Il cuore andrà avanti
Ci sono emozioni che non si possono esprimere con le parole. Ci sono sensazioni che non possono essere trasmesse a chi non le ha mai provate.
Esistono storie, reali o immaginate, che hanno bisogno degli occhi di chi le ha vissute in prima persona per essere comprese.

James Cameron lo sapeva bene quando, nel 1997, realizzò Titanic.
Un prodotto cinematografico dalle grandi cifre: film più costoso mai realizzato fino al 1997 (200 milioni di dollari di budget), secondo maggior incasso di tutti i tempi (superato solo nel 2010 da Avatar, altro film di James Cameron) e, grazie alla conquista di ben 11 premi Oscar, pellicola più premiata della storia insieme a Ben-Hur (1959) ed Il signore degli anelli: il ritorno del re (2003).
A completarne l’imponenza, l’acquisto da parte della 20th Century Fox di 16 milioni di costa messicana per allestire una cisterna d’acqua di 37.000 metri quadri, la ricostruzione della nave in scala 1:1 e la decisione da parte della produzione e del regista di andare a riprendere di persona il vero relitto del Titanic, allo scopo di arricchire la pellicola con una raffinata e suggestiva introduzione documentaristica.

Al di là di tutti questi grandi numeri, però, Titanic è essenzialmente una bellissima storia d’amore, che vede un giovane artista squattrinato, Jack (Leonardo Di Caprio), innamorarsi di un’affascinante e volitiva borghese, Rose (Kate Winslet), nella meno fortuita delle circostanze: il viaggio inaugurale del Titanic, che da Southampton (Irlanda) avrebbe dovuto raggiungere la costa americana.
Grande merito del regista è attualizzare la rievocazione ed il racconto di questo evento storico col pretesto di un gruppo di cacciatori di tesori perduti che, ai giorni nostri, decide di tornare sulle tracce del relitto per rinvenire un gioiello dal valore inestimabile, affondato, secondo la loro ricostruzione, insieme al transatlantico.
La pellicola prende così avvio dalla verosimile esplorazione del relitto da parte dell’astuto cacciatore di tesori Brock Lovett, coadiuvato da un team di validi professionisti, per trovare il famoso Cuore dell’Oceano, una preziosa collana di diamanti appartenuta niente meno che a Re Luigi XVI.

Dopo molteplici tentativi andati falliti, la cassaforte viene rinvenuta ma, al suo interno, si trova soltanto un disegno, il ritratto di una bellissima donna completamente nuda. Quando il telegiornale comunica la notizia, la proprietà del dipinto nonché l’identità della giovane rappresentata vengono rivendicati al team di Lovett da un’anziana ma mentalmente lucidissima signora che decide, contro ogni parere medico, di raggiungere la squadra in mezzo al mare per raccontare la sua versione dei fatti riguardo all’esperienza del naufragio del transatlantico tristemente più famoso al mondo: il suo nome è Rose Dawson.

Dopo una reale quanto commovente visita al relitto via cavo, la moderna Sibilla (una meravigliosa Gloria Stuart nei cui occhi si può leggere una passionalità rasserenata dalla distanza, ma ancora ben viva), inizia la rievocazione ed ecco sorgere letteralmente dal nulla la nave e con essa tutto quanto avrebbe dovuto essere evitato.
Ecco così che Titanic, nella versione di James Cameron, prende vita come film dalle mille sfaccettature, in cui il mistero del gioiello si fonde con l’azione del tragico naufragio e con la storia dell’amore appassionato fra i due giovani appartenenti a due mondi che non avrebbero mai potuto incontrarsi, se non nello spazio relativamente ristretto e sospeso di una traversata oceanica.
14/ 15 Aprile 1912.

Il gigantesco Titanic, la “nave dei sogni”, è pronto a salpare da Southampton in direzione New York. Non porterà mai a termine il suo viaggio, trascinando sul fondale marino migliaia di vite, compresa quella di Jack, il giovanotto che sulla nave era riuscito a conquistare il cuore della bella Rose.
Rose DeWitt Bukater è una giovane aristocratica, superba ed arrogante che sale a bordo del Titanic accompagnata dal ricco fidanzato Caledon Hockley (Billy Zane) e dalla madre Ruth. La ragazza, apparentemente, ha tutto quello che una donna potrebbe desiderare dalla vita.
Ma la profonda aridità emotiva e l’infelicità che si nascondono dietro quell’invidiabile status sociale la porta sull’orlo del suicidio: decisa a buttarsi dalla poppa della nave, viene salvata da Jack Dawson, uno scapestrato artista di strada, un umile e scanzonato giramondo che le insegna i veri valori della vita: godersi la vita giorno per giorno.

Rose vive una profonda e drammatica guerra interiore: combattuta tra il doversi adeguare ad un conformismo sociale dettato dall’etichetta aristocratica ed un sentimento di libertà che le fa desiderare di fuggire dai doveri imposti da terze parti, divisa tra la voglia di libertà e la rigida oppressione della madre e del promesso sposo, la giovane ribelle decide di rinunciare ad un’esistenza piena di agi e ricchezze per l’amore, quello vero.
Jack rappresenta l’eroe romantico per eccellenza: abituato ad accogliere tutto quello che la vita gli offre, farebbe qualunque cosa per il bene di Rose, per liberarla dalla schiavitù di un matrimonio combinato all’orizzonte, voluto dalla madre per risolvere i problemi economici della famiglia. Rose, a sua volta, non è esattamente la fanciulla mite e remissiva che il suo status sociale e l’aspetto raffinato potrebbero suggerire: stufa di recitare una parte e di rinunciare alla propria libertà per assecondare l’egoismo della madre, vede in Jack una vera e propria ancora di salvezza, capace di proteggerla da un pericolo ben più grande di quello di naufragare: perdere se stessa e rinunciare ai propri sogni di diciassettenne.
Il fidanzato di Rose, Caledon, tuttavia, complicherà ulteriormente le cose, utilizzando ogni mezzo possibile pur di riconquistare la sua donna e far uscire di scena Jack.

Ma mentre accade questo, mentre Rose e Jack si scoprono innamorati, il transatlantico comincia a sprofondare lentamente e inesorabilmente nel cuore dell’oceano.
Una storia raccontata, un’avventura vissuta, un sogno ad occhi aperti. Le parole di Rose ammaliano il team di Lovett e, di riflesso, il pubblico di spettatori che, bramando per i risvolti della vicenda, sperano di assistere ad un lieto fine.
La regia, impeccabile, ci mette del suo, dal primo momento in cui i due protagonisti si incontrano e Cameron realizza inquadrature frenetiche, rapidi movimenti di macchina, cambi repentini e contrapposti di mondi diversi.

A seguire le numerose soggettive dei personaggi che permettono agli spettatori di entrare a far parte della vicenda, curiosi, sbigottiti, bramosi di carpire ogni dettaglio e ogni odore degli ambienti circostanti: anche gli spettatori fuggono dallo sfarzo della prima classe, dalla patina delle buone maniere, dai facoltosi ipocriti educati e signorili che nascondono i propri vizi dietro usi e costumi dell’alta società, e scendono vorticosamente nel chiassoso fondo della nave, tra fumi, boccali di birra, e cenciose risate. Quando i due giovani innamorati trovano l’anelata e fuggevole felicità, la troviamo per un po’ anche noi del pubblico pagante.Insomma Cameron – grazie anche agli interpreti tutti indistintamente d’eccezione – commosse il pubblico e la critica di tutto il mondo con una storia piena di vita e di morte, cadenzata da una colonna sonora intensa ed incisiva, curata dal bravissimo James Horner, che per l’occorrenza compose My Heart Will Go On e la fece registrare a Celine Dion, contribuendo ulteriormente al successo planetario della pellicola.

Titanic è stato un vero e proprio kolossal che, per merito di ricostruzioni ed effetti speciali di altissimo livello e del supporto di circa 1000 comparse, è riuscito a far rivivere allo spettatore ogni aspetto del primo ed ultimo viaggio della nave più famosa del mondo. Non trascurando gli aspetti tecnici e le responsabilità della tragedia, ogni personaggio ha il suo spazio e la sua occasione per essere capito o giudicato, mentre l’abbondanza di dettagli attraverso cui l’amore fra Jack e Rose viene raccontato, distolgono l’attenzione dall’imminente disastro, quel che basta per rendere il film avvincente ed appassionante allo stesso tempo.
La pause nella narrazione per tornare ai giorni nostri e all’avventura dei ricercatori, giustificate dal fatto che gli eventi del 1912 sono interamente frutto della rievocazione di Rose anziana, hanno la funzione di stemperare e lasciar decantare le emozioni, rassicurando gli spettatori con la certezza che, comunque vada a finire il film, almeno la nostra eroina ce l’ha fatta!
Una pellicola perfettamente strutturata, che non fa mai pesare le sue 3 ore e mezza di durata e che lascia, a proiezione finita, un profondo senso di malinconico appagamento.
Titanic è un classico senza età, un capitolo importante nella storia del cinema contemporaneo, che ricorda allo spettatore, adolescente o adulto, cinefilo o profano, quel che a volte siamo portati a dimenticare: mai smettere di cercare e incarnare lo spirito libero e autentico dei sentimenti.
La vita va colta, attimo dopo attimo.