Lady Ella
«Non rinunciare a provare a fare ciò che vuoi veramente fare. Dove c’è amore e ispirazione non credo che si possa sbagliare».
(Ella Fitzgerald)
Devo dire che, per me, nella storia della musica jazz le donne che hanno avuto voce più bella e infinita popolarità sono state principalmente tre, spettacolari e inimitabili, ciascuna per la propria attitudine: Billie Holiday, Aretha Franklin ed Ella Fitzgerald.
La voce della prima suonava in un modo ineguagliabile, quello della seconda inebriava con la sua vena soul ma, a mio vedere, quella dotata della più grande tecnica e di infinita versatilità e improvvisazione è stata senz’altro Ella.
Ella Fitzgerald, una vita fatta di 70 album, 40 milioni di vendite, ben 13 Grammy Awards e sopratutto… un’estensione di 3 ottave! A questi numeri da capogiro vorrei aggiungere 79 anni di musica, senza quasi mai fare una pausa, anche dopo aver subito una brutta operazione ed essere stata affetta da una forma di diabete invalidante al punto tale di farle amputare le gambe dal ginocchio in giù.
Sono passati già ventotto anni da quando a Beverly Hills il 15 giugno 1996 si spense la sua leggenda, eppure la sua voce continua a risuonare luminosa e profonda proprio come allora.
Nata a Newport News il 25 aprile del 1917, Ella Jane Fitzgerald, grazie al suo amore viscerale per la musica ed il canto, riuscì a lasciarsi alle spalle un’infanzia di privazioni e di vagabondaggio, un’adolescenza spesa tra gli orfanotrofi, rischiando addirittura di finire al riformatorio.
Come fuggire da una vita destinata a trascorre nella malavita, sola e senza l’amore dei genitori?
«The only thing better than singing is more singin».
Esattamente questo diceva e pensava la giovane Ella, (per sua, ma potremmo aggiungere anche, per nostra fortuna)!
All’Apollo Theatre, ad Harlem, Ella scopre il suo talento, la sua bravura. Lei, così incline a fare amicizia ma anche così riservata e timida, si trasforma quando sale su un palco. È il 1943 quando una giovane Ella Fitzgerald viene illuminata dalle luci della ribalta. Da quel momento in poi la sua vera casa, diverrà il palcoscenico! Non sarà più sola: troverà il suo pubblico da cui sarà sempre amata, per tutta la sua lunga e leggendaria carriera.
L’anno seguente Ella abbandona le gare amatoriali di Harlem e entra in una band, la Tiny Bradshaw Band, e già nel 1939 la band cambierà nome: inizia l’era di Ella Fitzgerald & her famous band.
Lady Ella diviene colei che si confronta con i grandi classici della musica jazz e si trova a incidere album con i più grandi della musica. Sono ben tre gli album che incide con Louis Armstrong, amico e collega con cui instaura un sodalizio artistico fatto di grandi rifacimenti dei classici: i loro timbri si mescolano ed accompagnano, il loro immenso background musicale arricchisce le loro performances.Delle canzoni ormai monumentali prendono nuove vesti, come se fosse per il pubblico la prima volta, il primo ascolto.
Nonostante ormai sia una stella della musica jazz, però, Ella non cancellerà le sue origini: è e rimane una donna nera. Il suo manager esigeva il massimo rispetto per lei e per i suoi musicisti, ovunque essi viaggiassero: non tollerava che potessero essere discriminati solo per il colore della pelle.
Ma non era facile scappare dalla discriminazione in quei tempi. Tra i tanti che lottarono contro lo sgarro inflitto ai più grandi musicisti di colore del momento vi fu anche la capricciosa ma caparbia Marylin Monroe: fu lei stessa a chiamare il Mocambo, un night club molto famoso in quegli anni. Promise al proprietario che si sarebbe seduta ogni sera in prima fila se il club avesse reclutato Ella e la sua band. Di certo avrebbe mandato in visibilio la stampa: la Monroe, la bionda ragazzina che sembrava così lieve e vezzosa, si sedette ogni sera di fronte a quella donna nera che usava la sua voce come uno strumento qualunque.
Da allora, Ella non suonò mai più in piccoli club. Nel 1987 ricevette addirittura dalle mani di Ronald Regan, la National Medal of Arts come riconoscimento alla carriera (uno dei più grandi riconoscimenti americani per un’artista).
Nel 1986 viene operata al cuore e scopre di essere gravemente malata di diabete ma, contro tutto e tutti, continua a cantare come se nulla fosse. Purtroppo, l’avanzare dell’età e la mancanza degli arti riusciranno a fermare la nostra Lady Ella.
Il 15 giugno del 1996 Ella Jane Fitzgerald muore, affaticata dalla malattia, l’unico vero e insormontabile ostacolo che non le permise di rimanere tra le luci della ribalta, tra l’amore di quel pubblico che aveva colmato il vuoto lasciato dalla perdita degli affetti patiti in giovane età.
Mise sempre quel dolore nelle sue canzoni, nelle sue esibizioni. Duttilità vocale e emozioni si mescolarono nelle sue canzoni dando vita ad armonie nuove, sperimentazioni, nuove sonorità
Perché, quello che contava davvero nelle sue canzoni, era l’amore.
«Suppongo che ciò che ognuno vuole più di ogni altra cosa è essere amato. E sapere che voi mi amate per il mio canto è davvero troppo per me. Perdonatemi se non ho tutte le parole giuste. Forse posso cantarvelo, e allora lo capirete.»
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