Mia per sempre
Due mani fredde nelle tue / Bianche colombe dell’addio
Che giorno triste questo mio / Oggi tu ti liberi di me
Mia Martini, pseudonimo di Domenica Rita Adriana Bertè, ovvero Mimì (così amava farsi chiamare dagli amici) è stata definita dalla critica musicale una tra le più grandi interpreti della musica italiana. Per come eseguiva le sue canzoni, la critica di allora introdusse una nuova terminologia, interprete d’autore e sempre per lei i giornalisti accreditati al Festival di Sanremo si sono poi inventati (nel 1982) il Premio della Critica che dal 1996 porta il suo nome.
Nel panorama della canzone italiana, così affollato di cantanti, Mimì si è saputa distinguere per essere stata veramente un’interprete per ogni brano che le sia stato mai affidato, in cui ha profuso la sua spiccata personalità, marchiando in modo indelebile ogni testo, ogni nota di ogni sua canzone. In questo senso la sua prematura scomparsa appare sempre più come una perdita non risarcibile. Mia Martini è stata un’interprete superba, profonda e una cantautrice raffinata e intimista dall’enorme, variegata e valida produzione, e dalla vita per niente facile.
Oggi che non c’è più, il pubblico adulto la ricorda senza averla mai dimenticata, i giovani la scoprono grazie a Internet e ai nuovi strumenti di diffusione libera e di condivisione come Youtube e ne restano letteralmente conquistati: restano affascinati da un’artista senza tempo, dotata di una carica espressiva e di un pathos senza eguali.
La sua carriera è stata caratterizzata dai tanti cambi di look ma di lei è sempre restato invariato il fascino e il suo agire nella vita in modo libero e sincero. La canzone che scalò appena uscita le hit parade italiane (era l’11 aprile del 1972) e che conclamò il totale successo di questa cantante, fu appunto Piccolo Uomo. Il brano parla della fine di una relazione che la protagonista non vuole accettare. Chi tra noi non si e mai rispecchiato anche soltanto una volta in questa dolorosa esperienza d’amore?
Stando a quanto dice l’altra sorella famosa della famiglia – Loredana Bertè – nella sua autobiografia, il brano nacque dalla volontà di mettere in musica un invaghimento di Mimì nei confronti di un uomo che lavorava all’ingresso delle discoteche romane. Ma in realtà non sappiamo con certezza quanto ci sia di biografico nel brano, il cui testo porta la firma di Bruno Lauzi e Michelangelo La Bionda, mentre la musica è di Dario Baldan Bembo. Quello che sappiamo per certo è che, nonostante le titubanze iniziali dei suoi autori, il brano cantato da Mia si impose al Festivalbar del 1972 e lanciò la cantante verso il successo.
La consacrazione giunse nel 1973 con Donna sola, Minuetto (scritta per lei da Franco Califano) e ‘Inno‘. Nel 1974 la critica europea la premiò come cantante dell’anno e le hit parade ospitarono il suo Donna con te. Ebbe cosi inizio una triennale collaborazione con Charles Aznavour sugellata, nel 1977 da un memorabile concerto all’Opera di Parigi.
Poi invece arrivarono gli anni difficili, in cui la Martini fu emarginata dall’ambiente musicale poiché, a causa del suo aspetto austero, le venne attribuito malamente (per sciocca superstizione) il potere di portare sfortuna. Stupide dicerie coltivate nel mondo dello spettacolo, che nuoceranno – come tutti sappiamo – anche ad altri artisti e anche in altri tempi, purtroppo.
Così Mia Martini, la iettatrice, ha vissuto i suoi ultimi anni di vita ai margini del mondo musicale: la superstizione e’ stata piu’ forte del suo talento e nessuno le ha più di tanto offerto l’occasione di tornare ad occupare quel posto da protagonista che meritava. Una vicenda assurda che ha inciso profondamente su una personalita’ fragile e facile alla depressione.
C’è sempre stato un qualcosa di drammatico attorno alla vicenda umana di Mimì e la sua scomparsa prematura, purtroppo, e’ un evento che sembrava scritto nel destino di un’ artista che con la fortuna e’ sempre stata in largo credito.
Resta il fatto che Mia Martini è stata una delle voci migliori della canzone italiana, un’ interprete che in vita non ha avuto il successo che meritava. Probabilmente se fosse nata in un Paese dove la musica viene trattata con meno superficialità sarebbe entrata nel novero dei grandi: in Italia, invece, ha dovuto fare i conti con un repertorio quasi mai all’altezza dei suoi mezzi e con una mentalità provinciale che le ha distrutto la carriera e la vita stessa.
Amo le sue canzoni, e ognivolta che l’ascolto mi domando come è stato possibile, ” uccidere” un talento cosi reale, apprezzabile e amabile. Tante canzoni da lei interpretate, parlano un pò di tutti noi, nei nostri affanni, nei nostri amori, nel nostro comprendere. Vive nei nostri cuori che ogni tanto aprono la porta, per ascoltare il suo canto.