La magia del Ponte Carlo
Un antico ponte in pietra sul fiume Moldava, realizzato per collegare la Città Vecchia al quartiere di Malá Strana, ma il suo fascino è immortale.
Stiamo parlando del Ponte Carlo, che prende forma nella seconda metà del XVI secolo, nel cuore di Praga.
Divenuto con il passare del tempo il Simbolo della città, l’antico ponte è calcato ogni giorno da centinaia di persone. Lungo i suoi 515 metri, gli artisti di strada si esibiscono al fianco di musicisti e venditori di souvenir, mentre turisti e cittadini camminano l’uno al fianco dell’altro.
Voluto dal Re di Boemia e Imperatore del Sacro Romano Impero Carlo IV, fu progettato dall’architetto Petr Parléř dopo che egli aveva già firmato la Cattedrale di San Vito ed il Castello di Praga.
Venne edificato per sostituire il ponte di Giuditta, che era stato il primo ponte in pietra costruito sul fiume nel 1172, poi spazzato via da una piena del fiume Moldava nel 1342.
Per la sua realizzazione fu preso a modello il ponte di pietra di Ratisbona. I lavori ebbero inizio esattamente il 9 di luglio dell’anno 1357 e si conclusero nel 1402: in seguito, venne decorato (all’incirca a partire dal XVIII secolo) con il posizionamento di ben 30 statue in stile barocco raffiguranti i santi, lungo entrambi i suoi lati.
Il Ponte Carlo è divenuto nei secoli, molto celebre, non soltanto per la sua bellezza ma anche per le leggende di cui è oggetto.
Se infatti di giorno esso è tutto un brulicare di vita, di notte – in effetti – qualche brivido lo regala. Sembra che le statue si muovano, che parlino, che si mettano comode. E c’è chi sostiene che, quando sull’isola di Kampa (isola sita nel cuore della Moldava, nel centro di Praga) nasce un bambino, esse si animino per festeggiarlo e per promettergli protezione.
Ma le leggende non finiscono qua: quella più affascinante, a tratti pure un po’ macabra e nonostante tutto, assai famosa, ha per oggetto porprio una di queste statue. La figura marmorea in questione primeggia quasi al centro del ponte e ritrae San Giovanni Nepomuceno. Al proposito, si racconta che il re Venceslao IV, contrariato dal fatto che San Giovanni, allora prete di corte, si fosse rifiutato di riferirgli quanto detto in una conversazione intercorsa con la regina, lo punì tagliandogli la lingua e quindi uccidendolo.
I suoi resti sarebbero stati gettati dal Ponte Carlo e, nel punto in cui caddero, avrebbero fatto brillare cinque stelle nell’acqua. Di fatto sembra che la statua di San Giovanni Nepomuceno sia stata posizionata nel punto esatto da cui il corpo sarebbe stato gettato. E quelle stesse cinque stelle, insieme alla croce che egli sostiene, sono divenute la rappresentazione, il simbolo del Santo: ecco perché, è usanza popolare ormai diffusa accarezzarne la croce, dispensatrice di fortuna per chi compie tale gesto. Pare che a crederci siano davvero in molti visto e considerato che, di fronte alla statua, ogni giorno si assiste ad una lunga fila di turisti che attendono diligentemente il proprio turno pur di porgere il proprio omaggio al santo!
Ma non è questa l’unica leggenda che ha per oggetto il Ponte Carlo.
Si narra anche che, per molto tempo, quel che veniva costruito di giorno crollasse poi durante la notte. Patendo i segnali di un cattivo presagio e preso dalla disperazione, l’architetto incaricato della costruzione, si convinse addirittura a scendere a patti con il diavolo. L’accordo fu il seguente: una volta portati a buon fine i lavori, Satana avrebbe potuto rubare l’anima alla prima persona che avesse attraversato il ponte, durante la notte. Credendo stoltamente di ingannarlo, all’imbrunire, l’architetto liberò sul ponte un gallo: ma il diavolo, furibondo per il ridicolo tranello che gli aveva teso, intese punire l’arditezza dell’uomo infliggendogli la peggiore delle pene. E quando la moglie del capomastro giunse sul ponte per soccorrere il marito ferito, il diavolo le strappò l’anima dal petto, uccidendola brutalmente.
Il Ponte Carlo pare essere legato a doppio filo anche ai cosiddetti Vodink, i folletti che secondo gli abitanti del luogo vivrebbero nelle acque della Moldava. Anche in questo caso la leggenda non è lieta: questi folletti malefici sarebbero in grado di catturare chiunque cada nelle acque del fiume. I poveri malcapitati, infatti, una volta annegati verrebbero trascinati sul fondo del fiume e chiusi dentro a grandi pentole, che li imprigionerebbero per sempre, al fine di conservare le loro anime.
Ma finiamo in bellezza, e chiudiamo il nostro reportage sul ponte di Praga con una storia più divertente e leggera.
Con molta probabilità, la realizzazione di questo ponte dette davvero del filo da torcere ai suoi progettisti. Pare che anche Carlo IV, dopo averne ordinata la costruzione, fece un accorato appello al suo popolo, invitando tutti gli abitanti dei villaggi, compresi quelli limitrofi, ad inviare quante più uova riuscissero a recuperare, affinché potessero essere impastate insieme alla malta, al fine di riuscire a rinforzare saldamente il preparato cementizio necessario per la realizzazione dei pilastri. I sudditi risposero tutti al loro re, inviando interi carri pieni di uova.
Addirittura, gli abitanti di Velvary, per la paura che i gusci si rompessero durante il viaggio, decisero di inviare le uova direttamente già ….assodate!
Se sia stato merito dei tuorli oppure delle chiare, nessuno potrà mai appurarlo: a frittata fatta possiamo ritenere che la ricetta fosse quella giusta!
Infatti, a differenza del suo predecessore Giuditta, il Ponte Carlo è sopravvissuto a molte alluvioni, la più recente delle quali è occorsa nell’agosto del 2002 quando il paese dovette affrontare il peggiore evento atmosferico degli ultimi 500 anni!
Interessante, capisco le leggende non tutte allegre, Praga magnifica città ma dall’atmosfera a volte cupa, io l’ho visitata proprio in occasione di un periodo in cui ci furono degli allagamenti e ho potuto ammirare il Ponte solo da lontano
La ringrazio di vero cuore , e’ molto interessante anche questa sua considerazione !