La mia paura più grande
Sono una donna che da tempo ha superato la mezza età, per cui le paure si sono sommate un po’ con gli anni che porto.
Tranquilli, non voglio elencare tutte le grandi e piccole paure, e non voglio drammatizzare con queste.
Vado a ritroso nel tempo, e ci troviamo negli anni della mia giovinezza, del mio primo innamoramento a quando il mio “lui” si fa incontrare nel mio stesso ambiente di lavoro.
Il “caso” volle che ci trovassimo a stretto contatto, io lui e il Primario della Sala Operatoria dove io lavoravo come ferrista. Eravamo nella Sala Radiologica, per delicati esami da fare a pazienti prima dell’intervento e il mio “lui” era addetto a fargli gli esami.
Nel momento dello scatto radiologico, dovevamo ripararci; il Primario usciva, “lui” si riparava nel gabbiotto ed io…come un salame, rimanevo in mezzo alla stanza non sapendo da che parte andare! Pena il mio disagio e la mia timidezza, non facevo in tempo a decidermi che arrivava “lui” che, prendendomi per un braccio, mi portava con sé nel gabbiotto.
Non ho mai contato le volte che ci sono andata, ero in preda forse al panico, alla timidezza ed ai vari rossori.
Poi si sa il tempo come dicevano i miei vecchi, “è un galantuomo “e come tale ci ha permesso di unirci.
Conosco un uomo, fuori dal contesto lavorativo, amante di numerosi sport, in particolare l’Alpinismo; era istruttore della scuola, ed io che ero sempre vissuta all’ombra del Cupolone (sono di Firenze) ne ero affascinata!
Ebbene sì, posso affermare che “per Amore ho scalato le Montagne”, nel senso vero del termine.
Mi portava in montagna ma non a fare una bella passeggiata, ma a scalare!
Ciò che ho visto, sentito in profumi, suoni, colori è di difficile descrizione per la bellezza che incontravo. Quando sapevo che, dovevamo raggiungere la base della parete pregavo fra e me, che non ci fosse molto da camminare per sentieri anche se poi prendendoci il passo, diventava tutto naturale.
Le Montagne in questione erano le Apuane, montagne che fanno parte di una catena montuosa in Toscana.
Non nascondo la mia paura, mista a tanta incoscienza e, guarda un po’…a tanto amore!
Ecco la famosa “Pania della Croce”, una delle cime più nominate per bellezza e altezza.
Come tutte le Montagne da scalare, questa aveva le sue “vie” , e in un bel giorno d’inverno con tanta neve, con la bellissima Pania innevata, “lui” mi preparò per fare una scalata invernale.
Bene, con piccozza e ramponi iniziammo la scalata. Mi divertiva il rendermi conto di affossare con scarponi e ramponi, la neve e salire non mi era mai sembrato così facile. Ovviamente eravamo legati l’uno all’altro da una corda, i nostri bei moschettoni … ed io in prima linea.
Arrivammo in cima, là dove posa la Croce che dà il nome alla Montagna; stanchi ma contenti, non facemmo in tempo neanche a sederci, che si alzo un’improvvisa tempesta di neve!
“Lui” mi gridò che bisognava scendere, ripercorrendo le nostre impronte, senza perdere neanche un secondo: “vai avanti tu -mi diceva- io ti sono dietro e la corda ci unisce”.
Francamente, presa dal panico, non sapevo bene quale impronte vedevo, ma scendevo; ad un certo punto la tempesta si fece più intensa, tanto che non vedevo niente, solo nebbia e non sentivo neppure parlare “lui”. Il vento sibilava fortissimo ed io mi vedevo saltellare in discesa e mi sembrava di essere solo, sola!
Un’improvvisa tempesta di neve con tanto vento, ti isola molto dall’ambiente nel quale ti trovi… “Lui” mi aveva detto quanto era importante ricalcare le impronte, che altrimenti rischiavamo di precipitare in un burrone. Ma le impronte non c’erano più; il vento le aveva spazzate.
Io che ero alla guida non sentivo più la tensione della corda e correvo, non so dove ma andavo.
Forse qualche “Angelino” da lassù mi guardava divertito nelle mie impacciature, forse mi sollevò e mi ritrovai fuori dalla nebbia da dove potere vedere la discesa.
Furono attimi di vero terrore. Il potersi rivedere fu un gran sospiro di sollievo e, senza dirsi una parola, continuammo la nostra discesa nel silenzio assoluto.
Che pace, che bellezza poter rientrare nel rifugio sapendo di averla scampata bella, sapendo di poterci riscaldare.
Entrammo e appena ci videro ci vennero incontro; stavano per chiamare il soccorso Alpino, ci avevamo dati per dispersi…
Questa è stata una grande paura sì, soprattutto perché la coscienza non ti abbandona mai, e sai bene quello che può succederti.
P.S: … Le escursioni invernali io, mai più fatte!