Spremuta
Che dentro vendano anche libri non me ne frega un cazzo.
L’importante è trovare riparo dal freddo, un bagno e qualcosa di caldo da bere. Ho bisogno di recuperare energia, sono due giorni che non dormo e il lavoro da fare è ancora tanto.
“Per favore, un the bollente, una fetta di torta al cioccolato, una spremuta e un tramezzino vegetariano…”.
“Con limone?” Io”… si, grazie!”.
Penso che una giornata svaccata, ogni tanto ci vuole, per chi come me è sempre a dieta, quindi mi siedo nell’angolo più angoloso del bar-libreria, estraggo dalla mia borsa magica gli occhiali, pesco a caso uno dei libri esposti e inizio a leggere.
“Ecco a lei, buona colazione signora!”
Signora? A me? Solo perché sono in menopausa? Si vede così tanto? Sembro così vecchia?
Neanche il tempo di affondare il coltello nella torta, e l’incanto è rotto improvvisamente da un alterco, un cliente magrolino che inveisce contro la cameriera, umiliandola per avergli rovesciato addosso un cappuccino.
Mi parte un sorriso, o un ghigno quando vedo il labiale della cameriera che, a testa bassa, ripete con gli occhi socchiusi un sussurroso mantra “…. vaffanculovaffanculovaffanculo…”.
Dura poco, gli animi si calmano, riprendo a gustarmi l’orrenda torta al cioccolato, tentando di annegarne il sapore con frequenti sorsate di the.
La cameriera (si, quella che mi ha chiamato signora appoggiando molto l’accento sulla O) indossa pantaloni aderenti bianchi, inadatti se hai la cellulite, e continua a transitarmi davanti, distraendomi, infastidendomi.
Esco che è buio.
Il cliente lavato dal cappuccino mi ha preceduto fuori, ha il naso appiccicato alla vetrina e continua a fare il dito medio alla cameriera.
Lo affianco, con lentezza misurata gli pianto sotto la scapola sinistra il coltello ancora sporco di cioccolato (non so come mi sia rimasto in tasca, sarò cleptomane, boh).
Ho il tempo di sentire un rantolo, con il gomito sostengo la schiena dell’uomo attaccata alla vetrina, la lama deve penetrare bene, fino in fondo, perché il lavoro va fatto bene.
Probabilmente l’ometto contrae il viso in una smorfia, che irrita la cameriera, la sento urlare una bestemmia.
Vado.
Però la spremuta era buona.