Da Zero al cielo
Cantante e voce narrante, poeta e cantore, Renato Zero, al secolo Renato Fiacchini, è stato, è, e rimane uno degli artisti che hanno dato un serio spessore alla Musica Italiana.
Il suo modo di fare arte non si è neppure mai limitato a quella strettamente canora, bensì ha spaziato in molti altri settori limitrofi, quali il ballo, la recitazione, la produzione discografica: davvero un incredibile e quanto mai versatile showman.
Le canzoni di Renato, più che canzoni, potrebbero essere quasi definite delle pregevoli opere d’arte musicali: addirittura difficile scegliere la più bella, se non per una mera questione di gusto personale: perché il Re dei Sorcini, è stato una fonte inesauribile di creatività e bellezza, una fonte di infinita poesia.
Delle canzoni di Renato, dunque, non è bello fare selezione: basta soltanto prenderne una a caso ed ascoltarla, esattamente come ho fatto io poc’anzi.
Il risultato è sempre stupefacente. La sua voce senza tempo suscita ancora emozione: perché colui che ascolta percepisce chiaramente la forza interpretativa che traspare, ed è questo che rende ogni pezzo, una poesia.
Renato Zero iniziò ad incidere dischi nel lontano 1967, e non ha mai perso un colpo: sempre in salita, a partire da quando fu notato da Don Lurio che lo scritturò per far parte del corpo di ballo che avrebbe affiancato la pepatissima Rita Pavone. Oltre 42 album pubblicati in carriera, 45 milioni di dischi venduti in tutto il mondo, anni di concerti live, a partire dal 1973 e ancora non si è fermato.
La canzone che scegliamo oggi per fargli gli auguri di buon compleanno è Il Cielo, un brano datato 1977, facente parte del long playing Zerofobia, quarto album in ordine cronologico, pubblicato dall’artista.
Tutti ne ricordano almeno qualche verso: un argomento ed un soggetto ancora una volta inusuali. Il protagonista di questo pezzo è infatti il cielo, volendo in realtà fare riferimento alla fede ed al rapporto dell’essere umano verso questa entità misteriosa a cui è legato il nostro destino.
Un invito dell’autore a vedere oltre quella macchia buia, per sperare in un futuro migliore, al di là della propria attuale esistenza su questo pianeta.
Il testo puntava a rappresentare l’impotenza umana sotto l’immensità del cielo e ad indicare una via di salvezza nella fede; chi si lascia distogliere dalla propria vanità o, peggio ancora, eccede in violenza, non rende onore alla vita e sotterra la propria dignità, non meritando nemmeno la pietà: concetti morali basilari, legati tramite un filo poetico alla musica.
E dunque, l’amore e l’amicizia sono i valori da ricercare per dare nuova luce ad un mondo altrimenti grigio e stanco: un testo che sembra senza tempo, scritto oltre quaranta anni fa eppure tanto, tristemente, attuale.
Del resto, proprio questa è stata la magia di cui ci ha fatto dono Renato: un po’ cantore, un po’ filosofo, un po’ insegnante.
Un marchio di fabbrica del suo modo di intendere la musica e lo spettacolo: un qualcosa che è andato oltre la musica, a cercare il rispetto di una scala di valori, assolutamente necessaria per generare un mondo migliore, un mondo dove può bastare un sorriso o una stretta di mano per sentirsi serenamente tutti quanti parte di un unico cielo.
La rivista Rolling Stone ha posizionato Il cielo al 35° posto nella classifica dei brani più belli di sempre.
Auguri Renato.