Una colazione in America
«And when you’re up on the stage , it’s so unbelievable …unforgettable…»
Maggio 1982, mia madre rientra da uno di quei suoi lunghissimi viaggi all’estero e, tra i vari regali di cui mi fa dono, ci sono anche una quindicina di album, tutti nuovi e ancora plastificati.
Adocchio subito quello con su scritto Supertramp perché anche la foto della copertina mi pare, a dir poco, strana: una cameriera grassoccia che serve su un vassoio un succo di arancia; con l’altra mano tiene un menù del ristorante. Sullo sfondo, come visto attraverso in finestrino di un aereo, lo Sky Line di una citta fatta di grattacieli che pare essere l’isola di Manhattan, a New York. Anche il titolo è assai stravagante, lo si può leggere dal menù: Breakfast in America!
Incuriosita, scappo in camera mia e metto subito sul piatto il nuovo LP: non appena i 33 giri si lasciano solcare dalla puntina, una subitanea felicità musicale mi coglie, quasi alla sprovvista.
Fu passione al primo ascolto: il disco finiva ed io lo riascoltavo da capo: brano dopo brano non c’era un pezzo che non mi piacesse, in tutto l’album: davvero il caso di definirla una sequenza musicale sbalorditiva!
Un album perfetto, 46 minuti di pop rock suonati magistralmente che, in effetti, hanno lasciato il segno nelle classifiche e nella memoria collettiva, non soltanto nella mia!
Gli inglesi Supertramp, sono stati un gruppo progressive rock nel senso stretto del termine: il loro esordio avvenne durante i primi anni Settanta.
Il loro grande successo, Breakfast in America (quasi venti milioni di copie vendute in quattri decenni e due Grammy nel 1980), è figlio di una lunga sessione di registrazioni fatte nei Village Recorder Studios, di Los Angeles, che si è protratta per mesi, da marzo a dicembre del 1978!
In origine il disco avrebbe dovuto intitolarsi Hello Stranger e dipanarsi come un album costruito intorno all’eterno conflitto e ai differenti ideali dei due leader del gruppo: Rick Davies e Roger Hodgson.
In corso d’opera, però, i due cambiarono idea e si misero invece a collaborare per la stesura delle canzoni che adesso un’intera generazione riconosce dalle prime note.
A detta degli esperti, il risultato finale è stato in verità frutto di un lavoro estenuante in studio di registrazione; prima per definire il suono perfetto e poi per il mixaggio, curato maniacalmente per oltre due mesi dai tecnici al servizio della band.
Sta di fatto che, il nostro Breakfast in America, suona perfettamente bene, caratterizzato da sontuose armonie vocali, da una sezione ritmica impeccabile e dal leggendario sound del piano: indimenticabile l’impronta sonora di The logical song e Child of Vision.
Senza poi dimenticare gli interventi realizzati con il sax, che sono un’altra perla all’interno del disco.
In apertura, la bellissima Gone Hollywood, incentrata sulla storia di un uomo che si trasferisce a Los Angeles per sfondare nel cinema, ma scopre col passare del tempo quanto sia frustrante non riuscire a coronare quel sogno. Un pezzo epico, così come lo sono Take the long way home e Goodbye Stranger.
Come dicevo al principio, iconico è il disco, ma altrettanto iconica ne è la copertina che mostra la città di New York vista dal finestrino di un aereo : o almeno cosi parrebbe perché, anche se non balza subito agli occhi, in realtà, al posto di case e grattacieli, nella fotografia sono stati ritratti un box di cornflakes e dei contenitori bianchi di mostarda e ketchup!
La cameriera, immortalata come la Statua della Libertà,con in mano un bicchiere di orange juice ed un menù di ristorante dall’altra parte, è l’attrice americana Kate Murtagh, soprannominata per l’occasione Libby.
Una copertina davvero degna di nota: infatti, a coronazione di un insieme magico, anche la cover vinse un Grammy nella categoria Best Recording Package.
I Supertramp non raggiunsero mai più questi superlativi vertici qualitativi, sebbene abbiamo continuato a pubblicare brani fino al 2002.
Breakfast in America è e rimane il loro monumento inscalfibile: del resto, tutt’oggi possiamo ancora definirlo… straordinariamente smagliante!