#Maratona di scrittura 8 Marzo 2025

Progetto Chiara S.

Ah finalmente al sicuro! Posso riuscire a seminare quei tre brutti ceffi che mi seguono da quando non so: da casa di Chiara?

Chiara! Caspita dove sei finita? Non riesco a trovarti eppure sarebbe importantissimo che ti facessi vedere, siamo alle porte co’ sassi come si dice a Firenze, tra qualche giorno il tuo progetto potrebbe essere pronto, ho scoperto una nuova sequenza: dove sei?

La mia paura è che quei tre armati di bastone abbiano fatto qualcosa a Chiara, che siano venuti a sapere del suo progetto e,non capisco come, sappiano che stiamo per realizzarlo.

È inutile che stia qui a rimuginare, lei non c’è devo andare avanti, io l’unica assistente in grado di portare a fine il lavoro. Devo togliermi di qui, devo raggiungere il laboratorio: aspetterò la notte, così quelli di fuori si stancheranno e se ne andranno.

Aspetta un momento: una volta Chiara mi parlò di un passaggio segreto da usare solo in caso di emergenza, era un piano di fuga se fosse andata male qualche combinazione tale da evacuare urgentemente il laboratorio. Potrei usare quello per entrarci!

Dovrei avere una piantina in tasca, ricordo che mi obbligò a impararla a memoria e, comunque si sentiva più sicura se l’avessi tenuta sempre dietro. Eccola, allora per di qua… seguire il corridoio fino in fondo, girare a destra per due volte… va bene:vado.

E ora che sono davanti al divisorio segreto, come entro in laboratorio? Sono una donna minuta, agile e svelta, ma non sono dotata di tanta forza da rompere una parete. Ci vorrebbe un attrezzo, una vanga, meglio ancora un martello; vediamo se la donna più intelligente che abbia mai conosciuta ha pensato che il percorso poteva essere anche inverso e… è buio pesto, non è che ho una pila, tasterò il terreno. Sì ecco, questo mi può servire.

Che angoscia! Finalmente sono nel laboratorio. Devo fare in fretta: la voce si è sparsa e capisco che la maggioranza delle persone non si rende conto di quanto sia importante e risolutivo questo progetto e voglia fermarlo a tutti i costi. Invece noi, io e Chiara, sappiamo bene che è l’ultimo baluardo dell’esistenza umana.

Ricordo ancora quando Chiara mi allungò la mano tirandomi fuori da quel fango in cui ero precipitata, sfiduciata dei risultati dei miei studi, condotta sul fondo dalle persone sbagliate alle quali avevo dato speranza, spezzata da un amore contorto e violento.

«Ti puoi fidare di me!» Mi disse. Mi canticchiò una canzone del secolo scorso che era diventata la nostra bandiera di lotta. Non ricordo il titolo, né chi la cantasse, ma la frase che ci sferzava nel lavoro sì: … ti ricordo che non siamo soli a combattere questa realtà – credo negli esseri umani, credo negli esseri umani che hanno il coraggio di essere umani!

Questo il nostro motto. La canticchio mentre negli alambicchi polveri e soluzioni stanno mischiandosi: salgono fumi colorati che precipitano nell’ampolla successiva sotto forma di goccioline, bagnano la polvere che ho aggiunto ed evaporano al calore del fornellino. Piano, non deve essere troppo caldo, deve amalgamare prima di trasformarsi in fumo rosa: la soluzione!

Apro l’alambicco e, grazie al beccuccio sottile e ridotto riesco a recuperare tutto il fumo rosa e racchiuderlo in una boccettina. L’ammiro un attimo tra le mie mani, penso a Chiara che non è qui, ma sento nascere dentro me la sua forza, la sua determinata voglia di cambiare le cose.

Mi rimetto al lavoro: ne faccio altre cinque porzioni. Non so veramente cosa fare, era Chiara che teneva i contatti con i ribelli, ma in sua assenza ho deciso di portare avanti il progetto così come stabilito prima della sua sparizione, sperando che gli altri facciano altrettanto.

Sono pronta: aspetto solo che scatti l’orario fissato dalla nostra eroina. Tutti all’unisono dovremo agire e questo è possibile solo se partiamo allo stesso momento con il solito piede!

Mi par di sentire Chiara che spiega: quando scatta il sesto rintocco parti, sali all’ultimo piano del palazzo, vai sul tetto-terrazza, cerca la scatola nascosta tra i comignoli, aprila e soffia nel segnale più forte che puoi, ci sono altri che aspettano il tuo richiamo, sapranno allora che la medicina è pronta, ti manderanno i loro piccioni viaggiatori, tu dovrai legale alle loro zampette una porzione e lasciarlo libero, il volatile sa dove deve andare è stato addestrato per questo.

Trovata la scatoletta, ho soffiato con tutta la forza e tutta la speranza che, insieme ai piccioni, apparisse anche Chiara, mi sento sola, spaesata e, lo confesso, ho paura. Paura che qualcosa non vada bene, che qualcuno mi scopra sul tetto e mi uccida prima che riesca a portare a termine il mio compito.

Ecco il primo piccione venire da me. Gli metto la boccettina legata alla zampetta, noto che ha una piccola spia che lampeggia appena sopra il tappo. Non ho tempo per chiedermi a cosa serva, ecco un altro piccione, anche lui ha una spia lampeggiante.

Un sibilo forte mi fa paura e mi abbasso, qualcuno mi ha sparato dal tetto di fronte… accidenti, troppo presto, non ho ancora finito con i piccioni; mi ha mancato, sta prendendo la mira, mi sposto velocemente dietro un altro camino e, girando a zig zag, vado in una zona in ombra. Afferro al volo l’ultimo volatile e ricordo Chiara che mi spiega come si sarebbe realizzato il suo progetto: una volta lasciato libero l’ultimo piccione viaggiatore, avrai finito il tuo compito, starà a loro concludere il programma volando in tutte le parti del mondo, nel momento stabilito e studiato in base alle correnti d’aria, i ribelli invieranno un impulso alla zampetta che, colpita da una piccola scossa, stringeranno gli artigli rompendo la boccetta. Il fumo che abbiamo creato si spanderà per l’atmosfera e la respireremo tutti.

Cambieremo il mondo: non ci sarà più bisogno di avere il coraggio di andare contro le prepotenze, nessuna donna dovrà più sopportare la forza dell’umiliazione, il povero non dovrà sperare in un’anima gentile, cambieranno le azioni, non ci saranno più guerre, perché la nostra polverina non fa altro che rendere l’essere umano, umano!

Funziona! Sono viva!

Piccione viaggiatore
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Milena Beltrandi

Emiliana a Firenze dal 1970, fa parte del Gruppo Scrittori Firenze. Scrive dal 2017. Alcuni suoi romanzi hanno ottenuto menzioni e premi come: il Nabokov, l’internazionale Pegasus Montefiore Conca, La Ginestra monologo teatrale e III° x racconto La Città sul Ponte. Ha partecipato a 5 antologie a tema e pubblicato una propria raccolta di racconti e ricette Attualmente fa parte della giuria per La città sul ponte.

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