Piazza San Firenze
Della serie… In giro per ⚜️Firenze…Piazza di San Firenze.
Nomi precedenti: Piazza di Sant’Apollinare, piazza di San Pulinari.
Piazza di San Firenze è uno spazio urbano del centro storico di Firenze, a cui si può accedere da via de’ Gondi, via della Condotta (canto dei Cartolai), via del Proconsolo, via della Vigna Vecchia, via dell’Anguillara, borgo de’ Greci, via dei Leoni. Prende il nome da una scomparsa chiesa, dedicata a san Fiorenzo, poi storpiato in san Firenze.
Al tempo di Florentia romana correvano qui, in direzione nord-sud, le mura cittadine, con una porta all’altezza di via dei Gondi/Borgo dei Greci, quasi adiacente al teatro romano sotto palazzo Vecchio. Da questa direttrice si poteva raggiungere, fuori dalle mura, il tempio di Iside (i cui resti vennero individuati sotto il complesso di San Firenze) e l’anfiteatro. Al tempo dei Bizantini, verosimilmente nel VI secolo, dovette qui sorgere, poco distante dalle mura, la chiesa di Sant’Apollinare, a cui seguì nel X secolo la vicina abbazia benedettina di Willa di Toscana. La presenza di questi edifici religiosi determinò l’assetto urbano, con uno slargo che venne mantenuto dopo il primo allargamento murario e la conseguenza demolizione della cerchia romana.
La denominazione attuale trae origine dalla presenza in antico, dal lato di borgo de’ Greci, di una chiesa intitolata a un non meglio precisato san Fiorenzo martire, milite romano, dalla quale ha preso il nome corrente anche l’intero complesso con il convento dei padri Filippini e la chiesa di San Filippo Neri che domina con la sua mole lo spazio.
Tra le precedenti denominazioni lo stradario del 1913 segnala: “tra Borgo de’ Greci e via dell’Anguillara: via dei Leoni e piazza di S. Firenze; tra via dell’Anguillara, via del Proconsolo e via della Condotta: Piazza di S. Appollinare”, in quest’ultimo caso sempre in relazione a una chiesa non più esistente che si trovava appunto tra via dell’Anguillara e via della Vigna Vecchia, dedicata a sant’Apollinare e detta dai fiorentini San Pulinari, ancora apprezzabile nell’incisione di Giuseppe Zocchi del 1744 (e nel relativo dipinto conservato nella collezione dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze) che mostra questa porzione dello slargo in direzione del palazzo del Bargello e di via del Proconsolo.
Di questa e delle altre antiche presenze reca inoltre memoria la veduta di Firenze realizzata da Stefano Buonsignori nel 1584, che peraltro evidenzia sul lato est dello slargo il nucleo di case in parte dei Magalotti e dei Mancini (separate dalla chiesa di San Fiorenzo da una strada di cui sussiste ancora l’ultimo tratto con il nome di via Borgognona), demolite nel secolo successivo. Nella parte nord della piazza, tra via della Condotta e via del Proconsolo, si trovava poi una serie di botteghe della Badia Fiorentina, tipicamente affittate ai “cartolai”, cioè ai fabbricanti di carta e di libri miniati o stampati, ai quali è dedicato il nome del Canto. In uno di questio fondi potrebbe avere avuto la sua bottega Vespasiano da Bisticci.
L’attuale carattere della piazza – già segnato dall’imponente palazzo Gondi di Giuliano da Sangallo – fu infatti conferito tra Seicento e Settecento in ragione del grandioso cantiere volto all’erezione del già citato complesso dei padri Filippini, avviato nel 1645 su un iniziale progetto di Pietro da Cortona, quindi ridimensionato e diretto da Pier Francesco Silvani (1668) e nei decenni successivi seguito tra gli altri da Gioacchino Fortini, Ferdinando Ruggieri, Filippo Ciocchi e infine da Zanobi Del Rosso, che portò a compimento la fabbrica nel 1775.
Soppressa una prima volta la parrocchia di San Firenze (in San Filippo Neri) nel 1769 il complesso conobbe nel corso dell’Ottocento vari utilizzi, compreso quello di sede del Ministero della Pubblica Istruzione negli anni di Firenze Capitale[3] (con lavori diretti dagli ingegneri Nicola Nasi e Paolo Comotto) e successivamente di Tribunale e sede della Procura Generale (fino al 2012, mentre oggi ospita il Museo Franco Zeffirelli). La piazza fu anche interessata, sempre negli anni di Firenze Capitale, da un progetto di Giuseppe Poggi (poi non attuato) volto alla creazione di un nuovo slargo tra la chiesa di San Firenze e il palazzo del Bargello, legato a un parallelo intervento che avrebbe creato un diverso collegamento questa piazza e quella di Santa Croce tramite l’ampliamento e la rettificazione di via dell’Anguillara.
Sempre a Giuseppe Poggi sono da ricondurre i lavori di completamente del palazzo Gondi (1870-1874), che modificarono il canto tra la piazza e via de’ Gondi, nell’occasione ampliata per consentire un più ampio collegamento verso la piazza della Signoria.
L’importanza della piazza per i fiorentini e non solo è testimoniata da vari omaggi e citazioni, come la canzone Tra piazza San Firenze e piazza Signoria di Odoardo Spadaro, la menzione nel romanzo Forse che sì forse che no di Gabriele D’Annunzio (1910), o il set di alcune famose scene del film Il ciclone di Leonardo Pieraccioni (1996).
Lo spazio – anche in ragione del trasferimento del Tribunale e dei relativi uffici giudiziari che fino al 2012 occupavano l’ex convento e vari altri edifici limitrofi – è stato parzialmente pedonalizzato nel 2013 (pur mantenendo il transito di taxi e mezzi pubblici).
La piazza ha una forma allungata e irregolre, quasi “a mandorla”. «Guardandosi attorno, il giro della piazza offre un perfetto panorama architettonico della successione dei vari stili. Dalla duecentesca severa sagoma della torre del Bargello, detta la Volognona, l’occhio passa al gotico slanciato e traforato del campanile di Badia; quindi riposa sull’armonia del rinascimentale palazzo Gondi; incontra la parte posteriore potentemente cinquecentesca, del palazzo Vecchio, per finire nella scenografia del convento di San Firenze»[1]. Per la presenza di tali edifici capaci di compendiare parte della storia dell’architettura fiorentina, la piazza è da considerare di eccezionale rilievo storico artistico.
In piazza di San Firenze è presente il consolato del Perù.
Lapidi: Sulla sommità del complesso di San Firenze, sotto il monumentale stemma Serragli, si legge: «IVLIANI SERRAGLI / HERED. EX · T. OR. PRESB.F. / ABSOLVTVM / A. REP. S. MDCCLXXV». Inoltre sui cartigli sui finestroni sopra i portali laterali si legge: «DEO AC DIVO PHILIPPO NERIO» su quellao della chiesa di San Filippo Neri a sinistra; «DEO IN HONOREM DIVI FLORENTII EPȊ.» sulla porta dell’oratorio a destra, dedicato a san Fiorenzo.
Tabernacoli:
Il tabernacolo del Crocifisso
Sulla cantonata con via dell’Anguillara si trova una piccola ma elegante edicola, con cornice, timpano e mensole in pietra serena che ospita Cristo agonizzante sulla croce ai cui lati sono la Vergine Maria e san Giovanni Evangelista. L’opera, in terracotta policroma in altorilievo su fondo azzurro, è di manifattura fiorentina del XVII secolo, ispirata a un’opera molto riprodotta dell’Algardi, il Crocifisso Pallavicini, copiato anche da scultori fiorentini quali Giovan Battista Foggini e Massimiliano Soldani Benzi. Alla base del tempietto un cartiglio con la seguente iscrizione alquanto corrosa: CRISTUS OBLATUS EST / PRO NOBIS. Il tabernacolo venne posto dai monaci di Monte Oliveto, che possedettero questa casa e la vicina chiesa di Sant’Apollinare, poi soppressa nel 1785 e demolita.
Edifici principali:
Il complesso di San Firenze…Il palazzo del Bargello…Palazzo Columbia-Parlamento…Palazzo Vecchio…Palazzo Gondi…Casa dei Raffacani…Casa del monastero di Monte Oliveto.