Galeotto fu il libro
Sto andando in biblioteca a fare una ricerca per un romanzo che ho intenzione di scrivere e, come sempre, prima mi documento sugli argomenti che non conosco. Entrando noto un cartello: “Pavimento bagnato” un avviso a fare attenzione.
Lo scanso, camminando aderente la parete e poco più avanti vedo la bibliotecaria sulla scala che seleziona e sfila libri dallo scaffale, mi vede, mi saluta con un cenno e mentre mi avvisa che sarà subito da me, le scivola un tomo piuttosto grosso. Seguo atterrito il suo volo, bloccato da qualcosa di innaturale e, ovviamente, il librone mi cade sulla testa.
Mentre mi soccorre chiedendo scusa, le scivola un altro libro che, per una legge improbabile finisce, anche quello, su di me.
Vengo soccorso, fatto accomodare in una stanzetta riservata dove posso stare tranquillo, ma anche non disturbare i lettori che già hanno alzato gli occhi dal loro libro con mugugni poco simpatici.
Rifiuto ogni aiuto fisico: sto bene, non mi è successo niente e la signora insiste perché rimanga isolato mentre mi porta ciò che ho chiesto.
Si sta bene qui se non fosse per quel ragno grosso che, tranquillo si fa la sua ragnatela e che mi spaventa tanto è grosso. No, non soffro di aracnofobia, ma da quando sono stato morso da un ragno velenoso non li posso vedere: punto il dito su di lui come fosse una pistola e, in un gesto onomatopeico faccio fuoco. Per un attimo la vista si abbaglia, penso preoccupato all’effetto del bozzolo che mi cresce in testa, il tomo era piuttosto grosso, era sulla vita di Benjamin Franklin e la sua invenzione. Non ci faccio tanto caso, ma quando riapro gli occhi sicuro di aver sistemato l’attimo di disturbo visivo, vedo il ragno appiccicato al muro e intorno una specie di bruciacchiatura. Questo è strano! Ho le visioni? Sul tavolo accanto al tomo di Franklin c’è l’altro libro, il secondo che mi ha colpito: “Un giorno da leoni”, mai letto!Probabilmente sono stanco, meglio che me ne torni a casa, mi faccio una tisana e mi metto a letto, sono sicuro che mi passerà tutto.
Mentre aspetto l’autobus alla fermata arrivano due ragazzetti vestiti di nero, cappello di lana infilato fin quasi gli occhi. Mentre mi chiedo cosa ci troveranno questi giovani a vestirsi tutti uguali arriva un’anziana signora con una borsa del supermercato piena. Mi sposto per chiederle se vuole riposarsi che le tengo un po’ la sporta quando vedo i ragazzetti ridacchiarle dietro le spalle, osservo meglio e mi accorgo che uno di questi con destrezza le sta rubando le arance che sporgono dalla borsa. Ho sempre odiato le persone che si prendono gioco degli anziani, soprattutto se sono adolescenti stupidi senza rispetto, penso che mia nonna,accorgendosi dell’ammanco, si metterebbe a piangere, tanto era fragile dopo una certa età. Sento di odiarli, punto il dito al piede del ladruncolo e simulo lo sparo come ho fatto in biblioteca col ragno. Il ragazzetto urla adducendo a un dolore improvviso e forte al piede, ma non ha niente, gli cade la frutta che aveva presa, la signora se ne accorge, si gira e gli tira un paio di colpi col suo bastone: i due si allontanano piagnucolando. Mah, penso, sembra che sia stato colpito da… da me? Come il ragno anche il ragazzo ha avuto immediato dolore dove ho “sparato”. Ridicolo!
Salgo sul 17 e mi siedo negli ultimi posti, davanti a me una coppia di fidanzati mi fa ricordare che stasera avrei appuntamento con una donna conosciuta da poco, un appuntamento al cinema che potrebbe portare a qualcosa di simpaticamente romantico. I due stanno litigando, uffa che noia! Sempre questi maschi che si credono superiori, li odio! Sono un uomo e non capisco questi atteggiamenti da maschio, secondo me l’amore è un’altra cosa. Sì ricordo che la prima volta che mi innamorai pensavo sempre a lei, l’avrei voluta sempre intorno, ma perché sarebbe stato piacevole, non le avrei mai fatto del male. Invece questo omuncolo che ho davanti sta rovinando la reputazione dell’uomo. Come si permette? Un ometto come lui dovrebbe starsene rintanato: l’uomo deve essere l’esempio per i più piccoli, proteggere e amare la donna, infondo anche la sua mamma è una donna… mi chiedo come mai non capisca.
Ho le mani in tasca ma il vizio di puntare e sparare col dito non l’ho persa e lo faccio puntando alla mano che ha alzata per colpire la ragazza che continua a chiedergli scusa.
L’uomo urla, colpito alla mano. Allora sono io che provoco questa cosa? Non si vede nessuna ferita, ma è proprio come se l’avessi colpito.
Ci deve essere un nesso tra i libri che mi sono caduti in testa e ciò che sono diventato… arrivo a casa e mi chiudo a chiave, non lo faccio mai, ma questa volta mi sento di doverlo fare.
Franklin! Se non ricordo male ha inventato il parafulmine e ho visto il film tratto da quell’altro libro, ricordo era un giorno intenso da vivere da eroe… quindi, dunque, se tanto mi da tanto…
No, non può essere! Perché no? Ne ho le prove! Devo essere sicuro: c’è uno che si spaccia per amico di Gesù che mi ha messo le mani addosso quando ero più piccolo e andavo all’oratorio! Farò una prova: se anche lui reagisce al mio dito avrò la certezza! Per fortuna sono partito presto questa mattina, se questa cosa mi è stata donata solo per una giornata deve esserci un motivo. Il tempo scorre, non ho molto per agire, forse devo solo crederci.
Esco, passo dalla parrocchia chiedo se c’è Don Abbondio – così lo chiamo da quella volta, con disprezzo – e quando lo vedo venirmi incontro punto il mio dito e sparo dritto al cuore. L’effetto questa volta è diverso: una luce, una saetta, un fulmine scende dall’alto e lo colpisce in pieno! Mentre la gente accorre io esco, accelero il passo e ritorno a casa: ho capito! Un potere speciale, fantastico.
Ho poco tempo: prendo il pc faccio alcune ricerche! Frenetiche idee si aggrovigliano nella mia mente: una sola! Ho tempo per una sola delle tante possibilità che ho in testa.
Poi accade tutto come se fossi guidato da altri, non sono così bravo io, ma nel giro di poco geo localizzo il soggetto, prenoto un volo e un albergo, faccio la valigia, giusto qualche indumento, so che tutto andrà come deciso dall’alto. Io sarò solo lo strumento!
Sudo.
A lui piacciono le entrate a effetto! Fa così per arrivare alle menti del suo popolo arrabbiato, a quelli che non sono contenti del suo operato. Parlerà all’interno della sinagoga della capitale, con le telecamere che trasmettono il suo discorso in tutto il Paese e le sue parole possano convincere perfino il più ostinato, colui che sostiene che non è il loro dio a volere ciò che sta facendo.
Io sono in un angolo della sinagoga a guardare i geroglifici dorati che sono meta turistica: uno tra mille turisti. All’ingresso ci hanno avvisato che il capo dello Stato verrà a pregare e a parlare al suo popolo e, per questo, ci perquisiscono; io mostro loro le mani libere, non ho altro, mi fanno passare con un sorriso e ci invitano a restare dietro le transenne in totale silenzio se vogliamo assistere.
Sì perché no? non capita tutti i giorni di vedere un genocida senza memoria.
L’uomo arriva, si sistema in bella vista, le telecamere puntano su di lui, gli agenti segreti si spargono per la sinagoga alle sue spalle, hanno quella cosa nell’orecchio che li collega uno all’altro, mi guardano con sospetto, mi sono appoggiato alla transenna per vederlo meglio. Mi sposto.
Metto le mani in tasca e penso. Penso? No, credo di no, ho in mente solo il momento in cui punterò il mio dito sul soggetto segnalatomi dal destino e farò fuoco!