Storie al femminile

Lucrezia Borgia, tra mito e realtà

«Né eroina, né vittima. Semplicemente donna. Con i difetti e le virtù proprie dell’ambiente dell’epoca in cui Lucrezia si trovò a vivere»

Tanto di lei scrisse lo storico Ferdinand Gregorovius.

Una donna bellissima, irresistibile, intrigante, costantemente al centro di dicerie e pettegolezzi: Lucrezia Borgia è stata e rimane una figura emblematica del primo Rinascimento. Il suo nome evoca istintivamente intrighi, tragedie, passioni. Ma chi era veramente? Qual’ è, insomma, l’autentica storia di Lucrezia Borgia, o perlomeno quanto ci è possibile ricostruire autenticamente della sua vita dopo oltre 500 anni dalla sua morte e soprattutto, dopo tante dicerie sul suo conto?

È stato da tempo appurato che la poco nobile reputazione che la perseguitò per la sua intera esistenza, e che proseguì nei secoli a venire, non le rende giustizia. Lucrezia, in realtà, fu principalmente la vittima della “fama nera” della sua famiglia, dei molti intrighi messi in atto dal padre per la sua brama di potere: fu una pedina nelle mani di quest’ultimo e del fratello maggiore.

Eppure, nonostante questo destino al quale non poté ribellarsi, ella fu in grado di divenire una donna di successo, una mecenate della cultura, addirittura la prima ed unica donna a guidare il governo della Chiesa: questo fu segno di grande modernità e anticonformismo per l’epoca, la qual cosa ci permette di comprendere le elevate doti intellettuali, strategiche e politiche di questa donna.

Certamente, Lucrezia Borgia non fu una dama machiavellica ma visse all’interno di una famiglia che invece tale fu, una famiglia che non si fece scrupoli ad  utilizzare e manipolare le persone.  E Lucrezia non fu un’avvelenatrice, come spesso venne descritta e nonostante questa pratica venisse ampiamente utilizzata da suo padre per eliminare i propri avversari; Lucrezia non fu una femme fatale, ma solo una donna molto bella per la sua epoca e questa sua straordinaria bellezza fu utilizzata dal padre per agevolare le proprie mire espansionistiche.

Oggi, a poco più di cinquecento anni dalla sua morte, abbiamo il dovere di ricordare questa donna per quella che fu realmente e per la rottura che ella rappresentò rispetto ai canoni sociali femminili vigenti nel Rinascimento. Personalmente, ritengo che non abbiamo il diritto di giudicarla per il ruolo che la sua famiglia e la società dell’epoca le imposero. Addirittura -e  di questo me ne dispiaccio-  la cattiva fama di Lucrezia fu presente nell’opera letteraria del grande Victor Hugo come nell’opera lirica di Gabriele Doninzetti; fu anche accusata di incesto da una schiera di poeti e storici del calibro di Pontano, Sannazzaro, Guicciardini e Machiavelli. Soltanto lo storico tedesco Gregorovius,  ebbe il merito di sottrarre la figura femminile al mito, alla donna, quale mostro di ogni abiezione.

Dunque chi fu Lucrezia Borgia in realtà? Cerchiamo di scoprirlo, partendo dell’origine.

Lucrezia Borgia (Subiaco, 18 aprile 1480 – Ferrara, 24 giugno 1519), nobildonna italiana di origini anche spagnole

Figlia illegittima, Lucrezia nasce a Subiaco, un paesino vicino Roma, il 18 aprile 1480, da Vannozza Cattanei e dal potentissimo cardinale spagnolo e vice cancelliere della chiesa cattolica, Roderic de Borija, italianizzato poi in Rodrigo Borgia, passato tra l’altro alla storia anche per le sue sfrenatezza sessuali. I due erano amanti da tempo e avevano avuto già altri due figli, Cesare e Juan (e dopo Lucrezia nascerà Jufrè). Diventato papa l’11 agosto 1492 con il nome di Alessandro VI, Rodrigo ritenne fin da subito giusto  appoggiare i sovrani spagnoli contro quelli portoghesi che si contendevano il possesso delle nuove terre in America. La sua brama di potere era sconfinata e, pur di raggiungere i suoi biechi obiettivi, era disposto ad ogni cosa, finanche di utilizzare i suoi figli come giustificato strumento. 

L’infanzia di Lucrezia si svolge a Roma, venendo affidata alla cure della madre e di una cugina paterna Adriana Mila, vedova di Ludovico Orsini, uno dei nobili più in vista di Roma.

L’alto lignaggio dato dalla sua famiglia, le garantirà la possibilità di ricevere un’istruzione completa, come di consuetudine di riservava alle giovani donne del Rinascimento: ella viene educata alle lingue, alla poesia, alla musica e alla retorica. Durante l’infanzia sviluppa inoltre un forte legame con i fratelli, in particolare con Cesare, ma è chiaramente l’influenza del potente padre e le sue ambizioni politiche che condizionano fin dalla più tenera età il carattere e il futuro della giovane donna. In quel frangente stringe anche un rapporto di amicizia particolare con Giulia Farnese, che nel 1489 diviene l’amante ufficiale di Rodrigo, sostituendo la Cattanei.

Pare evidente quanto il destino di Lucrezia sia segnato fin da quando ella sarà poco più che bambina. 

Per mire politiche, per costituire nuove alleanze e nuovi sodalizi, la famiglia sceglierà per lei come sposo un’esponente degli Sforza, il ventiseienne Giovanni conte di Pesaro, al fine di consolidare la coalizione tra il papato e Milano contro il re francese Carlo VIII. 

Il matrimonio viene firmato per procura il 2 febbraio 1493. Giovanni ha 27 anni, Lucrezia 13. Il rito religioso è celebrato il 12 giugno, appena dieci giorni dopo che i due si sono conosciuti, tra fasti, danze e cortei.

Due mesi dopo le nozze, forse per timore della peste che aveva colpito Roma, il duca lascia la sua giovane moglie nel palazzo di Santa Maria in Portico e parte alla volta di Pesaro, dove Lucrezia lo raggiungerà dopo oltre un anno, accompagnata da Adriana Mila e Giulia Farnese. Ma già nella primavera del 1494, le mutate condizioni politiche della penisola metteranno in crisi la posizione di Giovanni Sforza agli occhi del pontefice a causa dell’appoggio concesso da Ludovico il Moro alle pretese che in quei mesi avanzava Carlo VIII sul Regno di Napoli. 

E mentre Lucrezia rimane al sicuro alla corte di Pesaro, tra lussi e agi, Alessandro VI, anche a causa degli atteggiamenti poco promettenti del genero, comprende che a quel punto sia più utile allearsi con gli Aragona di Napoli. E l’unico modo è quello di riavere sua figlia indietro, in maniera tale da poter avere ancora a sua disposizione una preziosa merce di scambio. Magari illibata. 

Così Giovanni Sforza viene accusato di essere impotente e di non aver consumato il matrimonio. Accusa alla quale si ribellerà, lanciando l’infamante sospetto di incesto tra la moglie e il papa, raccolta all’epoca dai contemporanei Iacopo Sannazzaro, Gioviano Pontano e da Francesco Guicciardini, nemico giurato dei Borgia, e ripreso nel corso dell’800 da Victor Hugo e da Gaetano Donizetti. 

Il 19 dicembre 1497 viene dichiarato nullo il matrimonio. Intanto Lucrezia si rifugia nel convento di San Sisto, al riparo da sguardi malevoli o curiosi ma non scevri di episodi strani e misteriosi: il 15 giugno 1497 viene ritrovato cadavere il fratello Juan nel Tevere, ammazzato, senza spiegazioni e senza colpevole, dopo che aveva trascorso la serata con Cesare e la madre. Sempre nel Tevere, nel febbraio dell’anno successivo viene ritrovato il corpo di Pedro Calderón, detto Perotto, insieme a Pantasilea, una giovane dama di compagnia di Lucrezia. Infine, nel marzo 1498, nasce un bambino, Giovanni Borgia, soprannominato poi l’Infante romano, la cui paternità sarà di volta in volta attribuita al giovane Perotto, a Cesare Borgia e allo stesso Papa. 

Ad ogni modo, il nuovo contratto matrimoniale di Lucrezia è pronto: sposerà Alfonso d’Aragona, figlio illegittimo dell’ex re di Napoli. E così, nel luglio del 1498, Lucrezia giunge nuovamente all’altare, portando i Borgia vicini politicamente al Regno di Napoli e agli aragonesi spagnoli.

Per alcuni mesi la vita di Lucrezia sembra scorrere serena, tanto che nell’aprile dell’anno seguente rimane incinta del nuovo marito e darà alla luce il suo primo figlio legittimo, Rodrigo, nell’ottobre del 1499. La morte del secondo marito e i sospetti sul fratello, faranno però sorgere nella donna la determinazione di sottrarsi dalle ingerenze della famiglia, ricercando una nuova sistemazione che possa controbilanciare in termini politici le brutali intromissioni dei propri familiari.

Ma il padre, il pontefice, non perde tempo. La scelta per le terze nozze cade infine sugli Este, la più importante famiglia nobile di Ferrara, che nonostante i dubbi acconsentiranno infine al matrimonio, che avverrà nel settembre del 1501, tra Lucrezia e Alfonso d’Este, figlio del duca di Ferrara.

Sulla loro unione, i cortigiani commenteranno: «Sedotta dalle sue attenzioni e dalla sua bellezza, madonna Lucrezia ha per il marito un’autentica passione». E infatti, i primi anni alla corte estense saranno probabilmente i più sereni per Lucrezia, che insieme al marito contribuirà a rendere Ferrara uno dei centri della cultura rinascimentale. Alcuni tra i più illustri letterati e umanisti del Rinascimento, come Ludovico Ariosto e Pietro Bembo, troveranno accoglienza nella città emiliana, dove oltre a Lucrezia spiccherà la presenza della cognata Isabella d’Este, anch’essa culturalmente impegnata nel patrocinio delle arti.

La vita privata di Lucrezia, a partire da questo momento, sarà segnata da numerose gravidanze: tra il 1505 e il 1519, dall’unione con Alfonso d’Este, Lucrezia darà alla luce ben sette figli, di cui però molti non sopravvivranno ai primi anni di vita. 

Oltre alla relazione con il marito, la vita sentimentale di Lucrezia sarà segnata anche da altri rapporti, tra cui quello presunto con Francesco II Gonzaga, marito della rivale Isabella d’Este, con cui Lucrezia intesserà una relazione epistolare, grazie anche all’aiuto del poeta umanista Ercole Strozzi, misteriosamente ucciso nel 1508. Ma, nonostante le saranno attribuite diverse storie d’amore, nessuna prova inconfutabile accerterà  mai la sua infedeltà, anzi, ciò che è giunto a noi è che Lucrezia fu sempre vicina al marito Alfonso, anche nei momenti più bui e difficili.

 

A Ferrara la sua vita cambierà radicalmente: oltre a circondarsi di intellettuali, difenderà la sua nuova patria in una lunga guerra contro il nuovo Papa, Giulio II, nel frattempo succeduto al suolo pontificio dopo la morte del padre. Negli anni seguenti il quadro politico della penisola italiana rimarrà profondamente instabile e conflittuale. Profondamente turbata dalle numerose vicende politiche, Lucrezia avrà una autentica svolta spirituale: di fatto, dal 1512, ella abbandonerà i ricchi e suadenti abiti rinascimentali per indossare l’abito dei frati francescani, iniziando a portare anche il cilicio come forma di penitenza.

Inoltre, la sua salute, indebolita dalle numerose gravidanze, si farà sempre più instabile: dopo aver dato alla luce l’ultima figlia, Isabella, Lucrezia sarà assalita da febbri puerperali. Prima di entrare in coma mormorerà: «Sono di Dio per sempre».

Morirà  il 24 giugno 1519 e sarà seppellita con l’abito da terziaria francescana.

«Se per un certo periodo era vissuta da peccatrice, sicuramente morì da santa». Così si pronuncerà al proposito, ai nostri tempi, il cronista Indro Montanelli. Ma,  seppur additata come donna dai facili costumi, cinica, cospiratrice, corrotta e addirittura avvelenatrice, la colpa di Lucrezia fu probabilmente soltanto quella di appartenere alla famiglia più potente, spregiudicata, viziosa e sanguinaria del Rinascimento e di rimanerne coinvolta più spesso come vittima che come complice, nei numerosi intrighi tessuti dal padre e dal fratello.

Lucrezia Borgia crebbe in un contesto in cui regnarono corruzione e nepotismo e non potè mai essere  padrona del suo destino. I suoi tre matrimoni (Giovanni Sforza, il duca di Bisceglie e Alfonso d’ Este) valsero soltanto a stringere il potere e l’alleanza politica tra la famiglia Borgia e le prestigiose corti italiane, e niente dipese dalla sua volontà.

Molte donne al mondo – malauguratamente! – sono state e continuano ad essere costrette a subire quotidianamente imposizioni, matrimoni programmati e pettegolezzi riguardo al proprio modo di essere o di apparire. Come Lucrezia Borgia, ogni giorno tante donne devono impegnarsi al fine di rimuovere il giudizio gratuito, che a poco a poco diviene cattiva fama e che poi, va a pesare su di loro. Falsità, invidia, opportunismo: non vi sono protezioni sociali e religiose che possano evitare alla donna di essere oggetto di tutto ciò nemmeno ai nostri giorni.

Ludovico Ariosto assegnò a Lucrezia Borgia un posto d’onore nel poema L’Orlando Furioso, descrivendola nel canto XIII con queste parole: «Lucrezia Borgia, di cui d’ora in ora la beltà, la virtù, la fanno onesta. E la fortuna crescerà non meno che giovin pianta in morbido terreno».

Questo forse il più bel ricordo per una donna che, sebbene sia stata equivocata dalla storia, è comunque riuscita ad entrare nel mito. Lo condivido con voi perché sono certa che capirete.

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Barbara Chiarini

Barbara Chiarini nasce a Firenze nel 1967. Laureata in Architettura con indirizzo storico-restauro e conservazione dei Beni Architettonici, si ritiene un architetto per professione, una scrittrice per passione, ed una fiorentina D.O.C. Autrice del libro “Per le Antiche Strade di Firenze”, “Una finestra affacciata dull’Arno” e “Su e Giù per le strade di Firenze”, ella è anche la fondatrice nonche’ uno degli Amministratori di questo Blog.

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Law

Wow periodo storico fantastico, e i Borgia ….

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