A braccetto con Lucille
Nell’olimpo del rhythm and blues, c’è sicuramente Riley B. King, conosciuto al mondo con il nome d’arte di B.B. King.
Ha dominato la scena negli anni Cinquanta, scrivendo la storia della musica blues: con la sua inseparabile Lucille, chitarra modello Gibson, famosa quasi quanto lui, ha duettato con i grandi della musica nera, come Aretha Franklin, James Brown, Little Richard e Ray Charles, e del rock, quali Eric Clapton, David Gilmour e Mark Knopfler.
Suppongo che tutti gli appassionati sappiano della strana storia che portò a scegliere un nome per la sua chitarra ma, per chi ancora non la conoscesse, eccomi pronta a raccontarvela: pare che a metà degli anni 1950, mentre Riley B. si esibiva in Arkansas, due uomini che assistevano al concerto cominciarono a litigare e rovesciarono una stufa a cherosene, dando fuoco alla sala. B.B. King corse fuori, come tutti gli altri, poi si rese conto di aver lasciato sul palco la sua chitarra acustica e quindi si precipitò di nuovo dentro l’edificio per recuperarla. Quando venne a sapere che la lite era iniziata per una donna di nome Lucille, ecco che ritenne perfetto chiamare così la sua chitarra, il suo grande amore.
King è stato davvero un grande personaggio della musica e dello spettacolo in generale ma, prima di divenire tale, è stato un bambino che come moti altri del suo tempo e del suo stato sociale, non visse un’infanzia agiata e spensierata.
Nato il 16 settembre del 1925 a Itta Bena, fin da piccolo aveva iniziato a lavorare nei campi di cotone e si era avvicinato alla musica cantando gospel in chiesa e studiando in una scuola locale. Nel 1943 si era trasferito a Indianola, Mississippi, e poi in autostop a Memphis, Tennessee, dove aveva imparato a suonare la chitarra con uno stile unico e molto riconoscibile, insieme al cugino Bukka White, iniziando a suonare dal vivo alla radio di Memphis. Da allora, cominciò a usare il nome Beale Street Blues Boy, abbreviato infine in B.B..
Durante gli anni Cinquanta cominciò il suo successo con canzoni come Woke up this morning ;soltanto due anni dopo King registrò al Regal Theater di Chicago l’album Live at the Regal che sarebbe diventato, di fatto, parte integrante della storia della musica blues.
Nella sua vita ha sempre girato e suonato moltissimo, tenendo anche 300 concerti l’anno e rallentando soltanto dopo aver compiuto settant’anni. Nel corso della sua lunga carriera ha pubblicato 70 dischi, tra cui 19 live e 10 raccolte.
Vincitore di 14 Grammy, è stato indicato come il sesto chitarrista più bravo di tutti i tempi dalla rivista Rolling Stone. Esibitosi per l’ultima volta al New Orleans Jazz Festival del 2013, nel maggio del 2015 si è spento nella sua residenza di Las Vegas.
Ma B.B. King è stato molto di più di una chitarra Gibson e qualche riff killer. Per decenni, è stato uno dei più grandi nomi delle radio black. King ha portato la bandiera del Memphis blues per tutta la sua carriera, ma ha anche seguito con attenzione l’evoluzione della musica attorno a lui. I suoi dischi migliori hanno allargato la concezione del blues, portandolo a spaziare nei territori dell’R&B, del soul e anche del funk. La voce di King e gli assoli laceranti che ha suonato su Lucille, la sua chitarra, erano delle costanti ma, ogni volta, tutto cambiava attorno a loro. Vogliamo ricordarlo con una dei suoi cavalli di battaglia, per ricordare a tutti un solo piccolo assaggio della sua immensa arte.
B.B.King, 16 settembre 1925 – 14 Maggio 2015.