Alice non abita più qui
I peluche di Alice la stanno aspettando da qualche settimana: i sette che dormono con lei rappresentano i privilegiati perché almeno una volta al giorno lei li accarezza, mormorando qualche parola affettuosa. Gli altri aspettano coccole e accudimento ormai da troppo tempo.
Oggi -così si è ripromessa- li prenderà uno ad uno e li spazzolerà, luciderà gli occhi e accarezzerà. Tutti, nessuno escluso dei venti e più che circondano il suo letto.
Alice sa che qualcosa sta cambiando. Il suo corpo innanzitutto. A 12 anni compiuti, i suoi capezzoli premono sulla t-shirt con l’evidente intenzione di lasciarsi scrutare. Vietato specchiarsi, ogni mattina si scontra con il dilemma di decidere cosa mettersi addosso – nascondersi o richiamare l’attenzione? – e spesso tutto finisce con pianti e strilli.
Alice prende tra le mani Hope, il giaguaro, l’animale da lei preferito. Lo avvicina alla guancia. Chiude gli occhi mentre sente il manto morbido sulla faccia. Prende nell’altra mano Zanna, il leopardo, e li mette uno di fronte all’altro, a salutarsi. I due peluche si scambiano qualche parola.
Sembra che Hope abbia un’espressione strana. Forse triste. Alice non lo ha mai scorto così. Alice non si è mai sentita così.
Alice resta in silenzio qualche minuto. Si alza, deposita Hope sulla mensola, prende una T-shirt, quella nera che le va tanto grande. La infila di corsa, una ravvivata ai capelli e…
Mamma aspettami, vengo anch’io!
Oggi si lotta.