#CONCORSO LETTERARIO LA MIA VITA IN UNA COMPILATION MUSICALE,Accade oggi

La mia vita in una compilation musicale (La stabilità)

Mi siedo davanti al pc
Guardo il calendario: 29 febbraio.
È vero, anno bisestile.
“Non è possibile lavorare un giorno che esiste solo ogni 4 anni. Dovrebbe essere festivo!”
Così ha deciso il mio cervello, e quando prende una decisione è difficile fargli cambiare idea.
Guardo il piano di lavoro che mi ero preparato. Vado sulla stazione radio che ascolto sempre.
Sono nelle condizioni ideali per produrre, per salvare l’umanità da tutti i pericoli: nessun rumore esterno, temperatura perfetta, musica stimolante.
Appoggio le dita sulla tastiera.
Restano ferme.
Il cervello ha deciso di boicottarmi.
Partono i pensieri più disparati:
Ti ricordi che vent’anni fa ti eri rotto il tendine e hai passato febbraio ingessato?
Secondo te Fedez si metterà con Ilary?
E Totti? Con la Ferragni?
Sai che i CCCP si son riuniti? Cosa non si fa per soldi. Ora faranno un tour di addio con i Pooh?
Guardo disperatamente la mail. Se ci fosse un’emergenza magari potrei attivarmi: il cervello ha una sua professionalità maturata nel corso di trent’anni di lavoro.
Nulla.
Sento un urlo.
Il mocio mi sta chiamando. “Dai fammi fare un giro! Son settimane che son fermo qui! Mi sento solo. incontrare la polvere che è ovunque. Lo so che c’è!”
Potrebbe essere un’idea.
Provo ad alzarmi.
Il cervello capisce che deve reagire.
Le mani vanno da sole su YouTube. Partono i Ricchi e Poveri.
Vorrei avere l’energia della Moretta.
No, non fra 20 anni.
Ora.
Chiudo gli occhi.
Ora YouTube è passato ai CCCP.
Parte Live in Pankow.
“Compagni est-europei, uno sforzo ancora
Delle sale da ballo un po’ più che di merda
Un’opinione pubblica un poco meno stupida
Delle sale da ballo un po’ più che di merda”
Pensare che i CCCP li ho scoperti quando si erano già sciolti.
I CSI no, quelli li ho visti.
E quanto mi piacevano. Ricordo ancora il loro concerto al centro sociale a Marghera.
C’ero andato con la febbre a 39. Non potevo perderli.
E difatti ero svenuto appoggiato alla transenna del mixer.
Il concerto non l’avevo visto per nulla. Non quella volta.
Nonostante l’energia di Lindo Ferretti sento le palpebre chiudersi.
Mi addormento, o forse svengo, con la testa sulla tastiera.
Sento il cellulare suonare.
Il mio capo.
“E questa mail cosa sarebbe?” urla.
“Che mail?” rispondo ancora rintronato.
“”werqwejwppavppeveee74y191ng02gge4tg4tg.
E l’hai mandata a tutti gli utenti di tutte le filiali. È così che lavori? Da domani torni in ufficio. Altro che smart working! E adesso spiegami la mail!”

In sottofondo Giovanni Lindo Ferretti canta dove l’avevo lasciato

“Voglio rifugiarmi sotto il Patto di Varsavia.
Voglio un piano quinquennale, la stabilità”.

La stabilità.
Certo. La vorrei anche io.
E vorrei trovare una spiegazione valida.
Subito.

 

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Alberto Favaro
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