Storie al femminile

La bella fiorentina che fece l’Unità d’Italia

Per introdurre il personaggio femminile di oggi vorrei porvi un quesito: vi siete mai chiesti chi sia stata la donna più bella dell’Ottocento? 

Non occorre che giriate questa mia domanda all’ intelligenza artificiale (che adesso va tanto di moda!) … ci penso io! La risposta è facile: il suo nome era Virginia Oldoini. Vi dice niente? 

Ebbene, Virginia Elisabetta Luisa Carlotta Antonietta Teresa Maria Oldoini, coniugata Verasis Asinari è  storiograficamente meglio nota come Contessa di Castiglione. 

Virginia era nata a Firenze il 22 marzo 1836. Figlia del Marchese Filippo, diplomatico di origini spezzine, e di Isabella Lamporecchi pare che dai genitori non soltanto ne aveva ereditato il DNA bensì pure la bellezza e soprattutto, una buona dose di cinismo.

Virginia Elisabetta Luisa Carlotta Antonietta Teresa Maria Oldoini, coniugata Verasis Asinari e storiograficamente nota come Contessa di Castiglione (Firenze, 23 marzo 1837 – Parigi, 28 novembre 1899), nobildonna e agente segreta italiana.

Di lei si racconta anche che venne battezzata il giorno successivo alla sua nascita presso l’oratorio di San Giovanni, nel quartiere di San Lorenzo, con i nomi Virginia Elisabetta Luisa Carlotta Antonietta Teresa e Maria.

Nonostante la sua agiatezza, Virginia non visse un’infanzia felice, soprattutto a causa del padre che la trascurava. Fu grazie al nonno Ranieri se la fanciulla ricevette un’educazione degna di nota: infatti studiò privatamente arrivando a parlare il francese e l’inglese ad alti livelli. 

La sua bellezza non passò mai inosservata e la stessa Virginia ne divenne subito consapevole. A 16 anni fu sedotta da uno dei suoi corteggiatori a tal punto, che i genitori si decisero a trovarle marito. La scelta cadde su Francesco Verasis Asinari di Costigliole d’Asti e di Castiglione Tinella, un facoltoso vedovo di dodici anni più grande.

Come spesso accadeva ai tempi, la giovane Virginia non amava il suo promesso ma, rassegnata, lo sposò acquisendo così il titolo di Contessa di Castiglione, titolo che le permise di godere in seguito del vasto patrimonio del marito.

Virginia, però, non era solo molto bella;  sapeva cosa voleva e soprattutto, sapeva come ottenerlo. Lo stesso Conte suo marito si era arreso presto alle sue pressanti richieste accettando di concederle negli accordi prematrimoniali in voga a quell’epoca, di potersi muovere in società a suo piacimento. Una grande libertà se considerate che era il 1800.

Il matrimonio fu celebrato il 9 gennaio 1854 nella chiesa di Santa Maria del Fiore in Firenze. Una volta che fu entrata nella corte dei Savoia, la coppia si stabilì a Torino. Un anno più tardi nasceva il loro unico figlio Giorgio, che morirà a soli 24 anni di vaiolo, a Madrid.

Il matrimonio, oltre a regalarle ricchezza e un titolo importante, fece acquisire alla bella Virginia anche un parente di tutto rispetto: Camillo Benso di Cavour, cugino del marito, ai tempi presidente del Consiglio del Regno di Sardegna.Fu proprio grazie a Cavour se la Contessa approdò in Francia, la nazione che sarà teatro di tanti e importanti eventi nella sua vita. Tutto ebbe inizio quando l’imminente guerra con l’Austria aveva spinto Cavour a usare Virginia per assicurarsi l’aiuto della Francia in favore dell’Italia e, in particolare, l’aiuto dell’allora Imperatore Napoleone III. La missione diplomatica affidata a Virginia era quindi stata di grandissima importanza, non solo per Cavour, ma per l’Italia stessa.

Virginia Oldoini  Verasis de Castiglione (1837-1899)

All’insaputa del cugino, Cavour propose a Virginia di trasferirsi a Parigi nel novembre del 1855, per sedurre l’Imperatore e portarlo così dalla parte dell’Italia. E la Contessa, fortemente annoiata dalla vita di corte a Torino, accettò con gioia la proposta, soprattutto perché Parigi esercitava su di essa un fascino irresistibile, essendo ai tempi la capitale del bel mondo e della vita elegante.

Giunta a Parigi in compagnia del marito e del figlio, la nobildonna si trovò subito circondata da sentimenti di ammirazione ma, purtroppo per lei, anche  di odio. Tanto per farvi un esempio, mentre la Principessa di Metternich rimase colpita dalla sua grazia, l’Imperatrice Eugenia, da fervente cattolica quale era, la giudicò  subito assai negativamente, anche perché non sopportava assolutamente la libertà di azione di cui la nobildonna godeva. 

A maggio,  il Conte Verasis, a sua volta offeso dal comportamento mondano della moglie, decide di tornare con il figlio a Torino; addirittura,  l’anno successivo si separerà definitivamente da lei. Una conseguenza inevitabile se si pensa al comportamento assunto dalla contessa, la quale non si curava neppure di nascondere le sue avventure parigine; anzi, pare che ella tenesse persino traccia di ogni incontro all’interno di un diario personale.

Il soggiorno a Parigi non solo pose fine al suo matrimonio ma,di contro, le aprì anche numerose porte. Nel novembre 1856, mentre che era ospite dei festeggiamenti nel Castello di Compiègne, cedette liberamente e senza troppi scrupoli  pure al corteggiamento dell’imperatore, del quale ne divenne l’amante. Il ruolo di favorita la pose al centro dell’attenzione, oltre a renderla anche una donna assai potente. Ad ogni buon conto, il suo momento di protagonismo ebbe breve durata. Il 2 aprile 1857, mentre l’imperatore usciva da casa della contessa, subì un attentato prontamente sventato dalla sua guardia del corpo. Essendo tutti i congiurati italiani, i sospetti caddero anche sulla contessa di Castiglione, cittadina del Regno di Sardegna: e così, pur non avendo alcun rapporto con gli attentatori mazziniani, la bella Virginia fu costretta a lasciare la Francia partendo alla volta di Londra.

Con la sua dipartita da Parigi, terminò anche la sua missione diplomatica per conto dell’Italia, missione che però la Oldoini ricorderà per tutta la vita.  

Napoleone III fu solo una delle sue tante e gloriose conquiste. Ad esempio, una volta che si fu stabilita in Italia, dividendosi tra La Spezia e Torino, divenne l’amante di Vittorio Emanuele II (anche se è  necessario precisare che ella non riuscì mai a soppiantare il posto di Rosa Vercellana,la Bella Rosin, dal cuore del monarca).

Nel 1861 giunse il tanto atteso richiamo da Parigi; le veniva offerto  il permesso di tornare! Virginia non si fece troppo pregare e subito fece rientro in città. Però, diversamente da quanto lei aveva immaginato,ad attenderla non ci fu più la stessa vita di prima e la nostra bella contessa non riuscì più a riconquistare una posizione di primo piano a corte. Si rassegnò ma, in cuor suo, certo non si arrese; fece di tutto, persino prendere parte a numerosi quadri viventi (cosiddetti tableau vivant). Non paga, si fece pure immortalare in alcuni dipinti e in una serie di fotografie performative. Di fatto, sebbene queste sue stravaganti attività non la riportassero più ai livelli da lei tanto agognati, ebbero un effetto imprevisto, trasformando la contessa in un’autentica icona del suo tempo. Questo avvenne grazie anche ad importanti palcoscenici come quello  dell’Esposizione Universale di Parigi, nel 1867.

Effettivamente ,va detto che le fotografie della contessa rivestono ad oggi  un particolare interesse da parte degli addetti al settore. Quegli scatti immollarono la bella Virginia mentre si travestiva e, mascherandosi, impersonava i più svariati personaggi, dalla Regina di cuori alla Madonna, da Anna Bolena a Medea, passando per Beatrice e la Regina della notte. In virtù di questa sua attività, molti la considerano come la prima modella di fotografie di moda, in grado di intuire la modernità di questo strumento dando anche prova di originalità e inventiva, mostrando un approccio artistico che di fatto, anticiperà  il lavoro dei fotografi moderni. Un esempio su tutti  è lo “studio sui piedi”, una serie di scatti che hanno per oggetto le gambe e i piedi della bella Contessa.

Gli ultimi anni di Virginia saranno di contro abbastanza tristi, conclusi in un volontario isolamento a Place Vendome aggravato dalla tragica morte del figlio, avvenuta prematuramente  nel 1879. La contessa non farà mai ritorno in Italia. Venti anni dopo la dipartita del figlio, il 28 novembre 1899, anche Virginia Oldoini muore. Il  suo corpo avrà sepoltura nel cimitero cittadino di Père-Lachaise, a Parigi.

Ma, al di là delle rocambolesche vicende di vita di questa stravagante e libertina nobildonna , chi fu davvero la Contessa di Castiglione?

In realtà, anche se in pochi lo scrivono, io credo che potremmo quasi certamente dire che ella fu una donna infelice, con molte manie le quali, come spesso accade, si accentuarono drasticamente con l’avanzare degli anni. La Contessa peccò anche di vanità e di eccentricità, in altre parole fu una vera narcisista. Questo è certo! Tanto che, a dispetto dei numerosi amanti che collezionò e che elencò nel suo famoso diario con un codice segreto, il suo vero e più grande amore sembrò essere soprattutto quello rivolto a sé stessa. Ma come ogni narcisista che si rispetti, la vecchiaia fu per lei un momento critico, spingendo per reazione la sua vanità all’estremo: ad esempio, decise di non uscire più di casa per non mostrare alle persone la sua pelle piena di rughe. Decise anche di rimuovere gli specchi presenti nell’abitazione per non doversi confrontare con l’inesorabile trascorrere del tempo. Al contempo, si circondò di ritratti e fotografie che la ritraevano ancora giovane e avvenente, come a voler preservare una gioventù ormai sfiorita.

A parte questo suo nostalgico tramonto, va ribadito anche come la contessa fu sempre una donna forte, ambiziosa e sicura di sé e, in un modo o nell’ altro, la sua esistenza ha lasciato un segno indelebile nella storia tanto che ancora oggi in molti raccontano di lei, della sua vita e delle sue stravaganze. Me inclusa.

Forse le parole che meglio la rappresentano stanno proprio nell’epitaffio lasciato sulla sua tomba da un poeta anonimo, il quale termina così:

È un attimo solo.  La Morte distende il suo negro mantello. E il viso che fu così bello conosce l’oltraggio più forte”.

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Barbara Chiarini

Barbara Chiarini nasce a Firenze nel 1967. Laureata in Architettura con indirizzo storico-restauro e conservazione dei Beni Architettonici, si ritiene un architetto per professione, una scrittrice per passione, ed una fiorentina D.O.C. Autrice del libro “Per le Antiche Strade di Firenze”, “Una finestra affacciata dull’Arno” e “Su e Giù per le strade di Firenze”, ella è anche la fondatrice nonche’ uno degli Amministratori di questo Blog.

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