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L’ ora zero di Santa Maria del Fiore

Firenze, Cattedrale di Santa Maria del Fiore, particolare dell’interno – la navata

C’è qualcuno tra voi che per caso non ricorda la frase che pronunciò Rossella O’ Hara nel famosissimo film Via col Vento : «Dopotutto, domani è un altro giorno»? Ebbene, sono passati oltre sessant’anni dall’uscita di quel film eppure, quelle parole espresse quasi con sollievo da una giovanissima e maliziosa Vivien Leigh, ancora oggi traducono quella medesima sensazione. 

Che domani sia sempre un altro giorno è tanto rassicurante quanto ovvio. 

Ma quand’è che inizia un nuovo giorno? 

Se ci pensiamo bene non è affatto scontato definire questo tempo. La faccenda tira in ballo ancestrali questioni di ordine astronomico e sta alla base del nostro stesso modo di vivere, lo scorrere del tempo.

Se volessimo farla facile alla fine, potremmo affermare che tutto dipende dalla struttura dei nostri orologi. Effettivamente, oggi siamo abituati a far iniziare dalla mezzanotte la conta delle ore che si succedono nel corso della giornata e pertanto, per noi tutti la mezzanotte costituisce “L’ ORA ZERO”.

Tuttavia non è sempre stato così. Basta entrare nella nostra bella cattedrale, Santa Maria consacrata al Fiore per ritrovarsi vis a vis con un orologio speciale che, imperterrito, persevera da secoli a scandire il tempo secondo un antico sistema che veniva utilizzato niente meno che nel Medioevo.

Non ci avete mai fatto caso? Eppure, il quadrante di questo speciale marchingegno troneggia proprio sulla controfacciata del Duomo; a mio parere è pure bellissimo, al punto tale da incantare anche il visitatore più distratto. 

Non a caso fu dipinto a fresco dal celebre Paolo Uccello nel 1443; ma ciò che maggiormente cattura l’attenzione di chi lo osserva è il movimento che compie la sua grande lancetta. Diversamente da ogni altro orologio al mondo, essa si muove in senso antiorario e sembra segnare sempre l’ora sbagliata.

Ma non dobbiamo farci trarre in inganno dalle apparenze: infatti, il meccanismo di pesi e contrappesi che regola questo orologio funziona benissimo e gli addetti dell’ Opera del Duomo, che per “metterlo in ora” si insinuano nello stretto corridoio ricavato nella sezione di muratura che erige la facciata, sono molto precisi e puntuali.

Ecco perché vi assicuro che nessuno si sta prendendo burla di noi e del nostro prezioso tempo speso in questa vita sulla terra! Semplicemente, per leggere il misterioso quadrante, esiste un trucco!

Come molti altri orologi esso è infatti suddiviso in ventiquattro ore, ma quello di cui dobbiamo tenere conto è che per quello in questione,  il tempo viene misurato attraverso il metodo della cosiddetta  Ora Italica”.

E adesso viene il bello; perché secondo questa tecnica la ventiquattresima ora non coincide affatto con la mezzanotte, bensì con l’ora in cui tramonta il sole. È dunque a partire dal tramonto che, con questo sistema, ha inizia il conteggio delle ore del giorno appena sorto.

Ovviamente, occorre tenere in considerazione il fatto che il sole tramonta a orari diversi a seconda delle stagioni. Per questo motivo l’orologio necessita di essere regolato un paio di volte al mese, ma  possiamo stare certi che, estate o inverno che sia, in qualunque momento della giornata ci possiamo trovare a osservare la lancetta sul quadrante del Duomo, essa indicherà esattamente le ore che sono passate dal …. tramonto!

L’ora italica entrò in vigore a partire dal Trecento e, al contrario di quanto potremmo pensare, era molto pratica per il genere di vita che si conduceva allora. Anche perché era di fondamentale importanza sapere quanto mancasse di preciso al tramonto, al fine di poter rientrare in tempo in città prima che chiudessero le porte delle mura urbane (e questo ci riporta ad una altra storia!). (*)

L’orologio che si trova sopra la porta centrale del Duomo di Firenze, grazie al restauro del meccanismo, torna a segnare “l’ora italica”, 21 maggio 2014.

In seguito, con l’occupazione napoleonica, divenne obbligatorio computare il tempo “alla francese”, vale a dire seguendo il metodo che è tuttora in uso. L’orologio di Paolo Uccello fu quindi ricoperto da un nuovo quadrante, che fu suddiviso in dodici ore anziché in ventiquattro.

Per secoli esso continuò a segnare l’ora francese, ma poi nel 1973, per fortuna i restauri riportarono alla luce il quadrante originale. Grazie ad un laborioso e lungo restauro del meccanismo, l’orologio è tornato a segnare “l’ora italica” il  21 maggio 2014.

Insomma, come si suol dire : “Tutto è bene quel che finisce bene”! 

E così, anche l ’ora X di Santa Maria del Fiore non è più stata un segreto…  per nessuno di noi! 

 

 (*) “Porte e sassi non vanno d’accordo”-  tratto da “Per le Antiche Strade di Firenze” a cura di Barbara Chiarini, Edizioni Masso delle Fate – Signa, Firenze, 2020.

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Barbara Chiarini

Barbara Chiarini nasce a Firenze nel 1967. Laureata in Architettura con indirizzo storico-restauro e conservazione dei Beni Architettonici, si ritiene un architetto per professione, una scrittrice per passione, ed una fiorentina D.O.C. Autrice del libro “Per le Antiche Strade di Firenze”, “Una finestra affacciata dull’Arno” e “Su e Giù per le strade di Firenze”, ella è anche la fondatrice nonche’ uno degli Amministratori di questo Blog.

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