Ennio Morricone, l’estasi del cinema
Capita spesso di assistere alla celebrazione di grandi personaggi e di riconoscerne il merito in base a quel che di loro conosciamo, limitandoci ai tempi recenti, senza forse sapere esattamente che cosa in passato li ha resi tanto noti e apprezzati. Una memoria storica che a volte ci sfugge, magari semplicemente per questioni anagrafiche.
Così può capitare che alcuni giovani apprezzino un personaggio per via delle sue ultime opere, ignorando i capolavori del suo passato: di contro coloro che sono piuttosto cresciuti (come me, ad esempio!), conoscono con molta probabilità tutta la storia ma ritengono superfluo raccontarla, convinti che sia già nota ai più.
Per cui succede di parlare spesso con giovani appassionati che stimano registi come Hitchcock o Scorsese perché hanno visto Psyco e Shutter Island, ma probabilmente non conoscono Taxi Driver o La donna che visse due volte.
Stessa storia per Ennio Morricone.
Immaginare il cinema senza le sue musiche evocative è come ammirare una bella statua senza aver mai conosciuto La Pietà di Michelangelo.
Ennio Morricone insieme al regista Quentin Tarantino
Compositore e direttore d’orchestra, uno degli artisti italiani più stimati dentro e fuori confine e in generale uno dei migliori autori di colonne sonore cinematografiche di sempre (forse il migliore in assoluto): per i musicisti di ogni genere e lingua è stato semplicemente il Maestro, ma molti lo hanno conosciuto e apprezzato solo per l’onda di visibilità avuta negli ultimi anni, in collaborazione con Quentin Tarantino.
Invece, la storia di Ennio partì da molto lontano.
Nato a Roma alla fine degli anni Venti (10.11.1928 – 06.06.2020), alle elementari si ritrova come compagno di classe un certo Sergio Leone, con il quale più tardi scriverà un pezzo di storia del cinema, da Per un pugno di dollari (1964), primo capitolo della saga spaghetti – western, al gangster malinconico C’era una volta in America (1984).
Oltre a firmare le colonne sonore di più di cinquecento film, raccogliendo ben cinque nomination agli Oscar, porta le sue sinfonie in giro per il mondo, dimostrando uguale abilità come direttore d’orchestra.
Di premi ne avrebbe meritati molti di più, altro che quell’ Oscar alla Carriera che gli fu riconosciuto, per la prima volta, soltanto nel 2007! Comunque, tralasciando ogni inutile polemica, oltre a questo in bacheca risultano nove David di Donatello, un Leone d’ Oro alla Carriera nel 1995 e, primo italiano in assoluto a riceverlo, il Polar Music Prize dall’Accademia Reale Svedese di Musica, nel 2010. Non pago, nel 2013 il maestro curò anche le musiche de La migliore offerta, thriller diretto da Giuseppe Tornatore, che gli valse il David per la Migliore Colonna Sonora.
Ennio Morricone non si è mai arreso: alla veneranda età di 87 anni, vinse pure il suo primo Premio Oscar per la Migliore Colonna Sonora di un film, con The Hateful Eight, in collaborazione con il regista Quentin Tarantino, ancora una volta.
Tante sono le composizioni musicali da conoscere, indispensabili per capire questo musicista e, volendo considerare che la sua è stata una carriera durata oltre 50 anni, con una quantità indefinibile di successi, non è davvero facile essere preparati: celebri a tutti sono certamente i suoi idilli con alcuni registi italiani, quali Sergio Leone e Giuseppe Tornatore (solo per fare alcuni nomi), ma anche quello con Elio Petri, a cavallo tra gli anni Sessanta e
La sua vasta produzione non si riassume certo soltanto nelle celebri colonne sonore dei film appartenenti alla cosiddetta categoria spaghetti-western: Morricone collaborò e compose brani per pellicole dai generi più diversi ma, buona parte del pubblico, non ne è a conoscenza.
Per ricordarne alcuni potremmo citare: Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1970), film in cui Gian Maria Volontè vestiva i panni di un personaggio oscuro e senza scrupoli. Ma anche Bianco Rosso e Verdone (1981) perché forse non tutti sanno che Morricone fu bravissimo a musicare anche molte commedie.
Ne Il Clan dei Siciliani (1969) un film che raccontava un fatto di gangster, è divenuta più famosa la colonna sonora che non il film stesso: The Mission (1986) è stata un’altra perla, uno dei suoi apici emotivi, una melodia armoniosa, naturale e sempre suggestiva, come anche la colonna sonora di Dimenticare Palermo (1990).
Non occorre sottolineare quanto più della metà delle sue composizioni siano state orientate verso film drammatici, che hanno fatto emergere le sue capacità nel creare pathos tramite motivi che restano indimenticabili: Frantic, Gli Intoccabili, oppure Nuovo Cinema Paradiso (l’omelia dei tanti lavori intesi a celebrare l’intensa relazione artistica avuta con Tornatore, un regista che ha sempre saputo raccontare storie con uno stile d’altri tempi).
La creatività di questo musicista si è arrestata soltanto con la sua morte, giunta comunque improvvisa il 6 luglio di due anni fa.
Ma adesso basta con le parole. Meglio lasciarvi all’ascolto di una delle sue composizioni più belle e complesse: La Leggenda del Pianista sull’Oceano (1998), una melodia impegnata e impegnativa, particolarmente romantica, a tratti commovente. Indimenticabile come il suo autore, soprattutto, la sequenza centrale del film (15 minuti circa di musica al top!), in cui l’arrogante jazzista Jelly Roll Morton sfiderà il protagonista, Novecento, sulla sua stessa nave.
Ovviamente, la sfida avrà un suo vincitore.
Per coloro che dovessero vedere queste immagini per la prima volta, un solo avvertimento: potreste restare a bocca aperta e non accorgervene affatto!
Questa è stata e sempre resterà … la ragione di un mito!