Lo spirito di un volo unico
Il suo sogno era sempre stato quello di volare.
Sin da giovane, Charles Lindbergh (Detroit, 1902 – Maui, Hawaii, 1974) aveva immaginato la sua epica trasvolata dell’Oceano Atlantico.
Fu per questo motivo che egli aveva abbandonato, dopo appena due anni di studio, la facoltà di Ingegneria della University of Wisconsin: voleva arruolarsi nell’esercito degli Stati Uniti. Detto fatto, Charles entrò a far parte della Scuola di Addestramento Piloti della Brooks Air Force con base a San Antonio, in Texas. Quando nel 1925, ebbe concluso il corso di addestramento, il suo talento ad alta quota stava già rendendolo una celebrità.
Grazie alle sue innate capacità, il ragazzo non ebbe quindi alcuna difficoltà nel trovare immediatamente un impiego che fosse di considerevole quanto soddisfacente livello: venne infatti assunto dalla Robinson Aircraft Corporation per pilotare aerei postali con tratte da St. Louis e Chicago.
Ma quello da New York a Parigi, attraverso l’Atlantico, sarebbe stato un volo ininterrotto verso ben altro ancora, poiché ad attenderlo c’erano la leggenda e il progresso.
Infatti, con l’impresa del giovane pilota americano, la stagione d’oro dell’Aviazione entrava nel vivo e, a far data da quel momento, conobbe uno sviluppo incontenibile sia nel trasporto civile che per scopi militari. Purtroppo, quella pagina storica fu anche un fenomeno mediatico di massa che trasformò il protagonista in una vittima della sua stessa popolarità. Decisamente comprensibile, penserete!
Vent’anni dopo il celebre volo dei fratelli Wright, l’aviazione si apprestava a vivere una fase di svolta con il boom degli anni Venti e Trenta del XX secolo: e i progressi tentati in termini di prestazioni e affidabilità nel corso della Prima Guerra Mondiale, vennero messi a frutto proprio in questo periodo, grazie a una rinnovata ambizione verso la conquista dei cieli e alle pressanti esigenze di rendere più veloci i collegamenti civili e commerciali sulle grandi distanze.
La nuova sfida era appunto rappresentata dai voli transatlantici. Per questo c’erano più persone disposte a pagare profumatamente; una tra tutte, l’imprenditore Raymond Orteig che, dal 1919, aveva messo in palio un premio di 25.000$ per chi avesse compiuto la prima Trasvolata Atlantica senza scalo.
Una scommessa che Charles Lindbergh era intenzionato ad affrontare con una soluzione tecnica che in quel momento sembrò ai più una vera e propria follia, al punto tale da venire etichettato dagli addetti ai lavori con il soprannome di “pazzo volante“.
Ma il giovane figlio di immigrati svedesi era convinto che il monoplano monomotore fosse il mezzo più adatto a quel tipo di volo, perché più affidabile ed aerodinamico, rispetto ai tradizionali biplani plurimotore. Dopo numerosi rifiuti, trovò anche i finanziatori per la costruzione del velivolo che aveva in mente, e l’affidò alla compagnia californiana Ryan Airlines. Il modello, un monomotore ad ala alta e con 240 CV di potenza, prese il nome di Spirit of Saint Louis, in onore della città del Missouri da cui provenivano i finanziatori.
La partenza venne fissata per venerdì 20 maggio del 1927 dall’aeroporto Roosevelt Field, vicino a New York. Giornali e radio di mezzo mondo costruirono un’attenzione spasmodica attorno all’evento, parlando di impresa del secolo, mentre i bookmakers inglesi registravano migliaia di scommesse sulla sua riuscita.
In tutto questo, un certo pessimismo aveva iniziato a farsi largo dopo il fallito tentativo degli aviatori francesi Charles Nungesser e François Coli, che erano partiti l’8 maggio per poi scomparire nel nulla. Ma a Lindbergh le cose andarono diversamente.
Così, esattamente dopo 33 ore e mezza di volo, a una velocità media di 188 km/h, il giovane pilota sorvolò la Torre Eiffel atterrando nel vicino aeroporto di Champs de Le Bourget. Ad attenderlo vi erano 150 mila persone in delirio, tra cui anche le massime autorità francesi, le quali, per la storica impresa compiuta, gli conferirono la Croce d’Onore.
Il ritorno in patria fu ancor più trionfale: accolto come un eroe dal presidente Calvin Coolidge e portato in trionfo per il paese, si vide assegnato pure il grado di colonnello.
Il suo nome entrò di diritto nella storia. Una fama che crebbe negli anni a seguire, parallelamente alla sua insofferenza per l’attenzione morbosa che i media riservavano a lui e alla sua famiglia: una condizione che si fece di fatto insopportabile quando sopraggiunse la triste vicenda del rapimento e dell’assassinio del suo primogenito Charles August, la qualcosa lo costrinse a trasferirsi in Europa.
Ironia della sorte: soltanto cinque anni più tardi destino volle che l’impresa di Lindbergh venisse bissata da un suo connazionale. O meglio, per la precisione, da una sua connazionale, Amelia Earhart, la prima donna in grado di compiere la trasvolata dell’Atlantico in solitaria!
Alcune curiosità per gli appassionati:
Per portare a termine lo Spirit of St. Louis si resero necessarie tremila ore di lavoro. Solo la parte ingegneristica richiese 850 ore di test. Il monoplano fu costruito dalla Ryan Airlines Corporation di San Diego per seimila dollari, motore escluso. Presentava alcune caratteristiche innovative per quei tempi: per esempio, il serbatoio con il carburante era eccezionalmente posto davanti al pilota. Lindbergh, infatti, in caso di emergenza, non voleva trovarsi tra il combustibile e il motore.
L’assenza di un finestrino davanti al pilota fu sostituita da un periscopio montato nella parte superiore del velivolo. Per eliminare ulteriore peso, al posto di un sedile di pelle ne fu montato uno in vimini.
L’aereo, che oggi è conservato allo Smithsonian National Air and Space Museum di Washington, D.C., fu testato da Lindbergh tra il 10 e l’11 maggio 1927. In quell’occasione il pilota volò tra San Diego e New York, portando a termine il viaggio transcontinentale più veloce della storia, 20 ore e 21 minuti. Il record prima del record!