Animali

Il miglior amico di un uomo

“Guarda negli occhi un cane e prova ad affermare che non ha un’anima” (V. Hugo)

Oggi , 26 Agosto viene celebrata la Giornata internazionale del cane ; una festa nata nel 2004 da Colleen Paige, esperto di animali domestici e avvocato di animali, fondatore del National Puppy Day.

La data del 26 agosto non è casuale, per il fondatore della celebrazione; questo fu il giorno in cui la sua famiglia adottò il primo cane Sheltie, quando Colleen aveva solo 10 anni. L’obiettivo della giornata è infatti sensibilizzare e incoraggiare l’adozione di questi animali.

«Milioni di cani vengono uccisi ogni anno perché sono semplicemente indesiderati – sostiene Colleen Paige fondatore del National Dog – Sono indesiderati perché non tutti capiscono come prendersi cura adeguatamente delle esigenze della razza. Non sono desiderati perché sono stati acquistati come regalo di Natale per un bambino che non ha mantenuto le promesse di prendersi cura del cane 0 perché abbaia troppo. Tutto ciò che un cane vuole fare è amarti ed essere amato da te. I cani sono esseri incredibili, coraggiosi, sensibili e senzienti che meritano compassione e rispetto».

E dunque anche noi in questo giorno in cui si celebra l’amore incondizionato e la fedeltà assoluta del cane, rinnoviamo un nostro articolo che racconta la storia di un di loro, un esempio di amore incondizionato, di cui fare tesoro per divenire degli esseri umani migliori.

Diventato famoso nel mondo grazie al film con protagonista Richard Gere, il cane Hachiko è celebrato in Giappone, la sua terra di origine, il giorno dell’8 marzo.  A lui, un Akita bianco, è stata dedicata una statua a Shibuya, nel cuore pulsante di Tokyo.

La  sua  bella e commovente storia credo sia conosciuta da tutti coloro che amano i cani ma, per chi non la conoscesse ancora,  eccola qui.

Hachikō nacque ad Ōdate, il 10 novembre 1923. Era un esemplare maschio di Akita Inu bianco. All’età di due mesi, venne adottato da Hidesaburō Ueno, professore presso il dipartimento agricolo dell’Università Imperiale di Tokyo, che lo portò con sé nella sua abitazione a Shibuya. Il professor Ueno, pendolare per esigenze di lavoro, ogni mattina si dirigeva alla stazione per prendere un treno che lo portasse al lavoro. Il suo fedele cane lo accompagnava sempre e, quando il professore rientrava dalla giornata lavorativa, egli  tornava  alla stazione per riceverlo.

Il cane Hachiko

Il 21 maggio 1925 Ueno morì improvvisamente, stroncato da un ictus, durante una lezione in facoltà. Hachikō, come ogni giorno, si presentò alla stazione alle cinque del pomeriggio (orario in cui il suo padrone solitamente faceva ritorno), ma il professor Ueno non si fece vedere. Il cane attese invano il suo arrivo. Allora tornò alla stazione il giorno seguente e fece così pure nei giorni successivi: i giorni divennero mesi ed i mesi divennero anni. Il capostazione di Shibuya e le persone che prendevano quotidianamente il treno cercarono sempre di accudirlo, offrendogli cibo e riparo.

Con il passare del tempo, tutto il popolo giapponese venne a conoscenza della storia di Hachikō; molte persone cominciarono ad andare a Shibuya solo per vederlo e poterlo accarezzare, mentre egli attendeva invano il padrone. Nonostante il passare degli anni e il progressivo invecchiamento, il cane continuò comunque a recarsi alla stazione all’ora in cui il suo defunto padrone sarebbe dovuto arrivare.

Nell’aprile 1934, venne realizzata, per opera dello scultore Teru Ando, una statua in bronzo con le sue sembianze e fu  posta alla stazione di Shibuya; un’altra simile venne eretta a Ōdate, la sua città natale; Hachiko in persona, fu presente all’inaugurazione.

L’8 marzo 1935 , il povero cane morì: aveva undici anni, aveva atteso ininterrottamente per quasi dieci anni il ritorno del suo padrone. Ritrovato in una strada della cittadina, la sua morte impietosì la comunità nipponica; la notizia venne inserita in tutte le prime pagine dei giornali giapponesi e venne dichiarato un giorno di lutto nazionale per ricordare il suo reiterato gesto di fedeltà nei confronti del padrone.

Durante la Seconda Guerra Mondiale il governo giapponese, necessitando di quantità ingenti di metalli per costruire le armi, ordinò di usare pure quello della statua di Hachiko Ma nel 1948, tre anni dopo la fine del conflitto, Takeshi Ando, figlio di Teru, ricevette la commissione di scolpire una nuova statua raffigurante il cane,  da posizionare nello stesso posto di quella precedente.

Nonostante il corpo di Hachiko sia stato preservato  ed esposto al Museo Nazionale di Natura e Scienza, situato a nord-ovest della stazione, alcune sue ossa sono sepolte nel cimitero di Aoyama, accanto alla tomba del professor Ueno.

L’8 marzo di ogni anno, anniversario della morte del cane fedele, viene organizzata una cerimonia per ricordarlo, cerimonia alla quale partecipano vari amanti dei cani che gradiscono portare omaggio alla sua lealtà e alla sua devozione.

Hachiko – il tuo migliore amico, film di Lasse Hallstrom con Richard Gere

Sulla sua commovente storia è stato tratto nel 1987 un film, Hachikō Monogatari (letteralmente: «La storia di Hachiko»), diretto da Seijirō Kōyama, che racconta la storia del cane dalla nascita sino alla morte, immaginando un’ipotetica riunione spirituale con il padrone.

Nel 2009 è stato prodotto un remake: HachikoIl tuo migliore amico (diretto da Lasse Hallström ed interpretato nel ruolo del professore dall’attore Richard Gere) che narra del vincolo di amicizia tra Hachiko  ed un professore degli Stati Uniti, praticamente seguendo lo stesso filo narrativo.

La storia di Hachiko ha avuto lungamente eco anche nella letteratura, comparendo soprattutto in racconti per bambini.

La nostra storia si conclude qui. Ma, a questo punto ,sorge spontanea una domanda: come  mai i cani sono così fedeli all’uomo? Un recente studio spiega che la risposta è nel loro patrimonio genetico.

La rivista Science Advances ha recentemente pubblicato uno studio a riguardo: un team di ricercatori americani ha stabilito che la fedeltà dei nostri pelosi sta, di fatto,  tutta nel loro patrimonio genetico. Proprio così: nel DNA dei cani c’è il gene dell’ipersocievolezza.

Il cane è l’animale sociale per eccellenza: indipendentemente dalla razza a cui appartiene, dimostra un attaccamento viscerale nei confronti del proprio padrone. Caratteristica, questa, che non troviamo in altre specie animali, anche domestiche.

La ricerca condotta  da un altro gruppo di ricercatori dell’Università di Lincoln (Gran Bretagna) e San Paolo (Brasile) afferma inoltre  che i cani riconoscono le emozioni umane. Che cosa significa questo? Significa semplicemente che il nostro amato cane ci capisce più di quanto possiamo pensare. Per alcuni i risultati della ricerca non dicono nulla di nuovo, in quanto già da tempo erano conosciute le qualità straordinarie di questo  animale, spesso e volentieri narrate nei libri o portate in scena  al cinema o nei teatri.

Ma, entrando maggiormente nei dettagli del recente studio, scopriamo che i cani rappresentano la prima specie (diversa da quella umana), ad essere in grado di capire e per certi versi condividere, le emozioni di un uomo. In parole povere, i cani comprendono quando il loro padrone sta male, oppure quando è contento di vederlo, quando piange e quando sorride, quando è arrabbiato o tranquillo.

I cani sanno dimostrare il loro affetto e la loro assoluta dedizione all’uomo più di ogni altro animale. Parliamoci chiaro, l’abbiamo sempre saputo, il nostro miglior amico è il cane e questo era assodato anche se non ce lo  confermava  la scienza!!!

 Oltre ad essere dei compagni fedeli, i cani sono un aiuto prezioso per la vita  dei singoli e della collettività. Non dimentichiamo quante professioni utili  apprendono e svolgono per noi, spesso a sacrificio della  loro stessa vita.

Accompagnatori per i non vedenti: figure tanto classiche quanto essenziali per i loro padroni.

Aiuto nei corpi speciali di Polizia, soccorso civile  e capitanerie di porto: grazie al loro olfatto, possono mettersi sulle tracce di persone scomparse o scovare della droga ben nascosta.

Bagnini: i cani salvano le persone in difficoltà in mare e i casi di cane bagnino sono sempre più diffusi.

Sono di grande aiuto per il Soccorso alpino e anche nel caso dell’estremo Nord, come la Groenlandia, il cane contribuisce alla sopravvivenza dell’uomo: i Siberian Husky, infatti, trainano le slitte.

Da un po’ tempo a questa parte, anche le porte degli ospedali si sono aperte ai nostri amici: l’ uso di cani a sostegno dei malati, con la cosiddetta Pet Therapy  sta prendendo campo ovunque.

Possiamo quindi dedurre come il cane abbia, nel tempo, sempre più guadagnato il titolo di migliore amico dell’uomo e quanto esso sia sempre più indispensabile nelle nostre vite.

Insomma, ritrovati della scienza o meno, la devozione del cane nei confronti dell’ uomo è ammirevole e  questo dovrebbe essere di esempio alla razza umana, che si sta facendo invece, di giorno in giorno,  sempre un poco più lontana dal rispetto dei sani valori e dei  sentimenti veri come la fiducia, la lealtà e l’ amore .

Un’ultima nota per  concludere, una curiosità che siamo lieti di aggiungere perché farà sicuramente piacere e sorridere anche tutti coloro che preferiscono gli altri amici quattro a zampe: i gatti.

Pare che da qualche tempo Hachiko non sia più solo: infatti, sotto le zampe anteriori della statua che lo raffigura, immancabilmente ogni giorno, si presenta un simpatico gattone il quale, indifferente al pubblico che si affolla tutto intorno, si stiracchia un poco e poi si acciambella tranquillo… poi, sonnecchia beato!

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Barbara Chiarini

Barbara Chiarini nasce a Firenze nel 1967. Laureata in Architettura con indirizzo storico-restauro e conservazione dei Beni Architettonici, si ritiene un architetto per professione, una scrittrice per passione, ed una fiorentina D.O.C. Autrice del libro “Per le Antiche Strade di Firenze”, “Una finestra affacciata dull’Arno” e “Su e Giù per le strade di Firenze”, ella è anche la fondatrice nonche’ uno degli Amministratori di questo Blog.

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