Cinema,Letteratura

Il grande Gatsby

«Grande nella vita che conduceva, grande nei sogni che accarezzava, non meno grande nella morte tragica ed assurda»
(Francis Scott Fitzgerald, The Great Gatsby)

«Così continuiamo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato»

Questa fu l’amara riflessione con cui concluse il suo capolavoro assoluto, Il grande Gatsby, pubblicato da Scribner’s (futuro editore di Ernest Hemingway) il 10 aprile 1925 a New York, romanzo poi annoverato tra i grandi classici della letteratura mondiale.

Francis Scott Fitzgerald (Saint Paul, 24 settembre 1896 – Los Angeles, 21 dicembre 1940), autore di racconti e romanzi, ha scritto alcune delle pagine più intense e perfette della prosa statunitense e ha reso il senso dell’esperienza americana in termini poetici, cogliendone la più celata dimensione romantica.

Oltre ai numerosi racconti, lo scrittore è celebre per più romanzi, tra cui ricordiamo Questa parte di paradiso (1920), Belli e dannati (1922), Tenera è la notte (1934) e l’incompiuto Gli ultimi fuochi (1941).

Robert Redford e Mia Farrow nel Grande Gatsby di Jack Clayton, 1974

Ma ritengo che molti di voi saranno concordi con me nel giudicare Il Grande Gatsby il suo capolavoro. Il romanzo è ambientato negli Stati Uniti dei ruggenti anni ‘20 quando, uscito dalla Grande Guerra, il paese vive tra il Proibizionismo, i fermenti paritari del suffragio femminile, il boom capitalistico, la grande paura del bolscevismo e il gangsterismo: tratti contraddittori di una società in forte trasformazione in cui primeggia il grande sogno americano, la prosperità economica, un ottimismo travolgente ed una nuova ventata di modernità nelle tecnologie (auto, cinema e radio), nonché nelle arti (in particolare nella musica, per cui si parla di età del jazz).

In questo clima ascensionale si consuma la parabola di Jay Gatsby, perfetta incarnazione dell’arrampicatore sociale che, con mezzi leciti e non, riesce a costruirsi un’immensa fortuna. Il tutto però, con un unico scopo: riconquistare l’amore dell’amata Daisy, unitasi in matrimonio ad un altro uomo. L’illusione di riportare in vita il proprio passato è il tema principale del romanzo, come l’autore stesso sembra confermare nella riflessione finale. Un’illusione che condanna Gatsby alla solitudine e all’incomunicabilità rispetto a un universo umano, quello delle sue feste mondane, che con la sua decadenza morale rappresenta per Fitzgerald lo specchio della società americana degli anni Venti.

Leonardo Di Caprio e Carey Mulligan nel Grande Gatsby di Baz Luhrmann, 2013

Quello de Il Grande Gatsby ne è una rilettura tragica. Il personaggio assume infatti i connotati del tempo che vive, in cui si aspira all’ascesa sociale, a far soldi, scegliendo le strade più facili (ma non per questo più semplici), in cui il rischio e il pericolo mordono in continuazione e l’adrenalina iniziale si trasforma in una sorta di sfinimento che logora le forze. In questo senso la figura di Gatsby, assomiglia ad un eroe romantico: prima insegue con determinazione spasmodica la scalata sociale, poi insegue un sogno d’amore mai sopito e infine rincorre la vita che prematuramente e senza una ragione apparente finisce, sgretolando il sogno.

La conclusione del romanzo è amara, ma aperta alla speranza da parte del sopravvissuto Nick che, pur nella consapevolezza della caducità delle cose e della fatalità del vivere, capisce che il domani sarà foriero di piacevoli aspettative.

«E mentre meditavo sull’antico mondo sconosciuto, pensai allo stupore di Gatsby la prima volta che individuò la luce verde all’estremità del molo di Daisy. Aveva fatto molta strada per giungere a questo prato azzurro e il suo sogno doveva essergli sembrato così vicino da non poter sfuggire più. Non sapeva che il sogno era già alle sue spalle, in questa vasta oscurità dietro la città…Gatsby credeva nella luce verde, il futuro orgiastico che anno per anno indietreggia davanti a noi. C’è sfuggito allora, ma non importa: domani andremo più in fretta, allungheremo di più le braccia…e una bella mattina…Così continuiamo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato».

Può darsi che il tempo abbia appannato, ma solo con una leggera patina di polvere, questo genere di romanzi, ma è cosa certa che Francis Scott Fitzgerald seppe elevarsi al di sopra di tanti altri scrittori statunitensi suoi contemporanei: di fatto, la critica prima e la sua stessa vita poi, non gli riservarono certo alcuno sconto!

Edito per la prima volta in Italia nel 1936, il libro ha ispirato diverse versioni cinematografiche, di cui restano celebri quelle del 1974 con protagonisti Robert Redford e Mia Farrow e quella del 2013, premiata con due Oscar per la sceneggiatura e  per i costumi,  con Leonardo Di Caprio.

Francis Scott Key Fitzgerald (Saint Paul, 24 settembre 1896 – Los Angeles, 21 dicembre 1940), scrittore, sceneggiatore e poeta statunitense, autore di romanzi e racconti
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Barbara Chiarini

Barbara Chiarini nasce a Firenze nel 1967. Laureata in Architettura con indirizzo storico-restauro e conservazione dei Beni Architettonici, si ritiene un architetto per professione, una scrittrice per passione, ed una fiorentina D.O.C. Autrice del libro “Per le Antiche Strade di Firenze”, “Una finestra affacciata dull’Arno” e “Su e Giù per le strade di Firenze”, ella è anche la fondatrice nonche’ uno degli Amministratori di questo Blog.

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