Gli Intoccabili
«Approfittatene ora, perché non mi rivedrete per un pezzo». Così Al Capone si rivolse ai cronisti che lo attendevano fuori dal tribunale, il 17 ottobre 1931, subito dopo che era stata emessa nei suoi confronti la sentenza di condanna a 11 anni di carcere per evasione fiscale e al pagamento di un’ammenda di 80mila dollari.
Si chiudeva così la carriera di uno dei più grandi criminali della storia americana, Alphonse Gabriel Capone.
Figlio di emigrati italiani (il vero cognome era Caponi, modificato per errore dall’anagrafe statunitense), iniziato prestissimo alla carriera di gangster, fu considerato il simbolo del gangsterismo americano e della profonda lotta alla malavita che gli Stati Uniti dovettero affrontare nel corso degli anni venti.
Scarface, soprannome che gli fu attribuito per via di una vistosa cicatrice sul viso, ebbe totale sovranità sul crimine nella città di Chicago ed ebbe l’intuizione di investire parte dei ricavati delle attività illecite in attività del tutto legali, separando le gestioni contabili e potendo quindi contare su introiti di copertura. Durante gli anni del proibizionismo, grazie a questa copertura, riuscì ad accedere alle attività istituzionali dove si procacciò, con la corruzione, la protezione politica.
A lui, seppur non direttamente, vanno attribuiti numerosi omicidi, tra cui la cosiddetta Strage di San Valentino del 1929, quando cinque dei suoi uomini travestiti da poliziotti uccisero sette membri della North Side Gang per un regolamento dei conti.
Dichiarato dall’FBI Nemico pubblico numero 1, astuto negli affari e spietato con i nemici, Big Al riuscì, in pieno proibizionismo, ad accumulare ingenti ricchezze.
Ciononostante, per il fisco risultava nullatenente: casa e automobile erano intestati alla moglie. Pertanto, vista l’impossibilità a reperire prove per incriminarlo degli omicidi commessi, si decise di incastrarlo proprio sulle tasse.
Ad una squadra di agenti federali del Dipartimento del Tesoro, coordinati da Eliot Ness – noti come gli Intoccabili – fu affidato il compito di scandagliare la vita di Capone e dei suoi contabili, alla ricerca di un pur piccolo indizio che portasse a lui.
Ad incastrare il gangster, un foglietto recante il suo nome, su cui fu costruito il piano accusatorio per incriminarlo di evasione fiscale, commessa tra il 1925 e il 1929.
Così, si giunse al processo (durato sei giorni), dove la difesa di Capone tentò l’ultima disperata carta corrompendo la giuria: quest’ultima venne però cambiata la sera prima della sentenza e per Big Al, suo fratello Ralph ed altri gangster del Sindacato di Chicago, non ci fu scampo. Scarface ricevette il massimo della pena prevista e fu rinchiuso dapprima nel carcere di Atlanta e successivamente in quello di massima sicurezza di Alcatraz.
Qui si ammalò di sifilide, precipitando in una condizione di demenza che lo consumò fino alla morte, avvenuta nel gennaio del 1947.
Alla sua vita, e in particolare all’episodio del processo, sono stati dedicati numerosi film, tra cui resta celebre Gli Intoccabili del regista Brian De Palma, che con questo film ritornò al successo: una pellicola magnifica, una grandissima prova di tutti gli attori, addirittura superbe le interpretazioni dei protagonisti quali Sean Connery, Kevin Costner, Andy Garcia e Robert De Niro, nel ruolo del gangster Al Capone.
Coinvolgente, commovete e pieno di ideali unici in cui credere, il film è una prova virtuosa di quell’arte che è il cinema. Numerose scene da ricordare come la scena alla stazione, ripresa dalla Corazzata Potemkin, il celebre film di Sergej Michajlovič Ėjzenštejn, e le tante lezioni di vita impartite da Eliot Ness.
In ultimo ma non ultimo, una menzione speciale per la colonna sonora, composta dall’intramontabile genio musicale del maestro Ennio Morricone: un’ emozione unica e irripetibile.