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Il vecchio Hemingway e il suo mare

«Tutto in lui era vecchio tranne gli occhi che avevano lo stesso colore del mare ed erano allegri ed indomiti». 

È questo il ritratto che fece Ernest Hemingway, del suo eroe sconfitto ma sempre degno di lode per il coraggio e la dignità di un’esistenza trascorsa sotto il sole cocente del Mar dei Caraibi. Una storia di vita vera vissuta, trasposta in un romanzo, che valse all’autore i due più prestigiosi riconoscimenti letterari della sua carriera, vale a dire il Premio Pulitzer per la narrativa ed  in seguito il Nobel per la Letteratura.

Dieci anni dopo lo strepitoso successo di Per chi suona la campana e all’indomani della delusione per la fredda accoglienza che invece fu riservata dalla critica all’autobiografico Di là dal fiume e tra gli alberi, Hemingway si era rifugiato nella sua amata Cuba, isola ispiratrice dei suoi scritti letterari e racconti più belli. 

A bordo della Pilar (imbarcazione con cui si era lanciato più  volte in viaggi avventurosi) si dedicò alla pesca e cercò l’ispirazione giusta per un nuovo libro. In realtà,  la trama l’aveva già in mente da diversi anni e solo adesso sentiva che i tempi erano maturi per trarne un capolavoro. Si trattava di una storia vera che aveva ascoltato nel 1935 dal suo consigliere di navigazione Carlos Gutierrez e da cui allora aveva tratto  un  breve reportage dal  titolo Sull’acqua azzurra che era stato  pubblicato sulla rivista Esquire, nell’aprile del 1936. 
Ernest Miller Hemingway (Oak Park, 21 luglio 1899 – Ketchum, 2 luglio 1961), scrittore e giornalista statunitense, autore di romanzi e di racconti

Da allora erano passati però ben sedici anni senza che Hemingway approfondisse l’idea e la trasformasse in un romanzo. Era infatti il 1952 quando l’intera narrazione prese corpo, incentrandosi sulla fatica, sulla dignità e la forza d’animo del protagonista, un vecchio pescatore che nasce e muore su una barca a vela, nella Corrente del Golfo. 

Non tutti sanno che nell’estate del 1951,  Hemingway  trascorse  una vacanza di dieci giorni  nel Cilento, ad Acciaroli. Lo stesso scrittore avrebbe così raccontato a proposito del suo viaggio: «Raramente sono stato nel vostro sud. Solo una volta e per puro caso. Dovevamo visitare Napoli ed incontrare un gruppo di amici che non abbiamo visto e così ci siamo messi in viaggio verso Pompei ma per errore  ci siamo ritrovati io e Mary ad Acciaroli, un paesino di pescatori, con facce abbronzate da un sole a scorza di limone. Ricordo di Acciaroli una bella chiesetta secolare, i tetti rossi delle case, il mare azzurro spumeggiante e un buon vino che non ubriaca. E poi… beh, spero di rivederla presto».

Secondo questa suggestiva testimonianza, lo scrittore avrebbe soggiornato al secondo piano dell’ albergo La Scogliera di Acciaroli, insieme alla sua quarta moglie, Mary Welsh, e al suo fidato taccuino, su cui era solito annotare costantemente tutto ciò che vedeva e ascoltava. Affascinato dalle storie dei pescatori, li attendeva per ore sul porticciolo e ne ascoltava appunto le storie.

Un uomo in particolare, tale Antonio Maserone, soprannominato u’ viecchiu, raccontò ad Hemingway di un aneddoto incredibile: un pesce spada del peso di oltre un quintale che, data la mancanza di ghiaccio nel peschereccio una volta pescato, giunse al mercato di Salerno, già in stato di decomposizione e venne dunque immediatamente  bruciato. 

Non so voi, ma gli abitanti di  Acciaroli non hanno dubbi: in effetti sembra davvero plausibile scorgere nel pescatore Santiago e nelle sue avventure  il profilo e i racconti del cilentano Maserone. 

La vistosa insegna affissa dal 1951  all’ingresso di Acciaioli ne va a conferma: Acciaroli, il paese di Hemingway

Per la verità prove tangibili non ce ne sono, tuttavia restano i ricordi degli anziani pescatori, che riescono ancora a vedere quello straniero passeggiare, col suo bicchiere di Amarone in mano,  fra le reti del porto e le spoglie del vecchio albergo (ormai chiuso),  custode di segreti che non verranno mai più svelati.

Sia stato quel che sia stato, Hemingway  riprese quel lavoro soltanto allora, dopo quella vacanza e, meravigliosamente, in appena otto settimane buttò giù un romanzo che raccontava uno spaccato di vita reale delle isole caraibiche, la cui  intensità poetica è a dir poco rara a trovarsi. 

Protagonista, come l’autore stesso indicò in una lettera all’editore Scribner, è la dignità di un uomo giunto all’ultima fase della sua esistenza. Il suo nome è Santiago, ma nel libro viene chiamato semplicemente il Vecchio; nonostante l’età, non gli difettano il coraggio e la forza di ingaggiare una dura battaglia con un marlin di enormi dimensioni, nella speranza di ripagare la fiducia riposta in lui dal piccolo Manolin. 

Quel pescatore , Santiago, diventa l’emblema dell’asprezza e della ruvidità di una vita che nasce e muore su di una barca a vela.

Nel timore di un secondo flop, l’editore Scribner anticipò l’uscita de Il vecchio e il mare in grande stile, con un numero speciale nella rivista Life. 

Era il settembre del 1952. La rivista vendette oltre 5 milioni di copie, mentre altrettanti milioni di copie del romanzo andarono vendute nei mesi successivi, proiettandolo ai primi posti delle classifiche di mezzo mondo. 

Il trionfo fu sancito il 4 maggio del 1953 con l’assegnazione del Premio Pulitzer per la narrativa (Pulitzer Prize for Fiction), che aprì ad Hemingway la strada verso il Nobel per laLetteratura che ricevette l’anno dopo. Motivazione: «per la sua maestria nell’arte narrativa, recentemente dimostrata con Il vecchio e il mare e per l’influenza che ha esercitato sullo stile contemporaneo». 

Negli ultimi anni di vita, lo scrittore statunitense diede il suo contributo alla trasposizione cinematografica del suo capolavoro, affidata alla regia di John Sturges e alla straordinaria interpretazione di un grandissimo attore , Spencer Tracy. 

La pellicola, uscita nel 1958 con lo stesso titolo del libro, venne premiata l’anno dopo anche con un Oscar per la miglior colonna sonora.

L’attore Spencer Tracy nel film. “Il vecchio e il mare”
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Barbara Chiarini

Barbara Chiarini nasce a Firenze nel 1967. Laureata in Architettura con indirizzo storico-restauro e conservazione dei Beni Architettonici, si ritiene un architetto per professione, una scrittrice per passione, ed una fiorentina D.O.C. Autrice del libro “Per le Antiche Strade di Firenze”, “Una finestra affacciata dull’Arno” e “Su e Giù per le strade di Firenze”, ella è anche la fondatrice nonche’ uno degli Amministratori di questo Blog.

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