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Il pilastro del giornalismo

«L’Italia non ha futuro perché non si cura di sapere nulla del proprio passato»

Indro Montanelli

Il 22 luglio 2001  moriva il giornalista italiano Indro Montanelli.

Difficile trovare una definizione adeguata per l’uomo che fu: forse lo si sarebbe potuto definire come un sorso d’acqua che va sistematicamente di traverso: contrario alla legalizzazione delle droghe leggere ma deciso a favore dell’eutanasia. Un uomo che riuscì a condividere con i suoi interlocutori visioni tanto liberali, quanto illiberali al tempo stesso, un giornalista che ha saputo sempre distinguersi per la sua arguta quanta innata capacità di pensiero.

Montanelli era estremamente libero, non aveva alcuna posizione ideologica da difendere a priori.

In altre parole, egli non era ricattabile e quindi non aveva nessuna remora, neanche nell’ammettere di aver sbagliato.

Fu uno dei primi a sostenere Silvio Berlusconi quando l’allora imprenditore si lanciò nell’editoria italiana. Fu anche il primo a staccarvisi non appena il Cavaliere decise di entrare in politica, cosa che gli costò il posto di direttore del Giornale che lui stesso aveva fondato.

Insomma, la vita di Montanelli si è giocata sempre in bilico come quella di un funambolo che passeggia avanti e indietro su di un filo, lassù, in alto, tra incoerenza e onestà intellettuale.

Indro Montanelli era quello che si definisce un toscanaccio, ovvero un personaggio imprevedibile e apparentemente burbero. Era nato a Fucecchio, un paese vicino Firenze, nel 1909. Laureatosi in Giurisprudenza e Scienze Politiche, si era affacciato al mondo del giornalismo italiano nell’Italia degli anni Trenta, al tempo in cui non esisteva alcun giornale senza il benestare di Benito Mussolini. Per fare il giornalista, come per svolgere la maggioranza delle professioni, occorreva possedere la tessera del partito fascista e Montanelli fu uno di quelli, come molti altri bisnonni italiani. Tuttavia, Montanelli lavorò anche per testate che presto ruppero con la propaganda conformista del regime mussoliniano.

Poco prima dell’inizio della Seconda Guerra Mondiale venne assunto dall’allora direttore del Corriere della Sera, Borelli, come redattore viaggiante; nell’arco di quei sei anni, i più bui della storia del Vecchio Continente, si girò tutta l’Europa e quando alla fine della guerra fece ritorno in Italia, si era distinto per la sua non comune forza espressiva.

Le sue stravaganze non finirono mai di stupire: definito da taluni un conservatore – perché volto a sostegno della piccola e media borghesia milanese –  si schiererà poi contro la Legge Merlin (dal nome della promotrice, nonché prima firmataria della norma, la senatrice Lina Merlin), nata per abolire le case di tolleranza al fine di deregolamentare la prostituzione.

Dopo aver condannato il fascismo, non si fece problemi a condannare altresì il comunismo e fu il primo, l’unico, a recarsi a Budapest nel 1956, quando era in corso la rivoluzione ungherese, una sollevazione armata di spirito antisovietico scaturita nell’allora Ungheria socialista.

Indro Montanelli insieme a Silvio Berlusconi

È stato il primo ad invocare a gran voce la Presidenza femminile della Repubblica italiana, suggerendo che venissero elette donne del calibro di  una Rita Levi Montalcini o di una Emma Bonino (che proprio donna conservatrice non è!).

Nel frattempo, fondava  Il Giornale per poter esprimere il proprio punto di vista senza dover subire tagli editoriali o categorie ideologiche, dando voce per la prima volta ad un elettorato moderato.

E ancora, il suo nome si è legato insieme a quelli di Roberto Gervaso e  Mario Cervi nello scrivere La storia d’Italia, ben 22 volumi che raccontano la storia della nostra penisola, dall’Impero Romano al 1997.

E’ stato sempre lui, lo stesso Indro Montanelli,  che intese opporsi alla trattative tra Stato e Brigate Rosse per la liberazione del leader della Democrazia Cristiana, Aldo Moro; quelle medesime BR che poi, lo gambizzarono a Milano.

L’elenco delle imprese e delle posizioni controverse di Montanelli potrebbe continuare a lungo, ma  per concludere degnamente questa sua carrellata di intenti, di controsensi e di ideali, ci è sufficiente ricordare che fu un uomo capace di scriversi il necrologio da solo, chiedendo che, dopo la sua morte, venisse evitata qualunque forma di cerimonia, religiosa e non.

Da quando Indro Montanelli è scomparso la sua mancanza all’interno della cultura italiana si nota in maniera importante; il ricordo della sua presenza sanguigna e amante della verità riacutizza sempre più il dolore per la sua perdita. Montanelli era, oltre che un uomo con la passione del giornalismo scritta nel sangue, un personaggio incapace di aderire ai luoghi comuni più conclamati: l’ultimo vero inviato d’assalto, un esempio di quel tipo di giornalismo che sembra ormai scomparso, quello che produceva storia nel suo farsi.

Indro Alessandro Raffaello Schizògene Montanelli (Fucecchio, 22 aprile 1909 – Milano, 22 luglio 2001), è stato un giornalista e scrittore italiano.
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Barbara Chiarini

Barbara Chiarini nasce a Firenze nel 1967. Laureata in Architettura con indirizzo storico-restauro e conservazione dei Beni Architettonici, si ritiene un architetto per professione, una scrittrice per passione, ed una fiorentina D.O.C. Autrice del libro “Per le Antiche Strade di Firenze”, “Una finestra affacciata dull’Arno” e “Su e Giù per le strade di Firenze”, ella è anche la fondatrice nonche’ uno degli Amministratori di questo Blog.

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