Il corridore di Maria Maddalena
Quando a Firenze si parla di corridoio viene subito a mente quello Vasariano, un lungo passaggio coperto che unisce Palazzo Vecchio con Palazzo Pitti. Ma a Firenze è esistito anche un altro “corridore“, molto più segreto e assai più dimenticato: quello che unisce il Palazzo della Crocetta, ora sede del Museo Archeologico, con la Santissima Annunziata.
Il palazzo in questione si trova al numero civico 1 di piazza Santissima Annunziata e risale al XVII secolo: deve il suo nome alla vicinanza con il monastero della Crocetta. Fu costruito su un lotto di terreno già dello Spedale degli Innocenti con un cantiere aperto nel 1619, per ospitare la granduchessa Maria Maddalena de’ Medici, sorella del granduca Cosimo II.
La nobildonna, «nata malcomposta nelle membra», necessitava di una residenza adeguata al suo rango e al tempo stesso appartata, dotata di collegamenti aerei e sotterranei con i vicini insediamenti conventuali della Crocetta, degli Angiolini e soprattutto dell’Annunziata. Ella infatti visse sempre vicina alle suore, pur non avendo mai preso i voti.
In questa residenza si svolse quindi tutta la vita della donna. Per queste sue particolari necessità il granduca intese creare dei percorsi e delle aree che fossero sopraelevate dai regolari piani di calpestio mediante passaggi da realizzare al di sopra delle strade, affinché la disgraziata sorella potesse muoversi liberamente senza fare scalini e senza essere oggetto di curiosità dei passanti.
Il progetto, redatto dall’architetto Giulio Parigi, previde un corpo di fabbrica caratterizzato da una pianta a U, a inglobare anche alcune case preesistenti su Via della Pergola. Nel palazzo corrispondeva a questi passaggi un lungo corridoio sopraelevato chiamato corridoio mediceo, che ricorda il vasariano; pertanto, Maddalena lo usava per spostarsi al coperto, rimanendo sempre a livello del primo piano.
Grazie a questo geniale cavalcavia fu costituito un accesso diretto alla Chiesa della SS Annunziata, sbarcando in un coretto interno da dove la povera inferma poteva assistere alle funzioni, protetta da una grata, lontana dagli sguardi dei curiosi.
Secondo quanto venne decretato dall’Arcivescovo del tempo, la finestrella dovette essere anche «ferrata grossa con una gelosia di legno…. in maniera che la suddetta Principessa e sue donne potessero guardare in Chiesa et non essere vedute».
Nel corridoio, lungo oltre cento metri e stretto poco meno di un metro e mezzo, furono collocate pitture con immagini sacre, tra le quali una serie di quadri dedicati alla Passione, illustrate con “versi Toscani“ per esplicare “tutti i divini misteri” della via Crucis.
La malata fu accudita per tutta la sua vita da due fanciulle e da due vedove, le quali avevano il compito di aiutarla quotidianamente. Queste quattro donne costituirono la sua piccola corte personale, una compagnia ben diversa da quella delle sue sorelle, sane e piene di vitalità, che si inebriavano di sfarzi e di comodità.
Maria Maddalena morì nel 1633,
Pochi anni dopo la morte della principessa, nel 1637, i collegamenti, eccetto il cavalcavia con l’Annunziata, furono demoliti, riqualificando l’edificio come palazzo, anziché come estensione privata dei conventi limitrofi.
Abitato dal 1645 da Benedetto Dragomanni, esponente di spicco della corte, l’edificio subì notevoli modifiche entro il 1651.
Al tempo dei Lorena si tornò a trasformarlo e, gratificato da un giardino che le guide descrivono come delizioso, fu sede del reggente Marco dei Beauveau, principe di Craon, Grande di Spagna e ministro plenipotenziario del granduca Francesco Stefano di Lorena, poi Primo Ministro del granduca Pietro Leopoldo.
Insieme al principe di Craon abitò anche sua moglie, la principessa Anna Margherita di Ligueville, bellissima donna che si dice fosse l’amante di Pietro Leopoldo e che avesse partorito molti figli (si vocifera addirittura una ventina) … non tutti, ovviamente, del marito!
Ulteriori interventi di abbellimento del palazzo vennero promossi da Pietro Leopoldo di Lorena al fine di renderlo ancor più accogliente e funzionale quale appartamento di rappresentanza: esso era ancora utilizzato ai tempi di Federico Fantozzi per alloggiare ospiti di riguardo quando venivano in visita alla corte.
A tale scopo, anche il corridoio venne ristrutturato e imbiancato, mascherando le impronte delle tele che per tanti anni avevano seguito l’infelice passaggio dell’ottava figlia di Ferdinando I. A testimonianza del fatto, è stata ritrovata una segnalazione del medesimo Fantozzi, che cos’ scrisse: «l’elegante giardino ed un corridore che porta in un coretto nella chiesa della Santissima Annunziata».
Nel periodo di Firenze capitale (1865 1871 vie) fu sede della Corte dei Conti e oggetto di alcuni lavori di adeguamento. Destinato nel 1880 a sede del museo archeologico (in modo da cogliere in un unica sede il museo etrusco ed il museo egizio già precedentemente istituiti), ebbe presumibilmente un restauro nel 1883-1884 ad opera dell’architetto Emilio de Fabris, in concomitanza con il riordino delle collezioni ed il nuovo allestimento voluto dall’allora direttore.
Recenti restauri hanno riportato alla luce alcune parti del vecchio camminamento, restituendole in tutta la loro mistica semplicità: la grata ornata di foglie e di volute da cui la donna discretamente si affacciava e persino i cuscini, ormai stinti e lisi sui quali si adagiava e che tristemente condivisero le sue sofferenze segrete di tribolata principessa quale fu Maria Maddalena de’ Medici.
Ottimo articolo, molto dettagliato e assai comprensibile. Questa storia non si trova nella maggior parte dei libri guida su Firenze. Grazie per la spiegazione
Interessante come tutti, brava leggo sempre con molto interesse