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Ground Zero, un vuoto incolmabile

 

«Ero a casa, la mia casa è nel centro di Manhattan, e  verso le 9 ho avuto la sensazione di un pericolo che forse non  mi avrebbe toccato, ma che certo mi riguardava. Sai, la sensazione che si prova alla guerra, anzi in combattimento, quando con ogni parte della pelle senti la pallottola o il razzo che arriva, e tendi le orecchie e gridi a chi ti sta accanto: «Down! Get down! Buttati giù!».  L’ho respinta. Non ero mica in Vietnam, mi sono detta. Non ero mica in una delle tante fottutissime guerre che sin dalla Seconda Guerra Mondiale hanno seviziato la mia vita! Ero a New York, perbacco, in un meraviglioso mattino di settembre. L’11 Settembre 2001 ».

Oriana Fallaci.

Ground Zero: si chiama così il punto della superficie terrestre più vicino all’esplosione della bomba atomica. Il termine fu coniato infatti per definire in codice il progetto Manhattan, relativo al nucleare, nel 1945: l’anno di Hiroshima e Nagasaki. Poi l’uso è stato esteso comunemente, a qualsiasi luogo di detonazione di una bomba, o all’epicentro di un terremoto.

Ma Ground Zero, negli ultimi venti anni, è stato ed è, in tutto il mondo, quella zona a sud-est di Manhattan, dove, fino alle 9 di mattina dell’11 settembre 2001, sorgeva il World Trade Center, distrutto in un’ora e mezza da un attentato terroristico, un evento mai avvenuto prima in America: due aerei di linea dirottati, che si  infilzarono nelle cuore delle due Torri Gemelle, facendole esplodere e crollare.

Il World Trade Center era un complesso di sette edifici nel Lower Manhattan, costruito su progetto dell’architetto Minoru Yamasaki e dell’ingegnere Leslie Robertson: Le Torri Gemelle, svettavano nella skyline dell’isola, io le ricordo bene, erano i due edifici più alti: inaugurati il 4 aprile 1973, avevano 110 piani ciascuno e superavano i 410 metri di altezza. In altre parole, il centro degli affari commerciali e finanziari di Wall Street, il cuore del potere economico degli Stati Uniti, il simbolo del capitalismo americano e del suo predominio: tutto questo era rappresentato dal World Trade Center.

 

La distruzione dopo il crollo delle tue Torri Gemelle

Una delle due Twin Towers, la Torre Nord, era già stata danneggiata da un incendio nel 1975, mentre entrambe furono coinvolte nell’esplosione di una bomba durante un attentato nel 1993, che fece sei vittime e quasi un migliaio di feriti.

Ma quello che si trovarono  di fronte agli occhi i newyorchesi, quella mattina di settembre di 19 anni fa, va oltre l’immaginazione. Tra panico, confusione e tentativi di evacuazione, migliaia di persone assistettero impotenti ed incredule, assieme a milioni di persone in diretta televisiva, al crollo delle due torri, a 15 minuti di distanza l’una dall’altra. Quasi tremila persone, tra cittadini e soccorritori, che rimasero intrappolate  la’ dentro, senza poterne mai più fare ritorno.

New York si risvegliò distrutta,  sotto le macerie, quel 12 settembre seguente. E con lei, l’animo dell’America, il cuore degli americani.

La rinascita, il progetto di ricostruzione di tutto il complesso è stato ideato dall’architetto polacco-americano Daniel Libeskind, mentre l’altro progetto, quello del giardino con le due vasche d’acqua, il Refllecting Absence, è stato realizzato dall’israeliano Michael Arad e dell’americano Peter Walker: tutti quanti sono stati i vincitori della competizione indetta nel 2006. I due architetti hanno pensato a due grandi fontane quadrate di granito, scavate fino a una profondità di quattro metri, in corrispondenza del sito su cui sorgevano le Torri Gemelle. Lungo il perimetro delle fontane, sul bordo, sono stati incisi nel bronzo i nomi delle vittime.

Il nuovo grattacielo, World Trade Center progettato dall’architetto Daniel Libeskind

Tutto intorno, c’è la Memorial Plaza, uno spazio lastricato di granito, piantumato con centinaia di querce bianche.  

Con il progetto è stato ottenuto lo scopo che era stato prefissato, uno scopo assolutamente difficilissimo a rispettarsi: si è voluto rendere evidente come «l’assenza risulti essere più acuta della presenza».

I lavori di sgombero di Ground Zero terminarono nel maggio del 2002. Dal 2006 ebbe poi inizio la ricostruzione su progetto iniziale di Liberskind e degli altri due architetti.

Dopo anni di cantiere, progredito alla velocità della luce, il 9/11 Memorial fu prontamente inaugurato, in occasione della commemorazione per il decennale dall’attentato, l’11 settembre 2011. A maggio 2014, invece, il presidente allora in carica, Barack Obama tagliò il nastro del nuovo Museo sorto dentro la Memorial Plaza, con all’interno i nomi e le fotografie delle persone che persero la vita o che sono rimaste per sempre disperse.  Non è stato possibile, infatti, identificare con certezza tutte le vittime.

La loro assenza è la più acuta presenza, direbbe Attilio Bertolucci (*). I loro nomi sono lì, incisi nel bronzo, lungo il perimetro delle vasche. Ed impressi per sempre nel ricordo del mondo intero.

GROUND ZERO.11.09.2022

Oggi, a distanza di ben 22 anni da quanto accadde allora, potremmo affermare che la città di New York ha forse risanato le sue ferite da un punto di vista materiale, ricostruendo la zona con edifici ancora più maestosi dei precedenti, ma il dramma è rimasto impresso nello spirito degli abitanti, a prescindere da quanti piani possano essere stati aggiunti ad un grattacielo.

Una tragedia politica e umana che, oltre ad infliggere un colpo al cuore degli Stati Uniti, ha sfregiato il volto di una città. Più che ferita, per oltre 10 anni New York è apparsa infatti, agli occhi di tutti, come una città amputata. Adesso sembra, apparentemente, guarita e pare più forte di prima.

Il progetto del nuovo World Trade Center raccolse tante lodi quante critiche durante tutta la fase di progettazione e dopo il suo completamento. Ma questo resta uno dei pezzi di terra più di valore al mondo, segno indelebile  della nuova storia degli uomini, quella contemporanea,  quella di come oggi si fanno le guerre, con risultati forse peggiori rispetto a quando furono buttate giù dagli aerei le bombe atomiche; una strana guerra in cui, in un batter di ciglia, oltre 3.000 persone sono state uccise tra New York e Washington per mezzo di subdoli attentati, eseguiti da un manipolo di fanatici.

In un modo o nell’altro nessuno può e tanto meno deve assolutamente dimenticare, MAI.

(*) Attilio Bertolucci (San Prospero Parmense, 18 novembre 1911 –Roma, 14 giugno 2000), poeta italiano, padre dei registi cinematografici Bernardo e >Giuseppe

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Barbara Chiarini

Barbara Chiarini nasce a Firenze nel 1967. Laureata in Architettura con indirizzo storico-restauro e conservazione dei Beni Architettonici, si ritiene un architetto per professione, una scrittrice per passione, ed una fiorentina D.O.C. Autrice del libro “Per le Antiche Strade di Firenze”, “Una finestra affacciata dull’Arno” e “Su e Giù per le strade di Firenze”, ella è anche la fondatrice nonche’ uno degli Amministratori di questo Blog.

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