Pittura

Impressione, levar del sole

«Una mattina, siccome uno di noi era senza nero, si servì del blu.

 Era nato l’Impressionismo».

(Auguste Renoir).

Impressione, levar del sole o impressione del sole che sorge, dipinto del pittore francese Claude Monet,1872

Parigi, mercoledì 15 aprile 1874.

Alle 10 del mattino, al numero civico 35 di Boulevard des Capucines si tiene la prima Mostra degli Impressionisti.

I locali  in cui si svolse la mostra appartenevano al fotografo Gaspard-Felix Tournachon, a tutti noto come Nadar. Erano stati il suo primo studio, da poco si era infatti trasferito in una nuova sede posta al n.31 di Rue d’Anjou. Vi si accedeva da un’ampia scala che dava direttamente sulla strada. La facciata era interamente dipinta di rosso e le stanze, spaziose e ben illuminate, erano rivestite di una tappezzeria bruno-rossiccia.

Nadar aprì le sale gratuitamente, al fine di offrire a questi giovani pittori di talento, la possibilità di esporre le proprie opere: detto fatto, il fantastico gruppo si riunì per la prima volta con il nome di Societé anonyme des artistes peintres, sculpteurs, graveurs.

Il gruppo, per realizzare l’inedita mostra, dovett eaffrontare e risolvere non pochi problemi: il più grande fu forse quello della disposizione dei quadri. Camille Pissarro aveva istituito un apposito comitato che avrebbe dovuto approvare la sistemazione di ciascuna opera, ma la soluzione al problema finì per essere affidata a Pierre Auguste Renoir.

Fu infatti suo fratello Edmund che curò il catalogo, il quale venne poi messo in vendita a 50 centesimi: il biglietto d’ingresso costava un franco. Ogni pittore pagava 60 franchi per esporre due quadri: ma anche questa regola, come le altre, non fu rispettata e ognuno espose quante opere volle.

Édouard Manet, Le déjeuner sur l’herbe (Colazione sull’erba), 1863

L’anonimo gruppo, capitanato da Claude Monet e composto tra gli altri da Paul Cezanne, Edgar Degas, insieme agli stessi Pissarro e Renoir, era giunto alla decisione di sfidare la massima istituzione artistica francese organizzando una mostra in proprio e soprattutto in anticiporispetto al Salon Ufficial di Parigi, poiché erano stati boicottati dallo stesso Salon: un vero e proprio gesto di rottura in linea con la portata rivoluzionaria della loro tecnica pittorica, un gesto che metteva in discussione tutti i canoni classici della tradizione.

 163 fu il numero delle opere scelte per l’esposizione.  163 capolavori…aggiungerei!

Claude Monet partecipò alla mostra con nove sue opere, quattro disegni a pastello e cinque dipinti tra i quali quello che diventerà il simbolo della mostra, intitolato Boulevard des Capucines,  che raffigura proprio l’elegante e affollata strada parigina, sede della mostra stessa.

A seguire altri capolavori celeberrimi quali I papaveri ad Argenteuil e Impressione: levar del sole, il dipinto che di fatto diede il nome all’intero movimento.

Insieme a Monet esposero i loro quadri  anche buona parte degli  artisti che  da allora fecero la storia del movimento: Paul Cezanne con le sue nature morte, Edgar Degas e le sue ballerine, Giuseppe De Nittis, Jean-Baptiste-Armand Guillaumin, Berthe Morisot, Camille Pissarro immerso negli scorci dei  dintorni di Parigi, Pierre-Auguste Renoir con i suoi colori gioiosi  come la porcellana di Limoges, Alfred Sisley e ancora molti altri.

Soltanto Edouard Manet fu assente: nonostante egli fosse in contatto con il gruppo non volle partecipare alla mostra in quanto il suo intento era quello di proporsi direttamente al Salon.

Auguste Renoir, La Grenouillère, 1869

Come molti di voi ben ricorderanno, le 163 opere esposte tra dipinti, disegni, acquerelli e pastelli, non raccolsero i favori del  pubblico. La critica, veramente spietata, arrivò  ad accusare gli artisti di mera provocazione, disconoscendo il valore artistico dell’esposizione. Addirittura Louis Leroy, un famoso critico d’arte del tempo, prendendo spunto dal capolavoro di MonetImpressione. Levar del sole, intitolò la sua recensione «La mostra degli impressionisti», unicamente con il più voluto intento dispregiativo.

Per tutta risposta, i giovani pittori decisero da quel momento di adottare il nome di Impressionisti, e per nostra fortuna, proprio con quel nome fecero il loro ingresso nelle pagine della Storia dell’Arte, influenzando profondamente  le successive correnti artistiche  che si produssero.

L’Impressionismo è stato sicuramente il movimento artistico più importante della seconda metà dell’Ottocento, capace di rivoluzionare, in Francia come nel resto d’Europa, gli stilemi tradizionali ed aprire la strada alle numerose avanguardie che si sarebbero imposte nel secolo successivo.

Gli elementi fondamentali del movimento sono a tutti noti: il tentativo spasmodico di catturare l’impressione che la luce dava scendendo sulle cose, cercando di cogliere la luce migliore; fare la pittura en plein air, ovvero all’ aria aperta e non più dentro agli atelier (favoriti sicuramente dall’invenzione avvenuta in quegli stessi anni del cavalletto portatile e dei colori ad olio in tubetto). In ultimo, ma non ultimo, fare uso di pennellate veloci e di colori forti.

Di fatto fu però anche un movimento composito, in cui ogni artista poté esprimersi liberamente : trovarono il loro spazio i paesaggi di Monet, come  gli interni dei bar ritratti da Manet, le strade di Parigi ma anche le scene di vita borghese.

Georges Seurat, Un dimanche après-midi à l’Île de la Grande Jatte, 1886, Chicago, Art Institute

L’Impressionismo divenne un movimento dove, a partire da un ideale teorico e da una tecnica simile, ognuno fu libero di cercare la propria strada.

La rivoluzione portata avanti da questo gruppo fu molto legata  anche alla tecnica di realizzazione. L’intento rimase sempre quello di rappresentare l’attimo, il momento, e soprattutto la luce, considerata come l’elemento che maggiormente definisce il tempo nel corso della giornata.

I dipinti impressionisti sono dipinti che si spiegano da soli, che ci mostrano senza simbolismi o elucubrazioni l’emozione di chi li ha creati. Esprimono concetti semplici e universali come la bellezza dei pomeriggi estivi, la magia della luce del sole e lo strano fascino di Parigi. Evocano la bellezza della modernità ma anche della natura, celebrando la vita come qualcosa di piacevole e degno di essere riprodotto su tela.

Il movimento impressionista fu il primo a segnare una svolta decisiva nella rappresentazione pittorica: scalzando dal podio le figure mitologiche e religiose che per secoli avevano monopolizzato la scena artistica, volle favorire una realtà che irrompeva nelle tele e che non aveva  bisogno di intermediari per essere compresa.

Questo radicale cambiamento fu dovuto non solo alla volontà di un gruppo di straordinari artisti di rivoluzionare le tecniche pittoriche ma anche in considerazione del fatto che si stava insinuando nel mondo un modo tutto nuovo di fermare le immagini in un solo istante, un mezzo che permetteva di ritrarre la realtà attraverso metodi molto più rapidi della rappresentazione pittorica: la fotografia.

Edgar Degas, La classe di danza, Parigi, Musée d’Orsay

Gli artisti sentirono la necessità di rinnovarsi per poter competere con questo nuovo mezzo e così come i primi fotografi cercarono di imitare la rappresentazione impressionista, anche coloro che poi verranno definiti  dalla critica Gli Impressionisti, dovettero ripensare i propri metodi rappresentativi:  sensazioni, attimi, emozioni da ritrarre nella loro immediatezza. Niente altro che questo.

Impossibile, al giorno d’oggi,  tollerare come un movimento così ricco di creatività, freschezza e fluidità, sia stato respinto con tanta  forza dalla critica del tempo, tanto aspramente da ridurre alla miseria la maggior parte dei suoi promotori (i più fortunati tra loro conobbero la popolarità soltanto da vecchi).

Camille Pissarro, Gelée blanche, 1873.

Infatti, se nell’immaginario collettivo globale,  Parigi  appare ai nostri occhi come la  città   romantica per eccellenza, dove  ancora si può incontrare  degli artisti  intenti a dipingere la Sennacon una tavolozza tra le dita,  è in buona parte  merito dei pittori impressionisti: un gruppo di artisti coraggiosi che decise di lasciarsi alle spalle il buio dei loro atelier per scendere in strada a dipingere e raccontare in modo personale e inconfondibile la propria città, la propria vita.

Probabilmente,  non  intuirono mai di poter arrivare a tanto:  cambiarne l’immagine con le loro opere,  trasformare  per sempre la Ville Lumière in una capitale romantica e dolcemente malinconica.

Ma  per la verità, così è stato.

Auguste Renoir, Bal au moulin de la Galette, 1876, Pargi, Musée d’Orsay

 

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Barbara Chiarini

Barbara Chiarini nasce a Firenze nel 1967. Laureata in Architettura con indirizzo storico-restauro e conservazione dei Beni Architettonici, si ritiene un architetto per professione, una scrittrice per passione, ed una fiorentina D.O.C. Autrice del libro “Per le Antiche Strade di Firenze”, “Una finestra affacciata dull’Arno” e “Su e Giù per le strade di Firenze”, ella è anche la fondatrice nonche’ uno degli Amministratori di questo Blog.

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Bea Bryan

Difficilissimo dire chi è’ il pittore di questo gruppo che preferisco!….. forse Renoir… ma a volte Degas…credo dipenda dal momento in cui guardò le loro opere……

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