I racconti di MileniK,Le vostre storie

Lo squalo gondola

Guarda mamma cosa ho inventato!- disse Giada quando la mamma tornò a casa dal lavoro. Curiosa la donna seguì la sua bella bambina in cortile dove, sotto la tettoia che fungeva da ripostiglio, aveva lavorato senza sosta tutto il pomeriggio.  La bambina le mostrò con orgoglio una cabina cilindrica tutta colorata dalla quale partivano fili elettrici multicolore in un disegno speciale come se ogni filo di corrente, oltre a portare energia, avesse dipinto la cabina.

-Un arcobaleno bellissimo, brava Giada!- la mamma espresse la sua meraviglia davanti a quella “cosa” strana, ma Giada sorrise girò intorno alla struttura e sparì al suo interno. Lei non lo sapeva ma era una cosa speciale, c’erano tre pulsanti importanti, l’avrebbe spiegato alla mamma più tardi, ora le avrebbe fatto vedere cosa poteva fare il più importante: quello rosso. Lo pigiò e la cabina si riempì di scintille colorate che scesero in un vortice azzurro e la trasformarono in pochi secondi in SuperGiada.

Quando il mantello si sistemò bene sulle sue spalle, Giada uscì e si presentò con un inchino alla strabiliata mamma.

-Hai visto come ho fatto presto? Così quando mi chiameranno potrò correre in aiuto in breve tempo, un lampo e via.- disse soddisfatta del lavoro compiuto.

Andrea, il fratello, si affacciò dalla finestra con un foglietto in mano:

-Oh guarda che bella che sei, brava, ho una chiamata per te dal comune di Venezia, hanno l’acqua alta in città e sembra che ci sia un problema che non riescono a risolvere, hanno chiamato Super-Giada!-  le disse il giovane, mentre tendendo la mano al cielo, spiccava il volo e, grazie alla tastiera da braccio programmava la supersonica velocità: destinazione Venezia!

Babbo, mamma e fratello tutti e tre col naso all’insù la guardarono svolazzare sulle loro teste e svanire nel cielo con la super-velocità che lasciò soltanto una scia colorata. Serena la mamma, temeva sempre per la sua piccola eroina, soprattutto quando partiva a quella velocità supersonica, non riusciva a non temere per lei, era pur sempre la sua bambina e fino al suo ritorno avrebbe tenuto le dita incrociate.

Intanto a Venezia Lagunari e gondolieri erano preoccupati per la situazione che si era creata, qualcosa di molto grosso si muoveva sotto l’acqua, girava per i canali e spaventava i passanti, a nulla era valsa la loro strategia militare, non erano riusciti a bloccarlo, a catturarlo.

I Lagunari, la famosa squadra dell’esercito specializzata in assalti e interventi anfibi, ovvero sia su acqua che su terra, non erano riusciti a catturarlo nonostante l’accerchiamento e le potenti armi messe in campo; erano riusciti a vederlo e a fotografarlo e ora, nonostante gli zoofili ritenessero l’ipotesi assurda, potevano dire con chiarezza che si trattava di uno squalo, lungo e sottile dai denti affilati: uno squalo! Uno squalo gondola, un esemplare molto raro!

Scienziati e zoologi di tutto il mondo avevano escluso che si potesse trattare di uno squalo Gondola, un pesce molto raro di cui ne erano stati avvistati solo otto esemplari e mai in un mare così poco profondo come l’Adriatico, non avrebbe mai potuto vivere in un ambiente così stretti come i canali di Venezia.

Ma gli uomini addestrati alle situazioni estreme, quelli che potevano dire che il pericolo era il loro mestiere, non avevano dubbi: era uno squalo! L’assessore alla navigazione l’aveva anche fotografato!

Non solo: le cose erano peggiorate! Quando l’acqua, per effetto del mare mosso e del vento, si era alzata sulla città, il grosso predatore si era spinto sui marciapiedi ed aveva azzannato un paio di stivali gialli, per fortuna solo quelli, i piedi erano rimasti illesi, ma le cose peggioravano di momento in momento. Un lagunare era stato morso mentre, chinato a scrutare il fondale, aveva voltato le spalle al ponte di Rialto. Soccorso dai compagni, ora poteva mostrare al mondo le impronte dei denti sul suo fondoschiena. Altri attacchi ai cittadini erano stati compiuti dal piccolo e anomalo squalo in diversi punti della città e, studiando la grandezza del morso, era stato deciso che si trattava di un esemplare molto giovane.

Dopo dieci tentativi di cattura finiti in fallimenti, il Sindaco di Venezia decise che fosse il momento di chiamare in aiuto Super-Giada, convinto che solo lei potesse catturare e neutralizzare l’intruso e liberare i cittadini dalla paura.

Militari e politici si opposero, non capivano come una bambina potesse riuscire dove esperti avevano fallito malamente, ma i gondolieri davano ragione al Sindaco, loro avevano visto Super Giada in azione, sapevano che quando interveniva era per risolvere. Inviarono la richiesta d’aiuto e lei rispose in pochi minuti; ora le sentinelle scrutavano il cielo per avvistare il suo arrivo.

-Eccola, eccola!- fu il grido della sentinella quando vide in lontananza la macchia azzurra che annunciava il giungere della super bambina.

Le autorità cittadine si prepararono a riceverla e il Capitano stese sul tavolo la pianta di Venezia con i punti salienti dove avevano provato la cattura.

Super-Giada, atterrò sicura, ascoltò quale fosse il problema, si consultò con il Capitano,  ascoltò l’esperto di squali gondola prima di decidere la tecnica da usare e riportare l’armonia a Venezia.

Super-Giada capì cosa doveva fare quando lo scienziato le spiegò che era ancora piccolo e per questo aveva solo morso senza uccidere i cittadini distratti.

Volò in alto e col suo cannocchiale a raggi Heta Gamma scrutò il fondo dei canali. I raggi HG gli mostrarono il giro che aveva fatto il piccolo squalo, vide gli stivali gialli e, poco più avanti, un altro paio rossi! Ah il piccolo aveva raccolto altri stivali colorati e li aveva messi in cerchio, forse gli mancava casa o si era perso. Non le rimaneva che fare una cosa, trovare un guinzaglio abbastanza lungo, trovare il baby squalo e riportarlo ai genitori in alto mare.

Una fila di bandierine colorate davanti alla stazione dei traghetti attirò la sua attenzione, era quello che ci voleva, le prese le annodò una all’altra, le sventolò nell’acqua per attirare lo squalo gondola, lo chiamò modulando la voce in modo che lo squalo lapotesse sentire e non potesse resisterle, ma nonostante tutto non lo trovò.

Niente poteva avvilire la nostra eroina! Il primo giro non aveva portato a nulla: doveva pensare. Si fermò sulla colonna davanti alla Basilica di San Marco, si mise a cavalcioni sul leone alato a studiare un altro piano.

Aveva studiato gli squali e il professore di scienze gli aveva spiegato perché si chiamavano squali gondola: erano giocherelloni anche da adulti, esemplari cattivi ed aggressivi erano molto rari.Lo squalo gondola doveva il nome al suo modo di nuotare che lo distingueva dalle altre specie, infatti, usando la pinna caudale come timone, procedeva ondulando, un movimento buffo che ricordava le gondole in giro per il canal Grande.

In centro, sulla grande piazza, il venditore ambulante, nonostante l’acqua alta e il brutto tempo, offriva palloncini colorati ai bambini di passaggio e a Super-Giada venne l’idea giusta. Svolazzò fino da lui, gli chiese alcuni palloncini colorati e li portò dove aveva trovato gli stivaletti colorati.  Attaccò un palloncino a ogni stivale destro così che uno rimanesse al suo posto e l’altro sollevato dal palloncino muovesse l’acqua nel tentativo di volare in superficie. Il movimento dell’acqua produsse una musica inebriante per gli abitanti del mare e in breve tempo tutti gli squali gondola si affacciarono alla laguna di Venezia.

             

Lo squalo vide il girotondo di stivali senza stivali, vide le bandierine colorate sul fondo e si spaventò sentì il richiamo della mamma e decise di seguire la sua voce, ma non riusciva a trovare il canale giusto, Super-Giada dall’alto vedeva la strada da seguire. Decise di aiutarlo, tornò dal venditore e comprò un altro palloncino.

Passò dalla stazione a prendere la bandiera più allegra: blu giallo e rosso erano i colori più brillanti, chiese uno stivale a una bambina e lo legò al palloncino e, dall’altra parte, legò la bandiera,  era pronta!

Tirò lo stivale nell’acqua di fronte allo squalo gondola e la bandiera svolazzò davanti al suo muso, attirato dai tre colori. Lo squalo l’addentò e Super-Giada lasciò andare il palloncino che,volando, diede l’effetto amo da pesca alla stoffa che si impigliò nei suoi dentini aguzzi.

Recuperato il palloncino per Giada fu uno scherzo condurre fuori dal labirinto dei canali di Venezia il cucciolo di squalo che si era divertito a giocare a nascondino con i lagunari per due giorni.

I gondolieri videro il suo mantello azzurro e la strana corda che entrava in acqua e il palloncino colorato nelle sue mani; si accodarono navigando ai lati del canale e, all’uscita in mare aperto, alla bizzarra sfilata si aggiunsero i canotti dei lagunari che gli avevano dato la caccia inutilmente.

Super-Giada salutò tutti e tornò a casa, contenta di aver salvato un nuovo amico: un piccolo squalo gondola.

 

Lo squalo gondola

 

 

 

 

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Milena Beltrandi

Emiliana a Firenze dal 1970, fa parte del Gruppo Scrittori Firenze. Scrive dal 2017. Alcuni suoi romanzi hanno ottenuto menzioni e premi come: il Nabokov, l’internazionale Pegasus Montefiore Conca, La Ginestra monologo teatrale e III° x racconto La Città sul Ponte. Ha partecipato a 5 antologie a tema e pubblicato una propria raccolta di racconti e ricette Attualmente fa parte della giuria per La città sul ponte.

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