I racconti di MileniK

Fiorentina- Inter: Vietato uscire!

Questa sera ci sarà la partita Fiorentina – Inter!

Programmino per la serata pronto: cena leggera alla solita ora, poi per l’inizio tutti davanti alla tv 32 pollici seduti sul divano reclinabile con appoggio dei piedi che ci fa sentire padroni del mondo, tanto si sta comodi. Noccioline, ciotole per le bucce, boccale di birra e, come diceva Fantozzi: rutto libero!
Nessuno di noi è malato di calcio, ma se si tratta di seguirla comodamente alla tv, lo facciamo volentieri.
Ogni volta che la squadra di casa incontra l’Inter mio figlio ci fa visita, una veloce capatina giusto per capire le nostre intenzioni per la serata. È diventato un rito propiziatorio e scaramantico al quale ci assoggettiamo volentieri.

Ogni volta dell’incontro fatidico si raccomanda: «Stasera niente spezzatino e soprattutto non uscite di casa, siamo intesi?» Ci dice, noi lo rassicuriamo che non è nostra intenzione uscire e che, per cena, abbiamo preparato qualcosa di alternativo. Solo allora rientra a casa sua tranquillo, è adulto, sposato e ha una vita sua da dodici anni ormai. Quindi io e mio marito ci guardiamo e ridiamo della sua preoccupazione che è costante nonostante sia passato tanto tempo. Lo capiamo, sappiamo perché ogni volta sente la necessità di avere conferma della nostra serata.

Ricordo la prima volta che lo fece da marito, l’allora giovane moglie ignara del nostro trascorso ci guardava incuriosita e, se non fossi stata presente, sono sicura avrebbe chiesto a lui spiegazioni. Così anticipando la domanda mio marito le raccontò che…

Qualche anno prima, nel 2008, anno bisestile, (fo per precisare!) il giorno che la Fiorentina avrebbe incontrato l’Inter avevamo un programmino speciale, era la prima di campionato, l’estate era appena trascorsa e col rientro al lavoro avevamo ripreso la routine delle sere con partita: quel giorno era tutto pronto: rientro dal lavoro verso le 19, per cena lo spezzatino. Piaceva il mio spezzatino: lo preparavo la sera prima con la pentola a pressione; le patate e la ciccia risultavano morbidi, cotti a puntino e, grazie all’ultimo tocco a pentola scoperta, si presentava con una cremosità che piaceva a tutti.
All’allora fidanzata di nostro figlio il mio spezzatino piaceva e, dato che sarebbe stata la prima volta che potevamo stare a casa nel dopocena dopo tante sere, l’avevamo invitata a passare la serata con noi.

Arrivai a casa per le diciannove in punto, mio figlio e la sua ragazza erano in camera con la porta chiusa, mio marito non era ancora arrivato, ma era normale, dopo il lavoro, mi aveva avvisata, sarebbe passato a trovare sua madre reduce da un ictus. La tavola era apparecchiata, tutto era pronto quando arrivò una chiamata dal cellulare di mio marito, mi avviserà che sta arrivando, pensai, invece la voce si presentò come il comandante Tal dei Tali della Polizia Municipale di Scandicci.
«Signora non si preoccupi, suo marito ha avuto un incidente, la chiamo io perché ha la mascella rotta, chiede di lei: lo può raggiungere al pronto soccorso di Torregalli?» Mi chiese, rimasi sospesa per un attimo.
«Certo, arrivo subito, penso di farcela in mezz’ora.» Gli risposi. Avvisai mio figlio e la fidanzata che se volevano mangiare lo potevano fare e raggiunsi mio marito all’ospedale.

Pensai alle nostre ultime parole: «Finalmente questa sera potremo stare a casa nel dopocena.»

Da trenta cinque giorni ogni sera ci recavamo all’ospedale per una seduta di radioterapia che durava pochi minuti, ma che era preceduta da una lunga attesa e rientravamo a casa verso mezzanotte.

Sarebbe quindi stata la prima sera che potevamo godere del nostro dopocena con la partita della Fiorentina, invece la passammo in pronto soccorso fino alle due: pare che quella sera fosse stata nefasta per altri tifosi.
Un’altra serata rovinata.

Coincidenza volle quell’anno che, nel girone di ritorno, quando la Fiorentina incontrò l’Inter in casa, la fidanzata di mio figlio fosse a cena da noi e, su sua richiesta, avevo fatto il mio “famoso”spezzatino.
Quella sera a Firenze pioveva, ma il traffico verso lo stadio si era intensificato verso le diciannove quando uscivo dal lavoro. Arrivata vicino a casa nella direzione opposta allo stadio, nella mia corsia non c’era nessuno, se non i motorini in controsenso che cercavano di superare le auto nel caos del traffico di tifosi.
Col mio piccolo scooter cercavo di stare più a destra possibile, anche se qualche azzardato motociclista invadeva completamente la mia strada e così, spaventata dal traffico contromano, cercando di evitare di essere investita, finii per scivolare in una buca con avvallamento e rovinare a terra ignorata da tutti. Fu l’autista dell’autobus in arrivo a chiamare un’ambulanza, e furono gli operatori ad avvisare casa del mio incidente.
«Non si preoccupi signora, si vede che è una lussazione, nulla di rotto!» Le sue ultime parole: frattura di entrambi i malleoli e lacerazione del legamento arcuato del piede sinistro.

E ancora una volta, la serata fu rovinata, lo spezzatino non ebbe il suo trionfo e nessuno vide la partita, la serata si concluse a notte fonda con una gamba ingessata fin sopra il ginocchio per oltre un mese.
Da allora, ogni volta che preparavo lo spezzatino, in famiglia mi si chiedeva se avessi intenzione di uscire e questo soprattutto quando si presentava la partita Fiorentina – Inter.

Il periodo negativo finì con quell’anno; la relazione tra i fidanzati finì qualche anno dopo. Lo spezzatino non lo faccio quasi più e sono sicura che tra qualche ora, avvicinandosi il momento della partita qualcuno suonerà alla porta a chiedere che ho preparato per cena e se devo andare da qualche parte…

 

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Milena Beltrandi

Emiliana a Firenze dal 1970, fa parte del Gruppo Scrittori Firenze. Scrive dal 2017. Alcuni suoi romanzi hanno ottenuto menzioni e premi come: il Nabokov, l’internazionale Pegasus Montefiore Conca, La Ginestra monologo teatrale e III° x racconto La Città sul Ponte. Ha partecipato a 5 antologie a tema e pubblicato una propria raccolta di racconti e ricette Attualmente fa parte della giuria per La città sul ponte.

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