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La misteriosa scoperta di Afrodite

Dall’alto della sua postazione allinterno del Museo del Louvre, la Venere di Milo affascina milioni di visitatori ogni anno, ogni giorno, ogni ora.

La celebre scultura di marmo, che è una delle più famose al mondo, con i suoi due metri di altezza, si presenta priva di alcune parti e oserei dire che queste sue menomazioni, se possibile, ne aumentano ulteriormente il fascino.

Scoperta nel XIX secolo, la dea scolpita rimane avvolta parzialmente nel mistero, anche se archeologi e storici dellarte sono riusciti a ricostruire la storia della sua possibile provenienza.

La Venere di Milo è una scultura di marmo attribuita presumibilmente ad Alexandros di Antiochia e realizzata nel tardo II secolo a.C.

Conosciuta anche come Afrodite di Milos, la scultura riproduce le fattezze di una donna seminuda, realizzata principalmente in due blocchi, scolpiti separatamente.

La statua della Venere fu scoperta l’8 aprile del 1820 nell’isola greca di Milos (che in italiano vuol dire mela) da un contadino, tale Yorgos Kentrotas, che stava cercando pietre per la propria casa. La Venere fu ritrovata nelle sue parti, poco alla volta. Prima il busto, poi le gambe coperte dal drappo e, infine, un elemento più piccolo che ha consentito di unire il busto alle gambe. La scoperta, cosi come si narra che avvenne, potrebbe quasi ispirare le prime righe di un romanzo, direttamente scritto in prima persona , da colui che ne ritrovò i blocchi di marmo semisepolti:

«Quando mi ritrovai davanti questa meravigliosa opera era scomposta in due parti. Era un regalo delle stelle, incantevole per gli occhi persino di un uomo umile come me che non potesse capirne il valore. Inizialmente, preso da un sentimento di sgomento e felicità per il ritrovamento di una bellezza divina scolpita nel marmo, ebbi l’istinto di nasconderla agli occhi del mondo. Me ne appropriai. Ma il destino di questa venere era quella di essere ammirata dall’universo intero…..».

Infatti gli eventi andarono più o meno cosi e la statua, non molto tempo dopo essere stata ritrovata dal contadino, fu vista da alcuni ufficiali. Uno di questi, appartenente alla marina francese, Olivier Voutier, ne riconobbe il pregio e, grazie alla mediazione di Jules Dumont d’Urville e del Marchese di Rivière, ambasciatore francese presso gli Ottomani, riuscì a concluderne l’acquisto.

La Venere di Milo non è soltanto una delle più celebri sculture della civiltà greca. Per molti incarna l’ideale classico dell’eleganza e della sensualità femminile e come tale è stata celebrata in molte pubblicazioni letterarie nonché anche nel cinema.

La storia del suo ritrovamento s’inserisce in quella fase di restaurazione del potere monarchico in Francia, dopo la caduta del regime napoleonico, con il nuovo sovrano Luigi XVIII (fratello minore di Luigi XVI sacrificato sulla ghigliottina dalla Rivoluzione del 1789) che era desideroso di ricostruire l’immagine di grandezza del regno, anche attraverso l’acquisizione di preziose opere d’arte del passato.

Dopo alcuni interventi di restauro, la statua fu portata al Louvre, nel 1821, dove si trova tuttora.

Chiunque voglia ammirarne il suo intramontabile fascino, può trovarla lì, in cima alla grande scalinata del museo parigino, pronta a ricevervi elegante, imponente, sempre bella e sempre giovane o come meglio la descrisse Auguste Rodin: «La meraviglia delle meraviglie! La voluttà regolata dalla misura, la gioia di vivere cadenzata, moderata dalla ragione».

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Barbara Chiarini

Barbara Chiarini nasce a Firenze nel 1967. Laureata in Architettura con indirizzo storico-restauro e conservazione dei Beni Architettonici, si ritiene un architetto per professione, una scrittrice per passione, ed una fiorentina D.O.C. Autrice del libro “Per le Antiche Strade di Firenze”, “Una finestra affacciata dull’Arno” e “Su e Giù per le strade di Firenze”, ella è anche la fondatrice nonche’ uno degli Amministratori di questo Blog.

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