La mia vita in una compilation musicale (Se luglio duemiladieci)
Piove, il traffico aumenta. I tergicristalli coprono la musica alla radio. Alzo il volume.
C’è Just breathe. È stata la prima canzone che ti ho sentito cantare, a un millimetro dalle mie orecchie. Urlavi contro il cielo, a occhi chiusi, ma io ho sempre pensato che stessi urlando per me quelle parole. Forse pecco di presunzione o forse il tempo mi ha dato ragione.
Ero in piedi sui tuoi piedi, troppo bassa per arrivare a intravedere il palco, dietro centinaia di persone più alte di me.
«Meno male hai le ballerine» mi dicevi, facendoti schiacciare le sneakers senza fare una smorfia.
Pioveva, gli ampi impermeabili ci coprivano, nascondendoci alla folla. E io questo volevo, scomparire.
Non so cosa sia stato. Se il tuo corpo spinto verso di me, dalla calca intorno a noi. Se le note di quella canzone, e di quella dopo ancora. Se le tue lunghe ciglia, che imprigionavano gocce di pioggia, o il tuo sorriso. Dio mio il tuo sorriso, che sembrava un fiume in piena e io un bastoncino che ci correva dentro, in balia della corrente. Hai messo le tue mani sui miei fianchi, mi hai abbracciato alle spalle. Sentivo i tuoi palmi sicuri. E io, che a quel concerto c’ero per caso, infilavo nella mente un “se” dopo l’altro. Se io non fossi venuta, se tu non fossi venuto, se non ci fossimo incontrati. Ma eravamo lì, bagnati di pioggia e esposti ai fulmini, come fili elettrici.
«Did I say that I need you?
Did I say that I want you?
Oh, if I didn’t, I’m a fool, you see
No one knows this more than me
As I come clean».
Cantavi così, nelle mie orecchie.
In quelle parole urlate, ho sentito la tua voce. Come per la prima volta. Ho sentito te: perso, sincero, innamorato.
E in mezzo a quel grande casino, fuori e dentro la mia testa, la tua voce mi sembrò la cosa più bella del mondo.
Ora canto io, in questo abitacolo, le stesse parole. Dopo tredici anni da quel primo concerto insieme. E la tua voce, dirompente nelle mie orecchie, mi sembra ancora la cosa più bella del mondo. Che se tu non avessi urlato quelle parole, con gli occhi chiusi contro il cielo, quel cielo non avrebbe mai smesso di piovere.