Quella casa … sulla collina
New York, ottobre 1909:
Le sirene suonavano ancora in segno di saluto, mentre il transatlantico lentamente si staccava dal molo…”
Non so per voi, ma a mio vedere un viaggio per mare segna sempre l’inizio di una storia. E questa è una bellissima storia che io tanto ci terrei a raccontarvi…
L’architetto Frank Lloyd Wright (*) accompagnato da Mamah Borthwick Cheney, aveva preso l’improvvisa decisione di imbarcarsi da New York su una nave diretta in Europa nell’ottobre del 1909.
L’occasione era stata l’invito da parte dell’editore berlinese Wasmuth, a preparare una monografia con i suoi maggiori progetti da riprodurre in splendidi prospetti e piante.
Wright, che non aveva avuto una preparazione accademica formale, ma aveva imparato il «mestiere» di architetto lavorando come disegnatore a Chicago in prestigiosi studi come quello di Adler e Sullivan, all’epoca aveva già progettato e costruito importanti edifici quali il Larkin Building a Buffalo, lo Unity Temple a Oak Park, e la splendida Robie House a Chicago.
Riferendosi a quel periodo però nella sua autobiografia aveva scritto: «Ero quasi arrivato alla quarantina. Stanco, andavo perdendo la capacità di lavorare e persino l’interesse al mio lavoro».
Oltre a questa irrequietezza esistenziale, la vera ragione del viaggio era legata allo scandalo che era divampato per via della sua relazione adulterina con Mrs. Mamah Cheney. Nel Midwest puritano di quei tempi, che un affermato professionista, sposato e padre di sei figli, si accompagnasse ad una giovane signora, madre di due figli e per di più moglie di un suo cliente, era motivo di riprovazione e aveva scatenato feroci pettegolezzi, che in men che non si dica, erano stati ripresi e amplificati con vigore tutto moralistico dalla stampa americana.
In altre parole, questo viaggio anzichè essere stato concepito come una romantica fuga d’amore, aveva ben altro sapore; quello un po’ amaro dell’esilio volontario!
In principio i due si erano stabiliti a Berlino, ma presto Frank aveva deciso di completare il suo lavoro trasferendosi a Firenze. E così, mentre Mamah, appassionata divulgatrice e traduttrice del pensiero della femminista svedese Ellen Key, optava per trattenersi a Lipsia, nel novembre del 1909 Wright prendeva possesso a Firenze di un’abitazione, chiamata Villino Fortuna, sita al numero 56 di via dell’Erta Canina. Qui l’ architetto era stato raggiunto dal figlio Lloyd e dal giovane disegnatore Taylor Woolley, al fine di aiutarlo nell’esecuzione dei disegni per il libro.
Furono anni movimentati, in cui Frank si recò varie volte in Germania, non solo per mantenere i contatti con l’editore, ma anche per incontrare Mamah.
Poi finalmente, nella primavera del 1910, Mamah prende la decisone di raggiungerlo per trascorrere insieme le vacanze estive. Nel mese di giugno, la coppia si trasferisce in collina in località Fiesole.
L’antico borgo posto nei dintorni della città gigliata, non era nuovo agli ospiti stranieri. Già a partire dal Settecento esso era stato eletto come soggiorno preferito da molti turisti ospiti in Italia. Alcuni tra loro avevano anche acquistato le ville già della nobiltà fiorentina, ristrutturandole e dotandole di meravigliosi giardini.
Oltre ad un innumerevole numero di stranieri di passaggio, la cittadina aveva tra l’altro preso ad ospitare per lunghi periodi una nutrita comunità di cittadini nordeuropei e statunitensi.
Anche Wright, come molti altri illustri personaggi prima e dopo di lui – da John Ruskin ad Anatole France, da Arnold Böchlin a Paul Klee, per citarne solo alcuni – non farà a eccezione e eleggerà questo piccolo borgo a sua residenza per cercare riparo e riservatezza per la sua vita privata : “riparo accanto a colei che l’impeto della ribellione, oltre all’amore, aveva portato nella mia vita”. Scriverà infatti nei suoi diari.
Probabilmente, egli doveva essere anche a conoscenza dei molti che lo avevano preceduto, poiché in un altro passo della autobiografia scrive: “Quanti spiriti in cerca di sollievo da reali o immaginarie afflizioni domestiche non hanno trovato rifugio sui colli fiesolani!” (F.Ll. Wright, op. cit.).
Considerando la situazione clandestina della coppia, la location fiesolana era l’ottimale. La scelta dei due innamorati era di fatto caduta su un villino denominato villino Belvedere, una piccola villa color crema che aveva un “portoncino massiccio incassato nel muro imbiancato a calce” e una più grande “porta verde” che si apriva sull’angusta via Verdi.
E’ lo stesso Wright a fornircene una conferma poiché nella prefazione del suo libro, egli appunterà luogo e data, precisamente sotto alla sua firma: “villino belvedere, via Verdi, Fiesole, Italia, giugno 1910”. E lo ribadirà ben due volte! A conferma del luogo in cui i due amanti soggiornarono, vi sono anche molte foto scattate dall’architetto, sia alla casa che al giardino.
L’abitazione era semplice ma confortevole; consisteva di un piano terra adibito a abitazione-studio, arredato con tavoli da disegno e pareti ricoperte da schizzi e disegni realizzati per la monografia Whatsmuth, e di un primo piano riservato alla vita privata.
Tra queste mura, gli innamorati trascorsero momenti di intensa passione.
Del suo soggiorno fiesolano Wright ricorderà le passeggiate, la mano nella mano, lungo la strada che sale da Firenze all’antica cittadina, “circondati lungo tutto il tragitto, alla luce del giorno, dalla vista e dal profumo delle rose”. Ricorderà le notti ascoltando l’usignolo “nelle ombre fitte del bosco illuminato di luna”.
Ricorderà per sempre “la piccola porta massiccia incassata nel muro compatto imbiancato a calce”, e “la più grande porta verde che si apriva sull’angusta Via Verdi”; ricorderà il fuoco acceso e la domestica in grembiule bianco, impaziente di stupirli con incomparabili pranzi a base di oca arrosto, vino dolce e crème caramel.
Ricorderà il sole fiorentino, il parco cintato ad alte mura intorno alla villa e “i giardini accanto alla fontana nascosta da masse di gialle rose rampicanti”.
Ricorderà “le escursioni per i sentieri di quelle dolci colline, più in alto, fra i papaveri che ammontavano i campi, verso Vallombrosa. E laggiù la cascata, che ritrovava, e smarriva la propria voce nei silenzi profondi di quella famosa pineta”.
Ricorderà il profumo profondo dei grandi pini, che riempiva i polmoni, “(…) Epoi ancora il ritorno, la mano nella mano, per chilometri nel sole ardente, nella polvere fitta dell’antica serpeggiante strada: un’antica strada italiana, lungo il torrente. Quanto antica! Quanto pienamente romana!” (F.Ll. Wright, op. cit.).
Frank Lloyd Wright immortalerà con una serie di disegni molti istanti del suo soggiorno che fu a dire il vero piuttosto breve ma oltremodo intenso.
Frank e Mamah lasceranno Fiesole nel settembre del 1910 per tornare negli Usa alcuni mesi dopo e stabilirsi nel rurale Wisconsin, lontano dalle maldicenze della città. Il contatto con la natura e l’architettura del periodo fiesolano, il rapporto architettura-natura percepito e vissuto in quelle passeggiate “mano nella mano” con Mamah, immersi nel paesaggio toscano, nutriranno di nuova linfa l’organicismo wrightiano il quale rimarrà assai influenzato dalla capacita di integrazione delle antiche dimore distribuite in modo sparso nel paesaggio collinare, proprio come ancora oggi si può ammirare salendo lungo la vecchia via Fiesolana, oppure in via di San Leonardo o al Pian de’ Giullari.
Sarà nel Wisconsin che lo “stile della Prateria” e lo “spirito delle costruzioni collinari fiorentine” confluiranno in un’ammirevole sintesi, facendo venire alla luce uno dei più significativi capolavori, il progetto di Villa Taliesin.
Wright, che sino ad allora aveva progettato soprattutto case in pianura, per la sua ultima dimora scriverà: “La casa deve essere “della” collina, appartenerle” e così fu.
NOTE
Villa di Taliesin:
La Villa di Taliesin, residenza definitiva dell’architetto statunitense, è attualmente sede della Frank Lloyd Wright Foundation. La proprietà è stata inserita nel National Register of Historic Places e nel National Historic Landmark nel 1976. Nel luglio 2019 è stata riconosciuta anche come Patrimonio Mondiale dell’ UNESCO.
Frank Lloyd Wright, architetto:
Nato nel 1867 da una famiglia di predicatori unitariani, fu indirizzato sin da piccolo al mondo delle costruzioni dalla madre, convinta che il figlio sarebbe diventato un architetto.
Unanimemente considerato uno dei maggiori esponenti dell’architettura moderna nel mondo, addirittura un grande maestro, il suo contributo all’architettura è stato importantissimo, tanto che ancora oggi le sue opere vengono studiate in tutto il mondo, fatto che ha contribuito a esportare la cosiddetta “architettura moderna” fuori dai suoi singoli confini nazionali.