Letteratura,Terza Pagina

L’archetipo dell’amore perfetto

Olivia Hussey e Leonard Whiting in una scena del film Romeo e Giulietta di Franco Zeffirelli, 1968

«Io desidero quello che possiedo: il mio cuore, come il mare, non ha limiti e il mio amore è profondo quanto il mare, più te ne concedo più ne possiedo, perché l’uno e l’altro sono infiniti».

Romeo e Giulietta, l’archetipo dell’amore perfetto, la tragedia di William Shakespeare (composta tra il 1594 ed il 1596) che nei secoli, ha in assoluto suscitato più emozioni, una tra le più famose e rappresentate, una delle storie d’amore più popolari al mondo.

La  loro vicenda ha toccato il cuore  di tutti i romantici, degli innamorati,  fino ad assumere nel tempo un valore  addirittura simbolico.

Un’opera che ha per oggetto l’amore e la tragicità dell’amore. E dell’amore è certamente la rappresentazione che insieme a poche altre, celebra il mito in un modo tale da fare assumere alla pièce la funzione di paradigma. Da questo momento in avanti l’amore e Romeo e Giulietta faranno tutt’uno nell’immaginazione di tutti.

La passione irrefrenabile e l’amore disperato fanno da padroni sul palcoscenico di questa tragedia: tra Romeo Montecchi e Giulietta Capuleti  basterà uno sguardo per incendiare d’amore i giovani cuori: un amore pericoloso e proibito – perché sarà costretto a celarsi dalle discordie che imperversano tra le famiglie da sempre rivali – ma anche un amore splendido, puro, rarefatto e senza condizioni.

L’impeto con cui Romeo e Giulietta vivranno il loro amore, unito alla guerra tra le due famiglie, darà il via ad una serie di eventi tragici e  forti,  tanto da distruggere l’animo del lettore: come dichiarerà il Principe di Verona, tutti saranno responsabili della tragedia che farà da epilogo ai due giovani, comprese le vittime ed il povero Frate Lorenzo che, suo malgrado, sarà il maggiore artefice della messa in atto finale.

William Shakespeare nel ritratto eseguito da Martin Droeshout

Del resto, i vecchi proverbi non sbagliano mai: «La strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni»!

Sono le vittime di questo dramma che hanno suscitato in me, fin da giovane,  un miscuglio di rabbia e di compassione. Seppure sia la discordia dei propri genitori a generare la difficoltà nel vivere il loro amore, sarà poi la loro debolezza, la loro impulsività ad avere un ruolo fondamentale nell’epilogo finale. Giovani ed ingenui, determinati financo a privarsi della vita stessa in nome del loro amore, saranno consumati dalla smania dell’attesa e, nella la fretta di poter vivere il loro sentimento come nell’eventualità di non poterlo fare, andranno incontro alla morte.

L’attimo in cui Romeo apprende della morte di Giulietta è emblematico: nel giro di poche battute egli passa dalla gioia di un sogno portatore di buon auspicio, alla considerazione di togliersi la vita, senza in alcun modo fermarsi mai a riflettere e capire come Giulietta sia potuta morire. Ogni volta che mi sono riletta questa tragedia mi sono detta che sarebbe bastato poco per cambiarne le sorti: una parola con Frate Lorenzo e tutto avrebbe avuto un altro epilogo. Ma l‘amore è cieco e rende ciechi coloro che sono innamorati; ai nostri due giovani, infatti, l’amore regalerà soltanto la morte.

«Troppo amore può uccidere» dicevano  ancora i nostri avi: ecco perché le esperienze della vita insegnano che al cuore vada affiancata la mente. Ne seppero qualcosa i veri protagonisti che ispirarono con il loro dramma d’amore la novella di Mariotto e Ganozza composta da Masuccio Salernitano nel 1476!

Ma, ahimè, è davvero difficile non dare ascolto al cuore, nella vita come nella prosa!

In questa tragedia tutto va per il verso sbagliato e i due innamorati perderanno la vita. Soltanto dopo il loro inutile sacrificio assisteremo al risanamento della discordia tra  le famiglie Montecchi e Capuleti. L’odio sarà rimosso, messo da parte;  il dolore li accomunerà.

Mi sono sempre chiesta se un amore vissuto da persone più mature non avrebbe forse ottenuto lo stesso risultato, ma William Shakespeare (Stratford-upon-Avon 23.04.1564 – Stratford-upon-Avon23.04.1616) non è più tra noi per potercelo raccontare!

Il balcone di Giulietta , Palazzo Cappelletti (Capuleti) via Cappello, Verona

Romeo e Giulietta  rimane un delicato cammeo della cultura mondiale che travalica il tempo e risulta essere attuale anche al giorno di oggi: le faide medievali tra casati blasonati sono ormai un evento del passato affidato soltanto ai libri di storia ma le opposizioni delle famiglie alla libera espressione dell’amore, permangono in buona parte del mondo moderno: negli ambienti criminali, nelle nazioni in via di sviluppo come nella società occidentale la dove sussistono forti differenze socio-economiche.

Oltre all’attualità o meglio all’eternità del tema trattato (ovvero l’amore), esistono molte altre ottime ragioni per leggere o rileggere questo dramma: lo stile poetico e raffinato, la caratterizzazione magistrale dei personaggi, la composizione efficace e credibile della trama nonostante il susseguirsi di eventi casuali sulla vicenda principale.

E qualora non vogliate leggere, potreste guardarvi la versione cinematografica della tragedia che fu egregiamente realizzata dal grande regista Franco Zeffirelli (nostro concittadino) nel lontano 1968. Il film fu vincitore di due premi Oscar.

Se, come la critica di allora ebbe da obiettare, da un lato il film fece conoscere al mondo lo sfarzoso estetismo zeffirelliano, dall’altro fece cogliere a tutto il pubblico la sua capacità di tradurre nel linguaggio del grande schermo il fascino del grande teatro. Il film venne inoltre valorizzato da una splendida colonna sonora composta, non a caso, da Nino Rota. L’intensa passionalità dei due protagonisti  perfetti nei loro ruoli, fece gran scalpore all’epoca per la loro giovanissima età, poco più che adolescenti (15 anni lei, 17 lui).

Abbiamo conosciuto tanti Romeo e Giulietta in edizioni postume. Tuttavia, Olivia Hussey e Leonard Whiting rimasero nellimmaginario pubblico per sempre gli storici innamorati di Verona. I due non ebbero altre esperienze cinematografiche dello stesso livello artistico e dopo vissero dei riflessi di un film inteso come modello di ribellione dei cuori nel caos della ribellione politica di un tempo.

Romeo + Giulietta di William Shakespeare, 1997: Romeo (Leonardo DiCaprio) e Giulietta (Claire Danes) al loro primo incontro
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Barbara Chiarini

Barbara Chiarini nasce a Firenze nel 1967. Laureata in Architettura con indirizzo storico-restauro e conservazione dei Beni Architettonici, si ritiene un architetto per professione, una scrittrice per passione, ed una fiorentina D.O.C. Autrice del libro “Per le Antiche Strade di Firenze”, “Una finestra affacciata dull’Arno” e “Su e Giù per le strade di Firenze”, ella è anche la fondatrice nonche’ uno degli Amministratori di questo Blog.

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