#gliesercizidi Raccontami una Storia_movimento

Se la mia vita fosse un viaggio

Se la mia vita fosse un viaggio, lo descriverei, attraverso i racconti della mia amatissima mamma Rosa.

Si presentava, con la sua sedia piccola piccola ed aveva la capacità di trasformarsi, ci portava alla pura e semplice partecipazione. Non potevi fare a meno di ascoltarla, la sua voce, era capace di assomigliare a mille personaggi contemporaneamente, i gesti delle sue mani ed il suo viso appartenevano a mondi lontani.

Aveva vissuto la guerra, ho sempre pensato, che fosse dovuto a questo.

Fu così, che una domenica pomeriggio, tra i sacchettini di semi e di calia, tradizione palermitana, mi ritrovai dentro un pozzo.

Il buio totale, era pieno di insetti e avevo i piedi bagnati. La mia speranza che fosse solo acqua, avevo una bisaccia attaccata al collo e cominciai a urlare.

I topi e i pipistrelli erano il mio terrore ma dopo poco, mi resi conto che questi non erano li a farmi compagnia, ma ciò non mi tranquillizzò.

Mille pensieri nella mia testa, mi chiesi perché fossi li, in quel preciso istante sentii muovere qualcosa sulla mia pancia, la bisaccia si muoveva, urlai a più non posso, Mammaaaa!!

Aiuto, ecco i topi, invece, ascoltai, il silenzio assoluto. 

Il mio cuore batteva forte, avevo paura.

Una voce che proveniva dentro di me, diceva: “Davanti a te c’è una scala, non ti abbattere, sali, cosi, saremo fuori”.

Saremo fuori?  Ma fuori dove? E poi, sono sola,perché parla al plurale?

Pensavo, rimasi li, non so, per quanto tempo.

Poi giunse la fame, sinceramente, avevo sempre fame, in quel momento, avrei mangiato anche una ciabatta.

Mi ero distratta, mi succedeva spesso quando avevo paura e fame.

Mi concentrai e riuscii a capire, cosa si muoveva, sulla mia pancia, era una mano. Rimasi ferma, senza respirare e sentii la stessa voce di prima, che diceva: “Non avere paura, sali le scale e fuggiremo insieme.

Allora chiesi: “Mamma sei tu?” Aspettai la risposta, silenzio assoluto, un nodo alla gola saliva.

Povera me, dove ero capitata, non capivo più nulla. Mentre stavo, con gli occhi chiusi e le lacrime, che scendevano, ad un certo punto è successo che, i rumori fuori, erano più forti, un vocio infernale, sentivo spostare dei mobili.

Sentivo, il mio nome in lontananza….”Francescaaaa!”

Mi sentivo scuotere tutta, tremavo ma ero felice.

Continuavo a dire. “Mamma sono qui, sono qui….”

In quel preciso istante sentii la sua voce, stava raccontando, la storia dell’orco e della mano verde.

Ecco perché, mi ero addormentata.  

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Francesca Pisciotta
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