L’evoluzione della specie
Esattamente 166 anni or sono, in un assolato venerdì 20 agosto, un ancor giovanissimo Darwin esponeva la sua personale teoria sull’Evoluzione dell’Uomo.
Lo straordinario nonché rivoluzionario studio dello scienziato venne pubblicato sul Proceedingsdella Linnean Society di Londra, la più importante associazione al mondo per lo studio e la diffusine della tassonomia e della storia naturalista del tempo, insieme al manoscritto del naturalista Alfred Wallace.
Il documento anticipava la teoria dell’evoluzione per selezione naturale, destinata a rivoluzionare ogni studio sulle scienze naturali da quel momento in poi.
Charles Robert Darwin era nato nel Regno Unito, non molto distante dalla frontiera con il Galles il 12 febbraio del 1809 da Robert Waring Darwin II e Susannah Wedgwood.
Il giovane Charles passava le giornate della sua fanciullezza ispezionando animali e collezionando minerali tra i prati inglesi, completamente rapito dal mondo naturale. L’interesse naturalistico, in quegli anni, veniva ancora percepito come un hobby a cui dedicarsi nei ritagli di tempo; ne consegue che, ovviamente, la carriera era da perseguire altrove, in ambiti più affermati e dignitosi. Proprio per questo il padre lo iscrisse all’Università di Edimburgo nella speranza che continuasse la sua carriera di medico.
Ma le speranze durarono poco: al secondo anno Charles abbandonò la facoltà e si iscrisse al Christ College di Cambridge, concludendo il suo percorso didattico nel 1831, ancora convinto della veridicità delle parole delle Sacre Scritture.
È in questo periodo che conobbe Adam Segdwick, professore di geologia, e John Stevens Henslow, botanico e suo futuro mentore.
Proprio grazie alla raccomandazione di quest’ultimo, Charles, si imbarcherà sulla HMS Beagle il 27 dicembre del 1831 per lasciare il Regno Unito e mettersi in un viaggio che lo portò a circumnavigare il globo, tra un perenne mal di mare e molte scoperte affascinanti. Un itinerario lungo cinque anni per raggiungere il Sud America, le Galápagos, fino all’Australia fermandosi, sulla via del ritorno, in Nuova Zelanda, alle Mauritius e in Sudafrica e, infine, fare ritorno in patria il 2 ottobre 1836.
Nella prima metà dell’Ottocento le teorie naturali confluivano ancora nel Creazionismo, tuttavia, le opinioni scientifiche stavano cambiando; un certo James Hutton aveva proposto una tesi con cui era in grado di spiegare quel grande mistero che ai tempi erano i fossili, intesi ora come resti di specie ormai estinte. A questo era seguita la scoperta della progressione nell’ordine di sviluppo dei fossili per cui la vita sembrava essersi evoluta, dagli invertebrati fino ai mammiferi.
Ma ciò nonostante, la mancanza di una parte esplicativa a sostegno di tali teorie, che spiegasse come una specie potesse mutare in un’altra, rendeva l’evoluzionismo di difficile approccio.
È questo il contesto in cui Darwin iniziò a formarsi e, soprattutto, è in questo quadro che intraprese il viaggio a bordo del Beagle.
Nei cinque anni di navigazione Darwin ebbe la possibilità di raccogliere un gran numero di esemplari di piante, animali e minerali da inviare nel Regno Unito e compilare una sorta di lunghissimo diario.
Quindi, una volta rientrato, nel 1837 iniziò a scrivere a proposito di quelle che egli cominciava a considerare le cause evolutive.
Ma le conseguenze della filosofia materialista implicita nella sua teoria continuavano a preoccuparlo, tanto da dissuaderlo dal pubblicare anche solo un breve saggio; al tempo stesso, capiva che altri erano alla ricerca di una teoria esplicativa per l’evoluzione e che presto o tardi qualcuno lo avrebbe anticipato.
Fu così che nel giugno del 1858 Alfred Russel Wallace, anch’egli sulle tracce di quei meccanismi evolutivi, inviò a Darwin una lettera con allegato uno scritto in cui, in sintesi, esponeva la sua stessa teoria.
Allarmato, Darwin decise di proporre una breve presentazione delle sue scoperte insieme al lavoro di Wallace, alla Linnean Society, per poi pubblicarli insieme.
La presentazione voleva garantire la paternità della teoria evoluzionistica a Darwin, mettendolo al riparo da qualsiasi pretesa di priorità da parte di Wallace.
Ad ogni modo On the Origin of Species by Natural Selection venne pubblicato nel 1859 e fu da subito un gran successo, vendendo più di milleduecento copie in un solo giorno.
La teoria si basava su dei concetti semplici e su altrettante ovvie deduzioni, che potremmo brevemente riassumere così: ogni specie tenderebbe a riprodursi all’infinito e se non vi fossero delle interferenze, arriverebbe a infestare l’intero globo, ma questo non succede, poiché ognuna di esse, una volta raggiunta una certa misura, smette di crescere.
Ne deriva che un certo numero di individui perirà prima di potersi riprodurre.
In altre parole, la selezione naturale agisce sulle variazioni che per caso si verificano in certi individui, facendo sì che quelli con delle nuove caratteristiche vantaggiose rispetto all’ambiente in cui vivono possano avere maggiori probabilità di sopravvivenza e di riproduzione.
Tuttavia, non va trascurato che molti altri fattori giocano un ruolo essenziale nella vita di ogni creatura vivente.
Il Principio della Variazione Correlata è uno di questi; al variare di una caratteristica, si verificheranno altre variazioni a questa interconnesse, non necessariamente vantaggiose; oppure un organo in origine adatto a uno scopo preciso può, nel tempo, essere adatto per altri scopi; esempio ne sono le piume che, originariamente squame, si sono sviluppate come variazione vantaggiosa per alcuni organismi fino a diventare, grazie alle loro proprietà aerodinamiche, un prezioso elemento contro i predatori. In ultimo ma non ultimo, per Darwin un altro elemento decisivo per la sopravvivenza era la selezione sessuale.
Nonostante gli svariati ritrovamenti fossili che confermavano le sue teorie, una larga parte dell’opinione pubblica e scientifica si trovò in netto conflitto con la sua teoria probabilmente per via delle implicazioni che questa aveva circa il posto dell’uomo all’interno della storia evolutiva.
E pensare che, ancora oggi, le sue teorie si rivelano, in buona parte, corrette!
Darwin morì nel 1882: come segno di stima il parlamento inglese volle seppellirlo alla Westminister Abbey, la sede delle spoglie mortali dei regnanti inglesi e dei personaggi più illustri.
Col tempo, è stato considerato il padre della biologia, la “scienza della vita”, una scienza per noi altamente importante che ci ha reso indistintamente tutti partecipi di un flusso vitale del quale prima eravamo inconsapevoli.
E noi ci permettiamo di farvi rilevare quanto in questo momento più che mai sia importante ricordare il lavoro di questo incredibile scienziato e tenere a mente una delle sue più celebri frasi: «Non è la più forte delle specie che sopravvive, né la più intelligente, ma quella più reattiva ai cambiamenti»
Meditiamo gente, meditiamo!