Firenze,Il ricettario della nonna

Il liquore dei Medici

È l’orgoglio mio più grande, quello di essere fiorentina.

Che cosa volete farci? Adoro leggere, studiare,conoscere e raccontare tutto a proposito della mia città e delle sue mille piccole grandi curiosità!

Quella che mi accingo a ricordarvi oggi è la storia di come nacque uno dei nostri  liquori più antichi. 

Qualche indizio per riconoscerlo?

È composto da alcol puro, zucchero, acqua, cocciniglia, scorza di arancia, acqua di rose e numerose spezie, quali cannella, chiodi di garofano, vaniglia, cardamomo e fiori di anice.

Sembra quasi sciropposo, in effetti è molto dolce, ma il sul odore è  davvero gradevole. 

La gradazione alcolica  si aggira tra i 21-32%.

I Medici ne erano grandi estimatori, in particolare Caterina la quale, una volta sposatasi con Enrico II di Orléans, fece conoscere questa sostanza alcolica anche in Francia, favorendone la diffusione in molte altre cucine reali. 

Per questo cominciò ad essere chiamato da tutti il “liquore de’ Medici” ma il suo vero nome era un altro … Sono certa che avrete già tutti indovinato! 

Stiamo parlando dell’Alchermes.

L’origine di questo suo titolo tanto particolare è da ricercarsi nella lingua araba, القرمز, al-qirmiz, da cui la parola “verme“, cioè un insetto che cresce nel Coccus Bophica, imparentato con la famiglia delle cocciniglie.

Dopo un lungo procedimento di trasformazione, in passato esso veniva utilizzato per colorare pezze e tessuti di vermiglio oppure di cremisi. Essendo però anche commestibile, con il tempo esso cominciò ad essere utilizzato anche per le colorazioni alimentari.

L’Alchermes arrivò in Europa, e conseguentemente anche in Italia, per via dell’invasione araba della Spagna ma, in principio, non risultò essere un prodotto molto apprezzato e non trovò neppure un largo utilizzo nelle cucine degli stati del medioevo e del rinascimento. Ma a Firenze, l’Alchermes si creò una propria e identitaria collocazione, diffondendosi a partire dal periodo mediceo. Fu così che esso prese ad essere considerato un prodotto pregiato e forse, con qualche cenno alchemico, anche una sorta di “elisir della lunga vita”.

Le ricette tramandate dagli arabi e susseguentemente dagli spagnoli, portarono a numerose variazioni, ma come spesso succedeva in questi casi, erano i frati dei conventi che avevano l’opportunità di produrre su vasta scala i prodotti a base alcolica. Erano infatti utilizzati come “medicinali naturali” o essenze mistico-religiose. 

A Firenze la principale fucina di produzione dell’Alchermes fu il convento di Santa Maria Novella che con la sua proverbiale farmacia detenne per secoli il segreto della sua ricetta. La leggenda narra che però gli acerrimi nemici della città del giglio, vale a dire i senesi, riuscirono a rubare le modalità di produzione e la lista degli ingredienti e da qui il liquore si diffuse in tutta Europa.

L’ Alchermes originale dell’Officina Farmaceutica di Santa Maria Novella è ancora ad oggi prodotto e commercializzato in una bella e caratteristica bottiglia di vetro. Basato sulla ricetta originale datata XV secolo, essa  venne quindi riformulata nel 1743 da Fra’ Cosimo Bucelli, il quale all’epoca, era direttore dell’Officina. Il primo prezzario risale invece all’anno1859.

Il colore rosso rubino brillante e il gusto caldo e piccante, lo rendono un liquore unico. 

Da qualche tempo poi L’Alchermes è stato riconosciuto quale prodotto tradizionale della Regione Toscana. Ecco perché la sua bottiglia è sempre presente nelle cucine di tutte le buone massaie fiorentine, come anche di quelle dei dintorni. 

La Zuppa Inglese

Ovviamente, negli anni, è un po’ cambiato l’uso che ne viene fatto: non più tanto come liquore, bensì più in pasticceria per “inzuppare” i biscotti, come nella Zuppa Inglese o per il Pan di Spagna usato per  confezionare  lo Zuccotto, come anche per le tipiche Pesche di Prato. In questo capoluogo, il liquore rosso ha trovato anche un altro utilizzo (ai più insospettato): mi riferisco alla produzione della mortadella locale che consiste in un insaccato simile ad un salame cotto in cui, in origine, venivano usate le carni di scarto avanzate dal confezionamento della finocchiona, che poi venivano macinate e cotte con aglio e altre droghe. L’ aggiunta del liquore conferiva alle carni un invitante colore rosso che si manteneva nel tempo.

Le Pesche di Prato

E adesso, per chi volesse cimentarsi nella preparazione casalinga di questo antico rosolio, eccovi di seguito trascritta la ricetta che Paolo Petroni indicava  nel suo ricettario “Il libro della vera cucina fiorentina”:

Alchermes di Firenze:   

Per circa 2 litri:

Alcool puro a 95° 600 gr
Zucchero 600 gr
Acqua di rose 100 gr

Cocciniglia 10 gr
Cannella 10 gr
Coriandolo 10 gr  

Macis 3 gr
Cardamomo 10 granelli
Chiodi di garofano n°4
Scorza d’arancio dolce 5 gr
Anice stellato (fiori) 3 gr
Vaniglia ½ stecca

Procedimento:

Pestare nel mortaio tutte le droghe, meno la vaniglia da tagliare a pezzettini, e metterle in un bottiglione con l’alcool e 300 gr di acqua pura.

Tappare il recipiente e lasciare in infusione per un paio di settimane, ricordandosi di agitarlo almeno una volta al giorno.

Trascorso questo tempo sciogliere a freddo lo zucchero in mezzo litro di acqua pura ed unirlo all’infuso.

Agitare bene e lasciar riposare un’ altra giornata.

Alla fine filtrare il liquore con un cono di carta da filtro e aromatizzare con l’acqua di rose.

 

E allora, amici carissimi, che cosa ne dite? Ci facciamo un Alchermes?

 

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Barbara Chiarini

Barbara Chiarini nasce a Firenze nel 1967. Laureata in Architettura con indirizzo storico-restauro e conservazione dei Beni Architettonici, si ritiene un architetto per professione, una scrittrice per passione, ed una fiorentina D.O.C. Autrice del libro “Per le Antiche Strade di Firenze”, “Una finestra affacciata dull’Arno” e “Su e Giù per le strade di Firenze”, ella è anche la fondatrice nonche’ uno degli Amministratori di questo Blog.

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ANNAMARIA PAZIENZA MEISEL

ECCELLENTE DESCRIZIONE ! COMPLIMENTI

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