La mia vita in una compilation musicale (L’A22 Band)
Hai detto a Mauro che stiamo arrivando?».
«L’ho chiamato prima di partire».
«Bene, anche perché se non lo convinciamo, non possiamo iniziare a suonare».
Ringraziai mentalmente la potenza dei vent’anni e della nostra amicizia per la pazienza. Andrea Junior era fatto così. Quando si metteva in testa una cosa, non c’era verso di smuoverlo.
Un paio di sabati prima, mi aveva espresso il desiderio di formare una band per mettere in musica le sue prime timide poesie. E ora ci trovavamo nella stessa macchina, a macinare chilometri sulla strada che da Affi andava verso Desenzano, per incontrare il quarto componente di questo ipotetico gruppo di cui non sapevamo nulla se non un numero trovato su una bacheca in un negozio di musica.
« Io, oltre a cantare, posso tenere il ritmo con il cembalo. Tu ti dedichi alle chitarre. Ho sentito Ciccio che è disponibile a suonare il basso. Se questo Mauro si convince, abbiamo il tastierista. Manca solo qualcuno alla batteria».
«Andrea, stai tranquillo», sospirai, «intanto parliamo con lui e poi vediamo cosa fare. Magari conosce qualcuno».
«Sì, hai ragione. Comunque, hai pensato ai brani da suonare?».
«A me piacerebbe provare un po’ di cantautorato americano tipo Springsteen. Lo sto ascoltando in questi giorni».
«Ma tipo quali brani?».
«Aspetta che ti faccio sentire».
Armeggiai con Spotify e attesi che le note si diffondessero per l’abitacolo.
« … Now that memories come back to haunt me, they haunt me like a curse. Is a dream a lie if it don’t come true or is it something worse? … ».
«Potresti riprendere in mano l’armonica … », suggerii sornione.
«Sì, in effetti, potrei».
«Immagina: un pubblico, luci soffuse e questo brano ad aprire un intermezzo acustico a metà concerto».
Andrea si grattò la barba sovrappensiero.
«Allora, potremmo aggiungere wish you were here e, se riprendo l’armonica, anche heart of gold».
Spotify ci venne nuovamente in aiuto.
« … Running over the same old ground and what have we found? The same old fears. Wish you were here … ».
«Fidati che una scaletta la buttiamo giù in un secondo».
«Penso anche io. Ah, Ciccio mi ha dato l’ok per trovarci nella taverna dei suoi dove non disturbiamo nessuno. Poi, se vogliamo, possiamo lasciare lì l’impianto e gli strumenti così evitiamo di portarli avanti e indietro. Potrebbe diventare la nostra base».
«Condivido. Ora guarda la strada che tra poco c’è l’uscita».
«Ok capo!».
Ci eravamo accordati con Mauro per vederci in Piazza Malvezzi. Una volta fatte le presentazioni, ci propose di parlare di fronte a una birra in un pub verso il castello poco lontano. Non ci facemmo pregare una seconda volta.
Non appena fatte le ordinazioni, andò subito al punto.
« … Oltre alla tastiera, se ci fosse bisogno, suono anche la fisarmonica, la chitarra, le percussioni e il violino. Meglio che suoniamo in casa di qualcuno, così evito di portarmi ogni volta gli strumenti», finì di presentarsi Mauro.
La notizia ci elettrizzò. Il nostro nuovo amico era la persona giusta.
«Fantastico», esclamammo all’unisono, «ora ci manca solo un batterista!».
«Per quello, avrei già uno da proporvi. Quindi, non ci sono problemi. Se volete e il bassista che mi avete detto può, possiamo iniziare già questo sabato», promise Mauro.
«Beh, certo, abbiamo deciso tutto!», disse Andrea.
«Manca solo un nome. Avete qualche proposta?».
Io e Andrea non ci avevamo ancora pensato ma mi venne subito un’idea.
«Come Springsteen aveva la E Street Band, noi saremo l’A22 band”», dissi, sorridendo nel guardare la faccia sbigottita di Mauro.