie. La mia vita era rimasta paralizzata, così come me. Non avevo più un cuore che batteva. Avevo represso le mie emozioni e le avevo chiuse in una scatola, ma, queste, dopo anni volati nel soffio di un secondo, si liberarono.

Ora, galleggiando in acqua, le onde mi trascinano gentilmente, senza forzarmi ad annegare, come facevo io. Il sole vibra potente in un cielo limpido, ma mai quanto l’acqua del mare, quanto la mia vita. Sorrido, ripensando alle note di una canzone la cui melodia, per tanti anni, ha rappresentato la mia flebile esistenza. È “Paralyzed” di NF.

“I’m scared to live, but I’m scared to die”, questa era la frase che allora più mi colpiva.

“Look, I sit back and I watch it. Hands in my pockets. Waves come crashing over me but I just watch ‘em…”

Se potessi comunicare con la me del passato, le direi che non è più così.

“Where is the real me? I’m lost and it kills me…”

Ora so dove sono. Ora sono al mare. Sto cavalcando la vita.

Il mare ci offre onde burrascose e altre più calme, che vanno entrambe accolte. La vita ci regala momenti di cui gioire e altri di cui piangere, che non vanno condannati, ma vissuti. Bisogna acchiappare la vita così come vuole essere presa; cavalcare l’onda così come vuole essere cavalcata. Tutti siamo ancora in tempo per cambiare. Basta volerlo.

“I’m paralyzed…”

Ed io continuo, pensando che non lo sono più. Prometto di non esserlo più.

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Antonietta Onda
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Riccardo

Complimenti. Il brano scivola via che è un piacere. Fluente, quasi ritmato. Ti immergi nel racconto e ne esci soddisfatto. Davvero complimenti.

Consuela

Complimenti! 👏

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