Jane Austen, la letteratura al femminile
La scrittrice inglese Jane Austen, 16 dicembre 1775 – 18 luglio 1817[/caption]
«È una vera fortuna avere qualcosa ancora da desiderare. Se tutto fosse perfetto dovrei aspettarmi sicuramente qualche delusione»
Jane Austen
Il 16 dicembre 1775 nasceva a Steventon una ragazza che con i suoi racconti, le sue storie e le sue avventure, avrebbe fatto sognare e fantasticare le donne di qualsiasi età. La letteratura inglese e non solo, deve molto all’arguta personalità di Jane Austen.
La sua fama precede da secoli, il suo nome: i personaggi delle sue storie sono ormai diventati dei punti di riferimento nella letteratura mondiale. Insomma, quante lettrici non si sono immedesimate almeno una volta in Elizabeth Bennet e quante non hanno mai sognato e ammirato Mr Darcy, fantasticando su storie d’amore e balli a palazzo?
Letteralmente parlando, ho conosciuto Jane Austen quando frequentavo le scuole medie; le mie compagne di classe leggevano riviste per teenagers mentre io, non appena mi era possibile, leggevo le pagine di Orgoglio e Pregiudizio.
Tutt’oggi, rileggo spesso alcuni dei suoi romanzi oppure mi piace guardare uno di quei film che dai suoi libri cardine, hanno tratto nuove idee, nuove spunti, alcune variazioni, esattamente come è accaduto con le opere di Shakespeare.
Questo perché, a mio vedere, il loro modo di scrivere rimane sempre molto attuale e invitante, ancora al giorno d’ oggi .
Jane Austen è stata per me Il Simbolo al femminile della letteratura inglese fin da quando, da ragazzina, iniziai a leggere il suo romanzo; la trama ed il modo in cui era stato scritto mi travolsero. Del resto, sapevo già che lo stesso era accaduto a molti altri lettori e lettrici prima di me.
Una volta che lessi il primo poi, intesi leggerli tutti: tutti belli, tutti meritevoli; Ragione e Sentimento, Emma, Persuasione.
Ma il romanzo che più mi è rimasto nel cuore è stato sicuramente sempre e solo lui, Orgoglio e Pregiudizio.
Tutte le opere della Austen aprono una finestra su un mondo passato, fatto di dolci conversazioni, di sguardi, di danze e di musiche, ma anche di sentimenti, turbamenti, passioni e rifiuti. Il mondo descritto da questa giovane scrittrice sembra semplice, ma in realtà è molto complesso e, tra un batticuore e l’altro, l’autrice riesce a presentarci la psicologia dei personaggi, soprattutto di quelli femminili ed il loro modo di vivere in una società che al tempo era assolutamente maschilista.
Una carrellata di personalità sempre molto attuali, facilmente riscontrabili anche ai giorni nostri: soprattutto, le protagoniste delle sue storie rispecchiano la vita delle donne nell’Inghilterra, a cavallo tra il Settecento e l’Ottocento, all’interno di una classe sociale – l’aristocrazia – in cui la donna era considerata un oggetto tramite il quale suggellare legami economici e amicizie di convenienza; il matrimonio infatti era il mezzo per eccellenza per stringere alleanze, accrescere le ricchezze e consolidare le relazioni.
Con l’acuta ironia che la caratterizzò e che tanto è stata lodata dalla critica di ogni tempo, la scrittrice inglese seppe delineare le personalità fragili, come quelle forti, in bilico tra sentimento e ragione.
Anche i personaggi maschili da lei ricordati, risultarono straordinariamente complessi, scissi tra i lati oscuri dei propri caratteri, tra lealtà e apparenze, come Mr Darcy, il personaggio austeniano per eccellenza; ligio al dovere, affetto dal pregiudizio che lo porta ad apparire a volte sgradevole, ma al contempo anche molto generoso e amorevole.
Leggendo le vicende dei vari personaggi si possono aprire delle finestre che lasciano ampio spazio di interpretazione non solo sul messaggio letterario che l’attrice intende trasmettere, bensì anche sul quadro storico e sociale inglese dell’epoca: un periodo di un grande cambiamento; nobili e borghesi, principi e commercianti, entravano in contatto e cominciavano una progressiva assimilazione che soltanto in seguito darà i suoi frutti, in pieno Ottocento.
Ecco perchè, anche a distanza di secoli, Jane Austen è ancora al centro dell’interesse dei lettori e della critica del nostro tempo .
Sfortunatamente, troppo spesso i suoi romanzi sono stati letti indossando le lenti delle teorie femministe, facendo leva sullo stato di dipendenza in cui versavano le donne a quell’epoca; poi, con quelle delle teorie marxiste, insistendo sulla lotta tra classi e sul valore della ricchezza economica e gerarchica; e ancora, sono stati interpretati con le lenti della psicologia che non solo ha indagato i pensieri dei personaggi, ma anche il valore e la qualità dei rapporti interpersonali tra figli e genitori.
Invece, più semplicemente, il successo della Austen, spentasi a Winchester il 18 luglio 1817, è stato il suo modo di concepire l’amore e le relazioni, nonostante al suo tempo, i modi di vivere e intendere i rapporti amorosi, fossero quasi agli antipodi.
È un successo che fa riflettere: cosa significa apprezzare e fantasticare ancora su un mondo fatto di decoro, buon gusto, buone maniere, equilibrio tra razionalità ed emotività, corteggiamenti sussurrati e mai espliciti o volgari, il tutto incorniciato da un mondo dove l’ostentazione e la rapidità dell’evolversi delle vicende umane regnano sovrani? È forse un segnale nostalgico di una scala di valori che si è, a tratti, assopita e accantonata, ma che ancora vorrebbe essere viva?
Qualunque sia l’opinione del lettore e la motivazione che lo spinge a scegliere ancora una volta Jane Austen, di sicuro vale la regola che affermò il grande Italo Calvino, secondo cui : «Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quello che ha da dire…»!
E Jane Austen non fa eccezione !