Storie di Natale

L’abete dai rami d’oro

C’era una volta un boscaiolo, povero ma onesto: abitava in una vecchia baracca di legno in mezzo alla radura. La sua famiglia era piuttosto numerosa: una moglie, tre figli e due anziani genitori.

La casa, davvero piccola, era comunque accogliente, pulita e dignitosa: ciascuno di loro si impegnava a dare il proprio contributo affinché non mancasse mai il necessario per vivere e tutti fossero sereni: la mamma si occupava della casa e faceva le pulizie nei palazzi dei signori; il padre tagliava la legna e scolpiva giocattoli da vendere alle botteghe artigiane; la nonna coltivava il piccolo orto che rendeva ortaggi e tuberi in quantità sufficiente per loro e per il mercato, mentre il nonno si dedicava a piccole opere di ferramenta.

Anche i bambini offrivano quel che potevano e, dopo la scuola,  aiutavano i genitori nelle faccende che gli erano adeguate.

Insomma, in quella casa non si può certo dire che ci fosse ricchezza ma, per fortuna, abbondavano la felicità e l’ amore.

Un giorno, il boscaiolo, alla ricerca di un legno particolare per eseguire un lavoro, si addentrò in una foresta di abeti che non aveva mai visto prima. Passo dopo passo, la selva divenne tanto fitta al punto tale che, tra le fronde degli alberi, non riusciva a penetrare neppure la luce di un raggio di sole.  L’uomo era intimorito ma provava anche una strana sensazione che lo spingeva a non fermarsi e ad andare avanti.

Giunse così dinanzi ad un vecchio cancello che delimitava una proprietà privata: a quel punto, non poteva fare altro che tornare indietro ma nel volgersi, rimase quasi accecato da una luce vivida e spendente che proveniva dal profondo di quella cupa foresta ed il povero boscaiolo ne fu talmente attratto da cambiare idea: senza pensarci un attimo di più, oltrepassò la recinzione e proseguì fino a che gli si parò davanti una ridente radura, al centro della quale cresceva un immenso albero del colore del sole.

La sua meraviglia si fece ancor più grande quando ebbe modo di rendersi conto che l’albero non era fatto di legni bensì d’oro massiccio. Lo toccò e vide che i rami avevano la consistenza del legno ma, se venivano spezzati, assumevano la solidità del metallo prezioso.

Nella sua mente si fece strada l’idea che forse avrebbe potuto staccarne anche un solo rametto: probabilmente nessuno se ne sarebbe accorto e, come per un qualunque altro albero comune, il ramo sarebbe certamente ricresciuto in breve tempo.

La povertà in cui versava la sua famiglia lo invogliava sempre più a staccare quel ramo e a trovare, nella sua mente, una giustificazione alla scorrettezza che sapeva di compiere con quel gesto: purtroppo, la bramosia per quel tesoro, il fantasticare su tutto quel che avrebbe potuto acquistare con quell’oro per tutti i suoi familiari, fecero crescere i lui il vizio dell’avidità e l’uomo si convinse ad andare contro ogni suo principio morale: strappò alcuni dei ramoscelli più sottili e se ne andò, promettendo a se stesso che non ci sarebbe stata mai una seconda volta.

Con il suo piccolo bottino dentro ad un sacco, fece ritorno a casa: quando vi entrò qualcosa in lui era già cambiato. Egli si era rasserenato e convinto di avere fatto la cosa giusta per tutti. Ma quando riferì alla moglie l’accaduto, ella non fu davvero della stessa opinione: alterata e irata lo accusò, senza mezzi termini, di essere stato un disonesto, un ingordo, un comune ladro.

L’uomo e la donna iniziarono a litigare, cosa che prima di allora non era mai accaduta e la discussione si protrasse per giorni e giorni, finché l’uomo, esasperato, se ne andò via da casa.

Il tempo passò ed il boscaiolo, col denaro ottenuto dalla vendita dell’oro, andò a vivere da solo; si costruì una bellissima casa, comperò dei vestiti nuovi e lussuosi e una quadriglia di cavalli lucidi e scattanti per trainare il nuovo calesse.

Quel che gli mancava era soprattutto la sua amata famiglia, rimasta a vivere nella vecchia casupola malandata; così iniziò a comperare regali per tutti, nella speranza di riconquistarne l’affetto. Ogni omaggio, però, gli veniva sdegnosamente sempre restituito.

L’uomo, affranto ma incapace di reagire alla malia, prese a recarsi sempre più spesso nella foresta per staccare altri rami: più si abituava alla nuova vita di persona agiata, più sentiva il bisogno di nuovo oro per soddisfare i propri crescenti desideri.

Ma ogni volta che tornava all’albero dorato, la sua pelle si faceva sempre un poco più scura, i suoi movimenti sempre un poco più legnosi.

Il tempo passò in fretta; all’autunno seguì l’inverno e quindi giunse il Natale: il boscaiolo, sempre più ricco, sempre più solo, decise di prepararsi un pranzo sontuoso. Mentre maneggiava un coltello per affettare del pane, purtroppo, si tagliò: invece del sangue, dalla ferita cominciò ad uscire un liquido simile alla linfa delle piante.

A quel punto, tutto gli fu chiaro: disperato cercò di correre, verso il bosco incantato, con quanta più energia ancora possedeva in corpo. Dentro di se’ pregava che non fosse troppo tardi  per rimediare al suo macroscopico errore ma più avvicinava all radura dove stava l’ albero dai rami d’oro, più i suoi gesti si facevano rigidi.

E poi accadde; i suoi piedi divennero profonde radici, il suo corpo un tronco, la sua pelle si indurì tanto da trasformarsi in corteccia, le sue braccia si arrestarono a mezz’aria mutandosi in lunghi rami, i suoi capelli divennero fronde e la sua bocca spalancata per l’orrore, una profonda cavità lignea.

Il nostro boscaiolo si era trasformato in un albero, uguale a tutti gli altri che in quel luogo componevano la foresta.

La sua disperazione era così grande che dai suoi occhi, trasformati in spessi nodi di legno, scendevano calde lacrime di autentico pentimento.

Il gelo, in quella giornata di pieno inverno, faceva si  che ogni lacrima che scendeva dal tronco, si congelasse velocemente, trasformandosi in piccole stalattiti cristalline. Una tra tutte, nel toccare il suolo assunse, come d’incanto, le sembianze di una piccolissima fata.

L’avidità dell’uomo era stata punita, esattamente come quella di molti altri prima di lui ma, a differenza di chi lo aveva preceduto, il pentimento, il rimorso che il boscaiolo provava per il reato commesso era vero e sincero. La fatina ebbe pietà di lui e gli concesse il perdono, offrendogli una seconda possibilità per ritornare ad essere uomo, un uomo migliore di quel che era stato prima.

Generosamente graziato dalla sorte, il fortunato fece ritorno a casa ed, in men che non si dica, vendette tutti i suoi averi distribuendo il ricavato ai bisognosi.

Poi, col cuore pieno di timore, ma anche di speranza, tornò a bussare alla porta della sua vecchia baracca, per implorare perdono alla sua stupidità.

La famiglia non ebbe titubanze e subito lo accolse con gioia e amore, ovvero con quel che di più prezioso vi è al mondo: perchè i sentimenti non si comprano, neppure a peso d’oro!

Fu in quel preciso istante che egli decise di voler conservare in qualche modo,  la memoria di quanto gli era accaduto, come monito affinché mai più l’avidità potesse impossessarsi di lui.

Ripensando a ciò in cui egli stesso si era incredibilmente trasformato, il boscaiolo si recò nella foresta, abbatté un piccolo abete, lo portò a casa e, in ricordo delle proprie lacrime piante, lo decorò con piccole sfere di vetro cristallino.

In breve tempo la sua storia fece il giro del villaggio, poi dell’intero regno, fino a diffondersi ovunque e a raggiungere i confini della terra.

Da allora, a Natale, chiunque conosca questa strana storia tiene in casa un abete e lo decora insieme ai suoi familiari con gocce di vetro, cristalli e fili dorati.

Infine, pose ai piedi dell’albero i regali per tutti, a memoria di quel boscaiolo che dono’ senza rimpianto alcuno i suoi averi pur di tornare ad essere un uomo felice ed amato.

E dunque: che sia fiaba, o che sia realtà …questa resterà per sempre la magia del Natale!

Auguri  per un sereno Natale a voi tutti !

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Barbara Chiarini

Barbara Chiarini nasce a Firenze nel 1967. Laureata in Architettura con indirizzo storico-restauro e conservazione dei Beni Architettonici, si ritiene un architetto per professione, una scrittrice per passione, ed una fiorentina D.O.C. Autrice del libro “Per le Antiche Strade di Firenze”, “Una finestra affacciata dull’Arno” e “Su e Giù per le strade di Firenze”, ella è anche la fondatrice nonche’ uno degli Amministratori di questo Blog.

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