Le vostre storie,Racconti

Il rossetto rosso

La mamma da piccola aveva una visione chiara e molto dettagliata di una scena; non ne conoscevo la provenienza, ne’ perché divenne tale ma alla  fine non capiva più se fosse una fantasia nata da un racconto oppure da un sogno.

La scena si ripeteva molto spesso, pertanto si convinse ancora di più che potesse trattarsi di un racconto ascoltato una sera durante una veglia. Ricordava però  di esserne rimasta affascinata.

Solo vaghi ricordi, il volto di una giovane donna che chiudeva una porta, ma non sapeva chi fosse, ne’ dove l’avesse conosciuta. Forse una vicina di casa, oppure una donna di strada… scarto’ subito questa ipotesi perché era assai improbabile in quanto, quando queste ultime uscivano e si sistemavano sui marciapiedi, in attesa dei loro clienti, alle bambine come mia madre non sarebbe mai stato  permesso di stare per strada. non c’ era una spiegazione : le veniva detto solo che era pericoloso e non perché fosse buio.

Come era possibile poi che le  fosse venuta a mente una donna del genere!  In realtà non avrebbe dovuto in nessun modo sapere della loro esistenza. E  comunque,  su questo era meglio non indagare, perché si capiva benissimo che questo genere di donne non erano ben viste.  

Parecchi anni dopo, ho compreso che nel paesino arroccato dove viveva la nonna c’ erano due tipi di donne, maledette nello stesso modo. “quando ne verrai a conoscenza, allora sì che ti terrai lontana da loro, ….le donne che si sistemano nei marciapiedi quando è buio! non dovrai mai averci niente a che fare…. potresti  scoprire che magari, tuo marito, tuo padre oppure tuo figlio, vanno a trovarle mentre tu metti a letto i più piccoli, oppure quando ti dicono che vanno a giocare a carte o a bere un bicchiere di vino alla taverna…. Le seconde le temerai perché potrebbero confermarti tutto questo, facendoti le carte, sedute nella loro cucina con le candele accese, con i loro sogni ad occhi aperti… Se dovessero parlare, tu pagheresti il conto in tutte due i casi,.”

La mamma ci raccontava spesso che  dormiva nel letto insieme alla nostra nonna, che la sentiva girarsi e pregare, affinché il suo compagno avesse protezione dal suo Dio, mentre lei si chiedeva perché quella maledetta guerra le avesse portato lontano il suo pa.

Non avevano notizie da mesi, per cui si chiedevano impaurite se fosse accaduto l’irreparabile in mezzo ai boschi, tra i solchi delle trincee…. se lui soffrisse  la fame e il freddo, se sarebbe mai finito tutto questo orrore e i tanti dubbi fino a quando crollavano abbracciate nel sonno.

Dai racconti di mia madre sapevo che la loro casa era modesta, piccola ma accogliente; di giorno la porta era sempre aperta e il caffè di cicoria pronto per essere messo dentro un tegamino di smalto con un piccolo manico, questo metodo era usato per potersi scambiare le notizie e intanto scaldarsi e confortarsi un attimo.

Il nonno finalmente tornò a casa dalla guerra, non racconto’  niente di tutto ciò che aveva vissuto, di quello  che aveva visto, ne ciò che aveva subito, ma non raccontò neppure  ciò che era stato costretto a fare per difendersi. Aveva un gran tormento, che nessuno conobbe mai.

All’età di 8 anni scoprì finalmente il volto della giovane donna che chiudeva la porta! Non  ci potrete credere, ma non era un sogno e neppure  un racconto.  

Fu quando La mamma ci raccontò che una domenica erano stati invitati ad una festa, quindi tutti si erano preparati con il meglio che avevano. La sorpresa fu quella di vedere la nonna  intenta ad  aprire una scatola e tirare fuori un piccolo astuccio rosso, la meraviglia fu vederla andare davanti all’unico specchio che avevano, questo le fece venire a mente il suo ricordo.

Mentre, la nonna chiudeva la porta ed iniziava a passare sulle labbra il rossetto rosso dei suoi sogni, ne riconobbe il volto.

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Francesca Pisciotta
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