Piazza della Repubblica (Parte IV)
Della serie… In giro per ⚜️Firenze!
Nomi precedenti: Piazza di Mercato Vecchio, piazza degli Amieri, piazza Sant’Andrea, piazza Vittorio Emanuele, piazza Vittorio.
Esercizi storici:
Le Giubbe Rosse
La piazza, fin dalla sua rinascita, è stata luogo di ritrovo e salotto buono della città, grazie ai numerosi caffè storici che oggi sono diventati esercizi storici. Il più noto è forse il Caffè le Giubbe Rosse, nato nel 1897 come “birreria Reininghaus”, con camerieri che, secondo la moda viennese del tempo, indossavano giubbe rosse, tanto che i fiorentini, trovando difficoltà nel pronunciare il nome straniero del caffè, preferivano dire: «andiamo da quelli delle giubbe rosse». L’importanza del locale è legata all’epoca del Futurismo e di Lacerba, quando il caffè divenne il più vivace cenacolo letterario e artistico di Firenze. Fu teatro per esempio della rissa tra i futuristi milanesi di Marinetti e gli artisti fiorentini raccolti intorno alla rivista La Voce, sulla quale Ardengo Soffici pubblicò un articolo che attaccava i rivali futuristi. Mantenne questo carattere fino all’ultima guerra, quando ai suoi tavoli si incontravano i rappresentanti dell’Ermetismo, attorno a Eugenio Montale, e i giovani pittori fiorentini, intorno a Ottone Rosai e Primo Conti. Caffè letterario per eccellenza, dagli anni della sua nascita a oggi ha visto sedere ai suoi tavolini personalità quali Giovanni Papini, Ardengo Soffici, Aldo Palazzeschi, Dino Campana, Elio Vittorini, Tommaso Landolfi, Antonio Bueno, Silvio Loffredo e molti altri. A fronte di questa storia e dopo vari cambiamenti di gestione, nel dicembre 2018 il Tribunale di Firenze abbia dichiarato il fallimento della società che gestiva il locale. Acquistato nel 2019 da parte di Scudieri International Srl., il locale sarebbe dovuto riaprire nella primavera del 2020, ma in conseguenza delle restrizioni legate alla pandemia di Covid 19, il tutto è slittato a data da definire.
Su questo stesso lato della piazza si trova il Caffè pasticceria Donnini, anche questo esercizio storico fiorentino, fondato nel 1894 e all’origine vivace cenacolo letterario: per la saletta interna, nel 1953, Giovanni Michelucci disegnò la sedia con schienale “scapolare” e altri arredi, andati distrutti durante l’alluvione del 1966.
Sull’altro lato della piazza si trova il caffè Paszkowski: fondato nel 1903 come birreria dall’omonima famiglia polacca, il locale assunse già dopo poco tempo quelle caratteristiche di caffè concerto e presenta ancora oggi sale in stile primo Novecento. Un suo celebre proprietario, Karol Paszkowski, fu console onorario di Polonia a Firenze, e suo figlio Stanislaw (italianizzato in Stanislao), i cui resti riposano nel Cimitero delle Porte Sante, sposò la figlia di Giovanni Papini, Viola[3]. Il caffè fu punto di incontro di intellettuali fiorentini o di passaggio a Firenze, tra i quali diversi protagonisti della cultura italiana della prima metà del XX secolo (basti pensare oltre a Papini stesso, Giuseppe Prezzolini, Ardengo Soffici, Dino Campana, Gabriele D’Annunzio, Eugenio Montale, Vasco Pratolini, Gaetano Salvemini, Umberto Saba).
All’angolo con via Roma si trova poi il Caffè Gilli, nato nel 1733 in via Calzaioli con la famiglia svizzera Gilli che aprì una fortunata “Bottega dei Pani Dolci”. Nella seconda metà dell’Ottocento Caffè Gilli si spostò in via degli Speziali, di fronte al Trianon e all’inizio del secolo scorso si spostò infine nell’attuale ubicazione in piazza. Anche qui si diedero convegno letterati, artisti e intellettuali. Dal dopoguerra in poi Gilli divenne luogo d’incontro esclusivo dei giovani fiorentini ma anche dei primi turisti che iniziano in questi anni a frequentare la città. Nel 1991 è stato dichiarato monumento nazionale.
Monumenti:
La colonna dell’Abbondanza si erge nel punto in cui, ai tempi della Florentia romana, si incrociavano il cardo e il decumano maggiori. L’attuale monumento, con il fusto in granito grigio dell’Elba, fu eretto tuttavia nel 1430-1431 dagli Ufficiali di Torre, quando la zona si era fortemente caratterizzata per la presenza di un mercato e quindi in relazione alle attività che qui si svolgevano e alle merci che qui si vendevano. Recava alla sommità una statua in pietra serena di Donatello, raffigurante la Dovizia (con allusione ai prodotti della terra che si commercializzavano). Lo sviluppo del mercato portò la colonna ad essere inglobata in una delle botteghe dell’area, con la parte alta del fusto, il capitello e la statua sporgenti oltre il tetto del piccolo edificio. In occasione delle demolizioni che interessarono l’area del Mercato Vecchio, la colonna venne prima liberata, poi smontata, la statua (nel frattempo sostituita nel 1721 da Giovanni Battista Foggini) e il capitello ricoverati nel lapidario allestito presso il museo di San Marco. Solo nel 1956 la colonna fu rimontata posizionando alla sua sommità una copia della scultura del Foggini realizzata da Mario Moschi (oggi però se ne vede un’ulteriore copia in vetroresina, per scongiurare crolli della fragile pietra).
Lapidi:
Il 12 aprile 2023 sul palazzo del Trianon, presso l’angolo con via degli Speziali, è stata posta una lapide che ricorda tre vittime della polizia di stato cadute in questa piazza durante il servizio.
IL COMUNE DI FIRENZE E LA POLIZIA DI STATO IN RICORDO DI
Giuseppe Cangiano Commissario di Pubblica Sicurezza Medaglia d’Argento al Valor Civile
Luciano Luciani Maresciallo di Pubblica Sicurezza
Luigi Spina Vice Brigadiere di Pubblica Sicurezza
CADUTI NELL’ADEMPIMENTO DEL DOVERE FIRENZE 12 aprile 2023
Giuseppe Cangiano cadde il 29 agosto 1920, durante un comizio socialista a sostegno della Rivoluzione russa degenerato in scontri tra le forze dell’ordine e i manifestanti, assieme a due dimostrant. Luciano Luciani e Luigi Spina furono sommariamente giustiziati dai partigiani poco dopo la liberazione di Firenze, il 18 agosto 1944, in quanto rappresentanti della Repubblica Sociale Italiana.
Le feste:
Con la demolizione e ricostruzione della piazza si è persa la continuità nelle tradizioni relative alle feste in questa zona della città. Vi passava per esempio il Palio dei barberi, la cui tradizione non si è più rinnovata dall’Ottocento, mentre è attraversata dai due cortei del giorno di Pasqua che danno origine allo Scoppio del carro: il corteo con il Brindellone trainato dai buoi che giunge da vicino a Porta al Prato, e il corteo con il fuoco acceso solennemente nella chiesa dei Santi Apostoli.
FINE