Il bugiardo
Sono sempre stato ossessionato dai particolari, sono determinanti per me per capire se ciò che ascolto è vero, mi piace cercarli ovunque, chiederli quando mancano nelle discussioni.
I particolari sono importanti, se non presenti nell’esposizione dell’accaduto possono indurre a incomprensioni, a disguidi. Mi piace vedere nei film l’attenzione che gli sceneggiatori mettono nel costruire le scene, particolari insignificanti che diventano errori quando i ciak si ripetono per la solita scena, li cerco spasmodicamente, mi accorgo se un particolare come un bicchiere pieno viene mostrato nel fotogramma successive diverso, più vuoto o addirittura mancante: lo classifico come scarsa attenzione ai particolari della regia. Non riesco a guardare un film senza cercarli, a volte perdo il senso della trama per questa mia ossessione ma non posso farci niente, è più forte di me.Ricordo che quando ero bambino sapevo riconoscere proprio dai particolari insignificanti, le bugie dei compagni.
Nell’adolescenza avevo perso molti amici che andavano vantandosi di imprese impossibili per la mia insistenza sulla richiesta di particolari che smascheravano facilmente gli sbruffoni. La mia teoria era chiara: se davvero l’amico pescatore aveva preso un pesce più grosso di uno squalo nello stagno dietro casa doveva conoscere che tipo di filo aveva messo in canna, la grossezza dell’amo e l’esca usata, non mi bastava il nome del pesce e la misura della sua lunghezza dimostrata con le braccia e questo infastidiva l’amico pescatore che piuttosto che vedersi smascherato si allontanava da me.
Sapevo riconoscere ogni bugia, ogni falsità già dalle prime battute era un esercizio che avevo imparato da piccolo. Figlio di un poliziotto investigatore, avevo affinato le mie capacità di osservazione e di racconto perché non avevo molto scampo quando, tornando a casa da una forca con gli amici, dovevo render conto e giustificare al genitore come erano andate le cose per cui non c’era stata lezione. Messo spesso in punizione per la mancanza di autenticità dei particolari avevo imparato a concentrarmi su come sarebbe stato lo scenario, quali particolari sarebbero stati determinanti per rendere la bugia verità. I particolari erano diventati così la mia ossessione tanto che, alla fine dell’adolescenza, ero riuscito a giustificare una assenza a lezione credibile sufficientemente da ricevere dal genitore indagatore un “ti sei comportato bene” non meritato.
Un’ossessione la mia, che l’interlocutore di fronte ignora e continua a farlo mentre fiorisco il mio racconto di importanti particolari determinanti per l’attendibilità del mio alibi, non potrà pensare che mento con una descrizione così dettagliata. Non potrà sospettare che, mentre racconto di aver lasciato la sala annoiato dal film francese e di aver buttato il biglietto nel cestino appena fuori dal cinema con rabbia per soldi spesi inutilmente, ero a dieci chilometri di distanza con alcuni amici e che, con loro, in preda all’eccitazione della goliardia imbrattavo il monumento del milite ignoto scrivendo sulla targa marmorea “viva la birra” con uno spray nero, non con tutti i particolari sul film e sulla mia giornata noiosa.
Vedo nell’espressione del poliziotto che mi sta di fronte che mi ritiene innocente, i particolari sono fondamentali nelle indagini e io ne ho forniti molti, si deve certamente trattare di un sosia quello rilevato dalla telecamera in quel giorno a quell’ora, si scusa per il disturbo e mi accompagna all’uscita.