La regina del deserto
«Ci ritirammo a riposare, ma una notte orientale non è fatta per dormire. Gli animali del villaggio condividevano in tutto e per tutto questa convinzione. […] C’era troppa luce per dormire. La luna inondava il cielo, e laddove l’ombra del muro finiva, quell’intensa luminosità filtrava persino attraverso le palpebre chiuse. Il mondo era troppo bello per dormire» G. BELL
Seducenti, spietate e terribili, quasi sempre inafferrabili. Spesso a giocare un ruolo determinante nello spionaggio mondiale non sono stati gli uomini ma le donne, capaci di far emergere la loro tenacia, la loro intelligenza e parecchia astuzia.
Molte di loro sono state raccontate nei romanzi, oppure sono divenute fonte d’ispirazione per film di successo come la famosissima «femme fatale» Mata Hari, pseudonimo di Margaretha Geertruida Zelle. Altre invece, seppure il loro operato abbia fornito un contributo fondamentale ai posteri, sono rimaste più nell’ombra, figure ancora tutte da scoprire.
La protagonista del mio racconto odierno è appunto una di esse, il suo nome era Gertrude Bell.
Definita niente meno che “la regina senza corona dell’Iraq”, in Medio Oriente finirono addirittura per chiamarla “Sir”, riconoscendole con questo lo status di un uomo e quel potere che in Inghilterra, come donna, le sarebbe sempre stato precluso.
Questa donna percorse tutti i deserti del Medio Oriente, strinse rapporti di amicizia con i capi delle tribù e contribuì alla definizione di regni e confini in quella porzione del mondo che agli inizi del Novecento era la terra più contesa tra le grandi potenze. Gertrude fu una viaggiatrice audace, una esploratrice impavida, una scrittrice, una fotografa, un’archeologa e infine … pure un’abilissima spia.
Ma prima che tutto questo accadesse Gertrude fu una fanciulla, come tutte le altre del suo tempo.
Gertrude Margaret Lowthian Bell era nata il 14 luglio 1868 a Washington Hall, nella contea di Durham, da una ricca famiglia di industriali. Destinata a trascorrere il suo tempo tra un salotto e una festa da ballo, debuttò in società nel 1891. Ma Geltrude detestava quell’ambiente tanto sfarzoso quanto povero di stimoli: lei non si concedeva e neppure godeva della simpatia degli altri suoi coetanei che la consideravano una snob intellettuale. In effetti, lei certo non si interessava di ricamo o tantomeno suonava il pianoforte, passatempo preferito di tutte le altre ragazze di buona famiglia. Geltrude voleva studiare, bramava conoscere e, soprattutto, voleva andarsene!
E poiché la storia era una tra le poche materie che all’epoca erano ritenute accessibili alle donne, si dedicò al suo apprendimento, con tutta l’energia che aveva in corpo. Di fatto, a sedici anni appena compiuti, Gertude risultò la prima donna in assoluto ad essere ammessa ad Oxford. Ne uscirà due anni dopo laureata in Storia Moderna, ovviamente con il massimo dei voti.
L’occasione per andarsene come era da sempre stato nei suoi programmi, arrivò l’anno seguente quando il padre acconsentì a mandarla a Teheran dove lo zio sir Frank Lascelles era stato ambasciatore. La giovane partì nel maggio del 1892: da qui ebbe inizio ogni cosa.
Dopo questo suo primo viaggio in Persia, Gertrude si legherà per sempre all’Oriente tornandovi più e più volte, organizzando lunghe spedizioni, esplorandone tutti i meandri fino a penetrare nelle complesse dinamiche che regolavano le relazioni tra le tribù locali. Si appassionerà anche all’archeologia e studierà le lingue: conoscendo già il francese, il tedesco e l’italiano, imparerà il persiano, il turco e pure l’arabo.
Nella sua lunga esperienza in Oriente, questa donna dotata di una incredibile energia quanto di un’inusitata intelligenza, visse a Gerusalemme, visitò Petra, il Giordano, il Mar Morto, la Palestina e la Siria, si recò a Damasco, Beirut, Antiochia, Alessandretta, financo in Turchia.
Ma, di tutti i suoi vagabondaggi, il deserto resterà comunque il suo più grande amore: monterà cavalli e cammelli come un uomo, porterà sui capelli rossi una kefiah azzurra per proteggersi dal sole e dalla sabbia e viaggerà con una carovana carica di bauli attraverso le sterminate distese di “polvere e pietre“.
I beduini presero a chiamarla El Khatun, la Signora: ne ammiravano il coraggio e la accoglievano ovunque con reverenza. Gertrude comprese presto che poteva contare sulla sacra ospitalità prescritta dal Corano e capì inoltre che mostrarsi come una ricca signora suscitava un certo rispetto. Perciò non rinunciò mai ad abiti da sera, pellicce e gioielli e portò sempre con sé ricchi doni da offrire ai suoi ospiti. Pensate che del suo bagaglio faceva parte persino una vasca da bagno pieghevole, un lusso che si concedeva quando si accampava nel deserto, sotto le stelle. A parte questa sua eccentricità, condusse comunque una vita piuttosto spartana e decisamente differente rispetto ad ogni donna di quel tempo.
Venne ricevuta ovunque come una regina; i capi tribù la omaggiavano uccidendo animali in suo onore e offrendole in dono la parte più pregiata, la testa. Ma come donna, Gertrude ebbe accesso anche agli harem e alle informazioni che potevano fornirle le altre donne. Per questa sua profonda conoscenza del territorio, per il fatto di beneficiare di contatti diretti con i capi delle tribù e per le sue infinite capacità di accesso a vastissime informazioni, Gertrude divenne anche il primo ufficiale donna dell’Intelligence militare britannica nella Prima Guerra Mondiale. Con il tempo, divenne anche un’ abilissima spia e sebbene mal tollerata dagli altri militari, suoi commilitoni, Gertrude sarà infatti l’unica persona in grado di disegnare per l’esercito inglese accurate mappe per giungere a Baghdad attraverso vie sicure.
Insieme all’iniziatore della Rivolta Araba contro l’Impero Ottomano T.E. Lawrence, conosciuto in Mesopotamia nel 1909, Gertrude entrerà a far parte del nuovo Arab Bureau fino a raggiungere la carica di Segretario per l’Oriente.
Sarà anche l’unica donna del gruppo di orientalisti che verranno convocati da Churchill alla Conferenza del Cairo del 1921 per decidere i destini dei territori appartenuti all’Impero Ottomano, ormai in dissoluzione.
Ma quel che è ancora piu incredibile è il fatto che la Bell non fu solo testimone di tutto questi eventi, ella fu -nel bene o nel male- l’ artefice della nascita dello stato iracheno. Suo il merito di avere riunito tutte le tribù sotto un unico re. E poco importa se il suo nome era Faysal, una figura assai gradita al Regno Unito per via dei forti interessi nutriti nella zona al fine di proteggere la via di accesso all’India e mantenere un controllo sui ricchi giacimenti di petrolio.
E poi, il ruolo di Gertrude non fu solo politico: pochi suoi connazionali adesso lo ricordano ma è suo anche il merito di avere fondato il Museo Archeologico di Baghdad nell’intento di salvare e custodire nel loro luogo d’origine le testimonianze delle culture che aveva ammirato durante i suoi viaggi. Non paga, istituì anche le prime scuole femminili musulmane. Conclusa la guerra, ella non se ne tornò mai in patria, visse e morì a Baghdad.
Accadde nella notte tra l’11 e il 12 luglio del 1926. Aveva ingerito una grande quantità di sonniferi perché da tempo non dormiva bene e soffriva di depressione. La sua partecipazione alla guerra l’aveva trasformata da esploratrice in spia e infine in burocrate. In una lettera alla matrigna scriveva: «la mia vita qui è in piena solitudine: non so cosa fare nei pomeriggi. A parte il museo questa vita non mi diverte affatto».
La versione ufficiale sostenne la tesi dell’incidente ma aleggiò il sospetto del suicidio. I funerali della “madre dell’Iraq” furono sontuosi e partecipati da tutte le personalità dell’epoca. Tuttora, da più di 90 anni, una famiglia araba si occupa della sua tomba nel cimitero inglese di Baghdad.
Al Khatun, la ‘regina del deserto’, cosi come veniva chiamata, è stata una figura singolare nel mondo dell’intelligence in ‘rosa’. Capace, da donna, di intrecciare e intessere rapporti personali con i principali capi arabi e allo stesso tempo strenua oppositrice del suffragio universale femminile nell’Inghilterra edoardiana, ha lasciato in eredità, ai britannici e al mondo intero, uno straordinario archivio fotografico e documentale dei suoi viaggi e dei suoi incontri.
Eppure, l’Occidente, l’ha quasi totalmente dimenticata.
Molto interessante non conoscevo la storia
Grazie mille !!!
Come oramai ci ha abituato, i suoi racconti sono deliziosi!!! Grazie
Grazie infinite !! Sempre gentilissimo !