Il mio nome è Fleming, Ian Fleming
«Ho sempre fumato e bevuto e amato troppo. In effetti ho vissuto non troppo a lungo, ma troppo. Un giorno il granchio di ferro mi agguanterà. Allora sarò morto per il troppo vivere».
Ian Lancaster Fleming, autore cardine del genere spy story, è ricordato da tutto il mondo per essere il padre letterario del più celebre agente segreto della storia: il suo nome è «Bond, James Bond»!
Nato a Londra il 28 Maggio del 1908, Ian fu il secondogenito del politico e militare Valentine Fleming, nonché il nipote del ricco banchiere e proprietario terriero scozzese Robert. Purtroppo, il padre morì in battaglia, durante la Prima Guerra Mondiale e Flaming rimase orfano quando aveva soltanto 9 anni: gli ideali di rettitudine, onore e dovere, tanto cari al padre, non passarono però di fatto subito in eredità al giovane scrittore.
La svolta per Ian sembrò arrivare soltanto nel ’27, in una piccola scuola privata a Kitzbühel, in Austria. Lontano dall’influenza della famiglia, infatti, il giovane riuscì ad uscire dall’ombra del padre, distinguendosi per i suoi modi affascinanti, l’ottima dialettica e soprattutto un’ affabilità innata nei confronti del gentil sesso. Terminati gli studi svolse alcuni lavori, tra i più disparati, riuscendo comunque sempre a riscuotere un certo successo.
Nel ’39 decise di arruolarsi nei Servizi Segreti della Marina britannica. In breve tempo, diventò il braccio destro dell’Ammiraglio John Edmund Godfrey, dimostrando di sapersela cavare in molte complesse situazioni, escogitando idee folli ma quanto mai geniali: quando sopraggiungerà il secondo conflitto mondiale, egli dirigerà addirittura dei reparti speciali, viaggiando ovunque per il mondo.

Il protagonista dei suoi romanzi James Bond è un personaggio decisamente simile al suo creatore: aristocratico inglese, giovane scavezzacollo, broker, militare, agente segreto, playboy, eccellente giocatore di bridge, sciatore, alpinista, giornalista e scrittore. Una descrizione che può calzare a pennello sia per raccontare la vita di Ian Fleming quanto per presentare il suo alter ego di fantasia! È dunque assai difficile poter individuare dove finisce l’ autore Fleming e dove comincia il suo personaggio, quel James Bond così simile eppur così lontano a lui!
La figura di Bond ha dato una nuova visione al genere poliziesco inglese, introducendo personaggi e situazioni mai considerate dagli autori che lo hanno preceduto. Il nostro 007 preferito ha davvero poco in comune con l’elementare Watson di Sherlock Holmes (frase peraltro effettivamente pronunciata di rado dall’investigatore) scritto dal grande Arthur Conan Doyle, ed è ancora più distante dai cappellini colorati della simpaticissima Miss Murple o dal grassoccio ma infallibile Hercule Poirot, amatissime creazioni della inimitabile scrittrice Agatha Christie.
Fleming visse il periodo più intenso della sua vita, ricoprendo un ruolo attivo in alcune delle operazioni militari che determinarono l’esito del conflitto. Insieme all’Ammiraglio Godfrey ricevette l’incarico di redigere il Trout Memo, un memorandum relativo alle tecniche di inganno e disinformazione da utilizzare contro il nemico, contenente una serie di stratagemmi per attirare navi e sottomarini nemici in zone facilmente bombardabili dagli Alleati.
Tra il 1941 e il 1942 lo stesso Fleming partecipò ad un importante operazione di intelligence militare chiamata GoldenEye, per la quale fu addirittura inviato in Spagna con l’obiettivo di raccogliere informazioni, al fine di riferire al governo inglese l’evoluzione dei rapporti tra il regime di Francisco Franco e quello di Adolf Hitler: la dicitura sul suo passaporto recitava: «Mr Ian Lancaster Fleming, Ministro di su Maestà britannica a Madrid».
Ma molte altre furono le missioni a cui il nostro Capitano di Corvetta prese parte. Fu proprio durante una di queste sue missioni all’estero che Fleming scoprì la Giamaica: fu amore a prima vista e niente lo dissuase dal voler acquistare un terreno in località Oracabessa, per costruirvi in seguito la sua tenuta (non a caso denominata proprio GoldenEye); da allora vi si recherà sempre ogni anno fino alla fine dei suoi giorni per trascorrervi i tre mesi più freddi dell’inverno, dedicandosi ai suoi molteplici hobby quali la pesca subacquea e il gioco del golf.

È esattamente fra queste mura che il 15 gennaio del 1952 il nostro autore inizierà a scrivere Casinò Royale, il primo di dodici romanzi sulle avventure dell’agente più affascinante del MI6, a servizio di Sua Maestà britannica .
Sono dunque veramente molti i fattori che ci portano a concludere che Bond è Fleming, o meglio che Bond sia una versione certamente romanzata ed idealizzata dello stesso Fleming, comunque indissolubilmente legata al proprio autore. Le biografie di personaggio e scrittore presentano numerosissimi punti in comune, così come i rispettivi caratteri e i gusti: sono molte le avventure di Bond che sembrano attingere alle esperienze belliche di Fleming, come identici sono tra loro gli hobby, l’attrazione per le belle donne, le auto eleganti ed i lussi di ogni tipo.
Contrariamente a quanto oggi potremmo pensare, il successo letterario di questa collana non fu immediato ma Fleming non abbandonò mai il suo amatissimo personaggio: decise addirittura di scrivere un romanzo all’anno, sempre durante quei mesi di villeggiatura a Goldeneye, con un preciso programma di scrittura di cinque ore al giorno.

A Casino Royale, che fu acquistato da una tv americana nel 1955, seguirono i romanzi Vivi e Lascia Morire, Moonraker, Una Cascata di Diamanti, Agente 007 dalla Russia con Amore, Licenza di Uccidere, Missione Goldfinger, Solo per i tuoi occhi e Operazione Tuono.
Il successo aumentò, di anno in anno, grazie alle recensioni positive della critica specializzata e di numerosi personaggi famosi, tra cui il Presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy: ma fu nel 1962 che James Bond divenne, grazie al cinema, un fenomeno di costume addirittura planetario!
Chiamato dai produttori Harry Saltzman e Albert R. Broccoli, che avevano acquisito i diritti di trasposizione cinematografica del romanzo Licenza di uccidere, per una consulenza sulla scelta dell’attore protagonista (dopo il volontario abbandono di un inizialmente interessato Cary Grant), Fleming pensò di proporre per la parte prima David Niven ed in seguito Roger Moore ma poi in modo del tutto casuale, presenziando ad un provino, rimase folgorato dalla presenza scenica di un giovane sconosciuto, tale Sean Connery. Il resto, come si suol dire, è storia!
Il successo dei film trasformerà i suoi romanzi tutti in best sellers, compreso quelli che scriverà in seguito, come La spia che mi amava, Al servizio segreto di Sua Maestà, Si vive solo due volte, L’Uomo dalla pistola d’oro e Octopussy.
Ian Fleming morì a Canterbury il 12 agosto 1964, probabilmente consumato troppo presto dalla sua stessa incolmabile voglia di vivere. Ci lascia in eredità un frammento fondamentale della sua incredibile immaginazione ed una storia personale affascinante quanto i suoi stessi scritti: la storia di un uomo vissuto durante una delle peggiori guerre, un testimone diretto di grandi atti di eroismo, un uomo che ha anche riconosciuto e amato la bella vita.
Una storia tutta da ricordare facendo un brindisi con: «un Vodka Martini: agitato, non mescolato!»
tutti capolavori nel loro genere i romanzi ed i films con Sean Connery il bravissimo e perfetto James Bond, dopo di lui Roger Moore……….