Gilbert, un caso strano!
Tutti noi portiamo delle canzoni nel cuore che fanno da colonna sonora alla nostra vita.
Sfido chiunque a non avere nel cassetto della memoria alcuni brani che riteniamo memorabili, mentre probabilmente lo sono soltanto per noi (!): brani che ci hanno, in ogni qual modo, accompagnato da sempre nella vita, passo dopo passo, suscitando emozioni e ricordi sempre uguali e sempre diversi.
Pertanto, la mia scelta di oggi è caduta su una canzone, a mio vedere meravigliosa, ma certamente sconosciuta ai più.
Ebbene, correva l’anno 1972, io ero una bambina di cinque anni ma ricordo bene che le sue canzoni hanno fatto da coreografia alla mia intera infanzia!
L’ artista in questione è Raymond Edward O’Sullivan, in arte Gilbert O’Sullivan: la canzone che ho scelto per rappresentarlo si intitola Clair.
Irlandese di nascita, autore di alcune tra le più belle canzoni che possiamo inserire all’ interno del calderone della musica leggera, aveva un look dal sapore anglosassone, con tanto di capelli cotonati, e un atteggiamento timido e riservato.
A partire dagli inizi degli anni Settanta, Gilbert sfoderò una serie impressionante di successi: il suo album di esordio Nothing rhymed è del 1970, Gilbert aveva soltanto 24 anni ma già il testo raccontava dei suoi dubbi sulla vita.
Era davvero un bel blues, orchestrato e avvolgente: traducendolo in italiano, I Profeti ne fecero un’onesta canzone d’amore dal titolo Era bella, che ebbe peraltro anche un discreto successo.
Dopo Nothing rhymed seguirono una serie di canzoni di successo; We will, Get down, Alone again, Oh-wakka-do-wakka-day, Ooh baby, Why oh Why e infine, appunto, la nostra Clair.
Negli anni 80, quando la sua buona stella iniziò ad incamminarsi verso il declino, Ghilbert cadde in uno stato depressivo che fu causa di un inevitabile abbandono del palcoscenico mediatico internazionale.
Tuttavia, pochi anni dopo, trovata la forza per reagire, il nostro Ray ha ripreso a fare il cantautore ed ancora oggi è capace di stupire i suoi fan con nuovi brani, sempre di eccellente qualità: le sue tournée lo hanno portato a performare dal vivo in tutto il mondo, soprattutto in Giappone, Gran Bretagna e nei Paesi Scandinavi.
Quello che più ha stupito il grande pubblico è stato il suo modo contrastante di fare musica: accattivante, leggero e facile all’ascolto, ma drammatico e complesso nel contenuto del testo.
Di fatto, tutti sappiamo come abitualmente venga definita musica leggera buona parte della musica popolare contemporanea, soprattutto quando essa è destinata ad un vasto pubblico: infatti, l’espressione italiana traduce in modo non letterale il termine inglese easy listening, ovvero un tipo di musica di facile ascolto, spesso ridotta ad un semplice intrattenimento, caratterizzata da un linguaggio piuttosto schematico.
Ma non è detto che ciò accada per ogni artista.
E’ questo il caso del nostro Ghilbert, il quale nella sua carriera ha prodotto canzoni meravigliose che possono tranquillamente rientrare nel contenitore easy listening, ma per un pubblico d’ élite.
Clair ne è un esempio: appassionata e allegra la canzone racconta la storia di una bambina, estremamente esuberante, e di un amico di famiglia che, a tempo perso, le fa da babysitter. Una storia facile, leggera ma dal richiamo nostalgico e sentimentale: soprattutto perché, semplicemente, esprime la bellezza dei rapporti umani, della familiarità.
Quando l’ascolto, non posso non pensare a mia figlia e a quando anche lei era bambina; il brano mi riempie di tenerezza.
Il racconto ha un risvolto autobiografico:la vera Clair, di fatto, era la figlia di tre anni del produttore-manager di O’Sullivan, Gordon Mills.
Alla fine del brano si sente infatti la sua risatina, argentina e maliziosa: lo Zio Ray ,menzionato nella canzone, è lo stesso O’Sullivan, il cui vero nome è appunto Raymond.
Su YouTube è possibile trovare un video della vera Clair, ormai adulta, ancora commossa per essere stata oggetto di una dedica di successo, così planetario.
Dedico il brano a tutti i padri e alla vita, che il tempo porta a diventare orfani dei propri figli…