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Woodstock, basta la parola!

«Tutte le volte che salgo su un palco è come se rivivessi lo spirito di Woodstock» 

Carlos Santana

Era il 18 agosto del 1969 quando ebbe termine il concerto più importante della storia della musica contemporanea: tre giorni di gioia, di trasgressione, di umanità, di stravaganza e naturalmente di musica….. tantissima musica rock!

Avrete certamente capito che stiamo parlando di Woodstock, un ricordo ormai adulto ma non svanito, vivido nella mente di tutti coloro che ne hanno sentito anche soltanto parlare o hanno visto qualche documentario sull’evento. 

Il Festival di Woodstock è stato riconosciuto come Il Festival per antonomasia, quell’evento che riuscì a coinvolgere nel cuore e nell’anima, migliaia e migliaia di giovani: Il Festival più trasgressivo, quello senza precedenti, un’occasione musicale che raccolse il grido di un’intera generazione, quella del 1968.

Il pubblico di Woodstock, Bethel – White Lake -New York. 15-18 agosto 1969

 

Sono passati ormai più di cinquant’anni da allora, ma c’è ancora chi ama percorrere gli Stati Unitisulle tracce di quelle note, forse ormai svanite, ma che sono state davvero importanti per una generazione che si sentiva libera di emanciparsi, intenzionata a spezzare le catene ideologiche e a distaccarsi finalmente e per sempre dalle logiche retrograde della prima meta del XX secolo.

L’organizzazione del concerto fu un’impresa gigantesca quanto inimitabile: non a caso, Joel Makower e gli altri organizzatori continuarono sempre ad avvalorare il mito del miracolo. 

L’evento si delineò tra difficoltà e colpi di fortuna. 

Tempi strani quelli, tempi difficili: a Berkeley gli studenti erano in rivolta, la guerra del Vietnamsi ingigantiva sempre più e il servizio militare stava per essere imposto pure ai diciannovenni; ma al contempo la missione spaziale Apollo 9 si prendeva il suo meritato successo e nell’Olimpo delle star, John Lennon sposava la sua Joko Ono.  

Agosto arrivò con un esodo di giovani che provenivano da ogni angolo degli Stati Uniti e non solo. Quando si sarà concluso, l’evento avrà un eco enorme ed i giornali di mezzo mondo loderanno, contrariamente ad ogni pronostico, il comportamento degli hippies, definendo Woodstock un raduno pacifico.

 Il programma prevedeva tre giornate 15, 16 e17 agosto ma poi i giorni di musica divennero quattro: la data del 18 agosto, che non era stata prevista dagli organizzatori, sarà peraltro il vero boom del concerto, il momento culminante, il massimo del divertimento.

«Pace e musica» questo il motto degli organizzatori come di tutti coloro che vi parteciparono.

Joel Rosenman, Artie Kornfeld, John Roberts e Mike Lang, i quattro organizzatori, non avevano immaginato minimamente che la portata di questo evento potesse divenire così vasta: la loro idea vincente fu quella di pubblicare un annuncio sul New York Times, con la seguente scritta: «Giovani con capitale illimitato sono alla ricerca di interessanti opportunità di investimento e business legali».

Roberts aveva ereditato un po’ di soldi e quindi aveva deciso di investirli nella musica con l’aiuto dei suoi tre amici. Nel loro progetto originario essi volevano creare uno studio di registrazione per gli artisti rock dello stato di New York: invece, furono Lang e Cornfield a lanciare l’idea di registrare un concerto, come una sorta di evento lancio, programmandolo nella cittadina di WallKill; ma gli abitanti della zona non accolsero affatto bene l’idea, ritenendo il concerto un pericolo sociale.

Fu allora che entrò in scena Max Jaz, il proprietario di un caseificio con ben 600 acri di terreno annessi con incluso uno stagno, a Bethel, White LakeNew York, quel medesimo stagno in cui migliaia di hippies faranno il bagno nudi, immortalando uno dei momenti chiave di Woodstock.

Alcuni fans seduti sul tetto di un bus durante il concerto di Woodstock, 15-18 agosto 1969

Ovviamente, l’ enorme parco non era dotato né di un vero e proprio ingresso né, tanto meno, di recinzioni. Fu così che Woodstock, a discapito delle critiche, divenne un festival aperto a mezzo milione di ragazzi che bramavano una gran cosa chiamata libertà!

Le notizie corrono veloci, si sa: così, in pochi giorni arrivarono a Woodstock moltissimi giovani provenienti da tutta l’America. Il 13 agosto erano già in più 50.000 ma, a evento concluso, il numero dei partecipanti verrà stimato attorno ai 500.000: addirittura, molte fonti riporteranno per certo  oltre un milione di presenze: davvero un considerevole numero di persone per cui si racconta che gli artisti che si esibirono, per raggiungere il palcoscenico, dovettero muoversi con elicotteri e navette!

Il 15 agosto alle ore 17:00 del pomeriggio lo show ebbe inizio.

Sul palco salirono in molti, moltissimi: da Richie Havens, che fu il primo a cantare, a Joan Baez che si esibì nonostante fosse incinta al sesto mese, da Carlos Santana, a Jimi Hendrix (il quale riuscì a cantare per più di due ore di fila!), fino ad un altro giovane destinato a diventare una leggenda del rock, Joe Cocker e molti altri ancora.

Woodstock è stato Il Festival della Storia, l’evento per antonomasia, il luogo che vide inneggiare alla parola libertà come la più bella mai pronunciata. Woodstock rimarrà nella storia come un evento irripetibile che è riuscito a mantenere immutato e vivo ancora ad oggi il ricordo, pure nel cuore di chi non c’è stato, di chi a quel tempo non era ancora nato come di chi continua a riconoscersi in quegli anni, in quelle canzoni, in quell’atmosfera, in quelle parole, in quel  grido unanime di amore e di pace!

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Barbara Chiarini

Barbara Chiarini nasce a Firenze nel 1967. Laureata in Architettura con indirizzo storico-restauro e conservazione dei Beni Architettonici, si ritiene un architetto per professione, una scrittrice per passione, ed una fiorentina D.O.C. Autrice del libro “Per le Antiche Strade di Firenze”, “Una finestra affacciata dull’Arno” e “Su e Giù per le strade di Firenze”, ella è anche la fondatrice nonche’ uno degli Amministratori di questo Blog.

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