I racconti di MileniK,Le vostre storie

Appuntato, brigadiere, maresciallo

«Brigadiere!» Urlò il sottufficiale entrando e, prima di sedersi, dedicò uno sguardo alla foto appesa alla parete tra il gagliardetto giallo della Guardia di Finanza e quello azzurro della Polizia di Stato. Non mancava mai di guardarla arrivando, era diventato un rito per auspicare una buona giornata.
«Comandi, Maresciallo!» rispose il subalterno mettendosi sull’attenti.
«Oh eccola finalmente! Mi hanno riferito che ha cercato di interrogare il sospettato. Quante volte glielo devo ripetere? Quante volte devo dire ancora che qui, in questa caserma, gli interrogatori li conduco io? Lei, Brigadiere Fabbrini, non conosce la differenza tra assicurarsi notizie e ottenere informazioni. Con il suo ostinato comportamento farà fallire le nostre indagini, mi ha capito?»
Sapeva di essere stato troppo severo ma il suo grado glielo imponeva. Colse il fuggevole sguardo che il Brigadiere rivolse alla foto ma ignorò l’attimo di condivisione fraterna.
«Mi scusi Maresciallo notizie e informazioni sono la stessa cosa, la prima è sinonimo dell’altra. Il Regolamento mi permette di fare indagini e interrogare testimoni e indiziati, non ho fatto niente di sconveniente. Lei era a fare la perquisizione nell’appartamento e sappiamo bene entrambi quanto siano importanti i tempi. Ho fatto del mio meglio signore!» sottolineò il Brigadiere sempre sull’attenti.
Il Maresciallo si appoggiò sconsolato alla poltrona e chiuse per un momento gli occhi. Fabbrini guardò di nuovo la foto. Vi erano ritratti tre giovani carabinieri sorridenti e felici.

Era stata scattata nel grande cortile della Scuola di Marescialli e Brigadieri di Velletri. Diventati amici inseparabili al momento dell’arruolamento, quel giorno il Maresciallo Fabbri e il Brigadiere Fabbrini si erano recati all’adunata del primo anno di carriera e, in quell’occasione, si erano imbattuti in un carabiniere distratto che li aveva investiti. Forti del loro grado i due amici avevano preteso scuse formali e il controllo dei documenti d’identità del malcapitato. Scoprirono così che il cognome del giovane militare assomigliava al loro. Erano in tre: Fabbri, Fabbrini e Fabbroni.
Divertiti dall’incredibile coincidenza i tre si concessero una foto per immortalare quel momento.
Per un paio d’anni rispettarono la promessa di incontrarsi, per una birra, ogni 6 giugno in occasione della festa dell’Arma ma poi si erano perso di vista, ognuno impegnato nelle proprie mansioni. Fino a che qualche anno prima si erano ritrovati operativi nella stessa Legione, stessa Compagnia e stessa caserma.

Gli amici della Polizia di Stato avevano captato uno strano messaggio mentre intercettavano i movimenti di una banda di famosi ladri, avevano passato il fascicolo ai Carabinieri perché ne controllassero la provenienza e ciò che poteva nascondere quel messaggio in gergo criminale.
Il Maresciallo aveva così provveduto a invitare la sospettata presso i loro uffici.
Tradotta per accertamenti la signora Scribacchini aveva parlato subito con un sottufficiale che le aveva posto strane domande senza mai svelarle quale fosse il motivo della sua permanenza in caserma. Non aveva fatto niente di male, non era nel suo costume ma aveva accettato di seguire i due militari incuriosita dalla richiesta.
Stava perdendo la pazienza, erano ore che le dicevano di aspettare in quella stanza mal arredata e scomoda il ritorno del Maresciallo che avrebbe risposto alle sue domande e lei si chiedeva perché le avessero chiesto di andare quando, chi la voleva, non era in ufficio.
«Appuntato!» sentì tuonare oltre la porta, poi più niente.

Si alzò nervosa, cosa mai volevano quei carabinieri da lei? Aveva un appuntamento con un editore di una certa rilevanza con il quale doveva programmare la pubblicazione di un libro, opere da lei scritte, a cui teneva in particolar modo. Era stata gratificata dalle parole di un esperto di grosso calibro ed era felice; aveva condiviso la sua gioia con le amiche chattando col cellulare, che fosse proibito? Non le sembrava di aver fatto qualcosa di sbagliato.
«Appuntato ha convocato i testimoni che Le ho detto stamattina?» Chiese il Maresciallo abbassando la voce.
«Signorsì il primo appuntamento è fra un’ora.» rispose pronto il militare.
«Bene faccia accomodare la signora Scribacchini. Dopodiché può andare con il Brigadiere a raccogliere le deposizioni dei vicini, questo fatto si è già protratto a sufficienza.»
«Fabbroni che sta aspettando? Si muova il Brigadiere è già in auto» disse il Maresciallo quando il carabiniere, fatta accomodare la signora, rimase un momento nella stanza.
«Fabbrini che c’ha il Maresciallo oggi? È tutto agitato, non si è mai comportato con noi così distaccato, deve avere qualcosa di traverso.»
«Hai ragione so che il Vice Commissario in Questura gli ha fatto pressione per queste indagini.»
«Secondo me quella signora è innocente: l’abbiamo fatta aspettare ore da sola e non si è tradita, non ha chiamato, non ha chattato con chicchessia. Questa volta i poliziotti hanno preso un granchio, non possiamo controllare ogni termine sospetto. Va bene che la frase “La pittura è cieca testimone della ricchezza” di per sé è alquanto sospetta, ma non è detto che “il premio” a cui la signora fa riferimento parlando con le amiche, sia per forza il provento di un furto d’arte. Che dobbiamo scoprire dal vicinato? Che la simpatica vecchietta ha una doppia vita e la notte scavalca il balcone e
se ne va a rubare nei musei quadri di inestimabile valore?» chiese il Brigadiere spegnendo il motore.
«Fabbrini hai capito perfettamente, siamo di fronte a una errata interpretazione delle intercettazioni; dovremmo dire ai poliziotti di ridurre le ore di servizio notturno, si stancano troppo e poi capiscono fischi per fiaschi non possiamo riparare a tutto noi! La perquisizione dell’appartamento non ha dato frutti. Facciamoci due chiacchiere con i vicini, ma vedrai che troveremo qualcosa di ben diverso da un illecito malloppo, magari un quadro “premio” per la sua condotta irreprensibile.» disse l’Appuntato aprendo la portiera.
«Siamo d’accordo allora dividiamoci: io cerco informazioni dai coinquilini mentre tu chiedi notizie ai commercianti di zona. Ah prima di rientrare ricordiamoci di acquistare un paio di birre che anche quest’anno dovremo festeggiare in caserma l’anniversario del nostro incontro e domani è il 7 giugno.»

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Milena Beltrandi

Emiliana a Firenze dal 1970, fa parte del Gruppo Scrittori Firenze. Scrive dal 2017. Alcuni suoi romanzi hanno ottenuto menzioni e premi come: il Nabokov, l’internazionale Pegasus Montefiore Conca, La Ginestra monologo teatrale e III° x racconto La Città sul Ponte. Ha partecipato a 5 antologie a tema e pubblicato una propria raccolta di racconti e ricette Attualmente fa parte della giuria per La città sul ponte.

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